La mostra antologica dal titolo La Quinta luce, tenutasi nel 2012 a Firenze, presso Palazzo Medici Riccardi – Museo Mediceo e curata da Roberto Consolandi, ha fatto conoscere per la prima volta a livello internazionale l’artista boemo Vlastimil Košvanec (Praga, 1887-1961). L’evento è stato patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Firenze, dal Comune di Firenze, dall’Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma, dal Centro Ceco di Milano, dalla Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” e dal Comune di Villachiara. Lo strepitoso successo confermato da visitatori provenienti da tutto il mondo, a detta del direttore Václav Šed. del Centro della Repubblica Ceca, sta in un profondo interesse “verso la cultura europea e l’opera di Košvanec sia considerata: “mito, sogno e bellezza […]. Durante il pieno sviluppo della Cecoslovacchia e la nascita delle prime avanguardie artistiche, Košvanec rimane nei suoi quadri portatore dell’estetica e tradizione dell’ultimo Ottocento, valori a cui il pubblico dell’epoca non voleva del tutto rinunciare”.
Lo sforzo che ha come obiettivo la promozione di Košvanec, è stato possibile grazie al Museo Martinengo Villagana che ha aperto nel 2011 una Galleria Permanente dedicata interamente all’artista con una collezione unica nel suo genere e con la scoperta di assoluti inediti. La sua biografia è anche entrata nelle grandi mostre del Realismo Socialista e sta per essere rivalutato e riconosciuto anche dal collezionismo praghese. L’immagine di Košvanec, dimenticata per mezzo secolo ma restituita nella sua interezza stilistica e poetica, concorre a chiarire e ad offrire una nuova chiave di lettura storico-artistica nel panorama novecentesco europeo. La vita di Košvanec, attraversata dalla Prima e dalla Seconda guerra mondiale, induce la critica più avveduta a divulgarne il linguaggio figurativo che s’inserisce nella tradizione ottocentesca francese e si allarga al Post-Impressionismo e al Simbolismo, per giungere a una sintassi che rasenta l’asprezza dell’Espressionismo e la varietà culturale mitteleuropea.
È la fecondità del mito, è la nostalgia della bellezza, è la luce mediterranea, è il manifestarsi di un energico vitalismo, è la solare felicità panica e naturale, quasi edenica e dannunziana, che consente al visitatore di cogliere l’essenza del messaggio figurale di Košvanec e dei vari temi pittorici.
A rendere ancor più preziose le opere è la presenza di donne dee, o meglio ninfe moderne veramente naturali, di bagnanti che incarnano la gioia di vivere. Esse sono portatrici di quella suggestione della Belle Époque, dell’Art Nouveau, degli anni delle Secessioni dove perfino la cornice diventa parte integrante del dipinto stesso.
Košvanec, pur rilevando la centralità della donna che si fonde con la natura, non la idealizza nell’amena arcadia praghese. Egli resiste, invece, all’apparente facciata dietro alla quale si agitano i fantasmi della frantumazione degli imperi e con sapienza, su vite parallele, riesce a filtrare le avanguardie nella continuità pittorica del Rinascimento italiano.
Le composizioni, pensate come un fregio o un ciclo, rinnovano l’insegnamento accademico e la pittura en plein air dando avvio alle sperimentazioni sulla luce, sul colore, sulla materia che si dissolve nello spazio e nel tempo.
La pietra di paragone è stato il suo maestro, il pittore Vojtĕch Hynais, che a fianco di Alfons Mucha è fra i più significativi artisti praghesi, ma Košvanec fu anche fra i più importanti ritrattisti, abile caricaturista per famose riviste satiriche,
per giornali e libretti della sua epoca, al punto di illustrare, nel 1923, nella versione ceca, il capolavoro di Victor Hugo I Miserabili.
Testimonianze riprovano i contatti con lo scrittore Jaroslav Hašek, autore de Le vicende del bravo soldato Švejk e l’appartenenza al gruppo di “Umĕlecká Beseda” che promosse nella capitale l’esposizione di Carlo Carrà nel 1929 e quella di Giorgio de Chirico nel 1931. Esistono anche documenti che provano che Košvanec abbia illustrato sulle riviste alle quali partecipava František Kupka.
Due mostre influenzarono l’arte ceca, quella di Rodin nel 1902 e quella di Munch nel 1905; rilevante fu la presenza di Kokoschka dal 1934 al 1938 a Praga.
Portando con sé le fuligginose lanterne a petrolio delle taverne di ogni sorta, facendo attraversare le vie della “città d’oro” e “magica” di Kafka, la pittura di Vlastimil Košvanec si propone come assoluta scoperta da presentare all’Europa e al mondo.
Roberto Consolandi