Nella storia del libro, come in quella di molti altri oggetti, l’evoluzione tecnologica ha giocato e gioca un ruolo importante. Il libro, infatti, è un prodotto che si è evoluto più volte, in entrambe le sue componenti fondanti: il supporto e la forma.
L’invenzione della scrittura rappresenta un fatto epocale: segna l’inizio della “storia”, chiude l’epoca della “preistoria”. Scrivere è raccontare. Anche un piccolo segno può rappresentare una preziosa testimonianza. E se dovessimo dire quale fu il primo segno (o disegno) che l’uomo eseguì, tra le immagini che ci verrebbero subito in mente ci sarebbero senz’altro i graffiti nelle caverne. E di conseguenza, avvertiremmo subito il peso di una grande scomodità: prendi la macchina, mettici dentro i bambini, rispondi ottomila volte “tra poco” alla domanda “quando arriviamo?”, trova parcheggio, scendi una rupe scoscesa, stai attento ai bambini che corrono come matti, cadi stando attendo ai bambini che corrono come matti, fai tre ore di coda, paga il biglietto, piega la schiena per entrare nella grotta e passa dieci minuti a sentir parlare una guida stanca, guardando un disegno stilizzato e di spregevole fattura.
Insomma, risulta chiaro che il principale difetto dei graffiti fosse la scomodità. Soprattutto in un’epoca dove c’era un sacco di parcheggio, ma le macchine scarseggiavano.
Ma è grazie alla scomodità che la tecnologia evolve!
Così, lasciando perdere le incisioni nella pietra, le tavolette di cera, i cerchi nel grano e le viscere d’uccello, arriviamo subito al supporto più usato nell’antichità: il papiro. Facendo essiccare le foglie intrecciate di questa pianta che abbonda sulle rive del Nilo, come tutti sanno, per qualche millennio si risolse il problema della gita alla grotta: chi voleva leggere, doveva semplicemente trovare un tavolo di otto metri e srotolarci il suo rotolo di papiro, sul quale abbondavano buffe figure danzanti mascherate da cani.
Verso il II secolo avanti Cristo, qualcuno aveva già avuto la brillante idea di scuoiare pecore per ottenere un supporto più consistente e duraturo del papiro, ma i rotoli egiziani continuavano ad essere il materiale preferito… ed economico. Inoltre nessuno voleva rinunciare alla fiorente industria dei tavoli di otto metri, indispensabili per la consultazione.
Con la caduta dell’impero romano d’occidente, però, le forniture di papiro (che arrivava in Europa dall’Egitto) cominciarono a calare. Così si dovette ricorrere alle pelli animali: scuoiare, raschiare, pulire, tagliare… un lavoraccio insomma. La qualità del supporto ottenuto era senz’altro superiore, ma anche i costi!
È anche vero, però, che al cristianesimo, religione fondata sui libri, la pergamena piaceva un sacco: volete mettere la praticità di trovare una citazione in un libro, anziché in un rotolo? La Bibbia, anziché in 72 scomodi rotoli, poteva stare tutta in un unico “volume” (o “codice”, dal latino codex, tronco d’albero: “dove tutti i rami –le pagine- sono attaccati”).
Questa nuova forma permetteva davvero grandi cose: lettura da seduti, praticità nello sfogliare agevolmente pagina dopo pagina… e un’industria altrettanto grande: dal conciatore di pelli, al copista, dall’intagliatore al miniatore.
Data la preziosità e gli alti costi della pergamena, le opere da copiare (e quindi da salvare dall’azione del tempo) furono selezionate attentamente… e in questa selezione moltissimi testi d’epoca classica furono irrimediabilmente lasciati a marcire sui papiri, destinati a scomparire.
Il medioevo è stata l’epoca del “codice manoscritto”: dappertutto fiorirono monasteri dove uomini malaticci, curvi e incappucciati (figure che la nostra immaginazione vuole piene di vita e di allegria, insomma) scrivevano al lume di candela chiusi in grandi scriptoria di legno che ogni tanto prendevano fuoco.
La carta, più o meno come la conosciamo oggi, si cominciò ad usare sul finire del ‘200 (nella prima metà di quel secolo troviamo ancora editti reali che ne vietano l’uso per la sua fragilità) e pian piano subentrò alla pergamena.
In ogni caso, anche quando con la fondazione delle prime Università si cominciarono a sviluppare tecniche per copiare molti testi in serie (ogni studente infatti aveva bisogno del proprio libro), non si raggiunsero mai tirature eccezionali. La Divina Commedia, per citare uno dei Best-Seller più noti del medioevo, conta infatti (in tutta Europa) circa 850 manoscritti. Sono tanti? Beh, per chi deve studiarli tutti senz’altro sì, ma per chi all’epoca voleva leggere quell’opera… poteva significare ancora una volta prendere il cavallo e andare, clop-clop, alla biblioteca più vicina. Sperando non s’incendiasse. Per capire la differenza con la nostra realtà, basti pensare che oggi, quando un calciatore scrive un libro, viene subito tagliata una foresta e 100.000 copie arrivano in un batter d’occhio in tutte le librerie della nazione; ma non perdiamo la strada della nostra ricostruzione storica…
Stufo di andare a cavallo tra una biblioteca e l’altra, il signor Guttemberg a metà del ‘400 ebbe una trovata geniale per produrre tante copie dello stesso libro. Inutile notare come ancora una volta la tecnologia risolse problemi di pigrizia.
Da quella data agli anni ’90 del secolo scorso, potremmo dire che gli uomini ne hanno davvero stampate di tutti i colori. L’evoluzione della stampa è stata esplorata sotto ogni aspetto: caratteri fissi, semoventi, mobili, a getto d’inchiostro, laser, chi più ne ha più ne metta. Anche la forma libro è stata sperimentata in ogni sua possibile evoluzione: dal dizionarietto super-tascabile per il turista che, caduto in una rupe mentre cercava di raggiungere una grotta coi graffiti stando attento a che i bambini non corressero come matti, ha bisogno di gridare “aiuto, qualcuno mi aiuti” in tedesco; all’enorme atlante illustrato che necessità un antico tavolo egiziano di otto metri per essere consultato.
E ora? In che direzione andiamo? Beh, senz’altro le nuove generazioni, quella voglia di uscire di casa e andare fino alla libreria più vicina (che in genere dista 300 metri da casa, ma visto che non c’è mai parcheggio si finisce sempre per lasciare l’auto due volte più lontano) l’avranno sempre di meno. Perché oggi si viaggia via internet. E si comincia a leggere sempre più su tablet.
Naturalmente il passaggio dal libro al tablet non avverrà in tempi brevissimi, ma se la tendenza è quella di seguire la soluzione più comoda ed economica… potremmo prevedere che tra un paio di generazioni non verranno più stampati né giornali né libri.
La letteratura, pian piano, verrà completamente digitalizzata. E il problema del parcheggio verrà finalmente risolto. Niente più parchimetri, solo formati .epub.