E c’è anche chi con la voce danza, e a volte salta allegra spensierata da disorientata sotto la pioggia e a volte si ferma inchioda per ricordare un qualche desiderio. E sembra tutto finisca così: per visione romantica e malinconica. Non ci fosse ancora quell’allegria incalzante o quanto di irriverente si possa immaginare. Se mi potessi adagiare, come un naufrago finalmente in cerca di quiete, non mi aspetterei nulla di altro: una musica che è un’onda serena per placarmi. Ma nulla è confermato se subito poi, c’è aria di milonga di tango di passione ardente: tanto che la voglia di essere presi per mano è fortissima.
È un mare di coriandoli nei pensieri: naturale diventarci matti: accade l’incontenibile.
Pilar bacchetta la mia indolenza mi attenziona sui pericoli della consuetudine. E sono appagato se ascolto Bungaro che la sposa nota dopo nota con una cura gentile, accarezzando ogni verso con la classe dei musici illuminati.
“Storia italiana fuori catalogo” è una passeggiata lungo un marciapiede ora isolato ora affollato. Sembra davvero che ogni finestra si apra e faccia vedere l’interno, le semplici azioni familiari così come l’animo del mondo e dell’uomo arreso.
Pilar mi guida e mi denuda, mi fascia della semplicità necessaria. Il suo richiamo mi emoziona, mi fa ancora credere capace di un innamoramento di un tormento d’amore: mi mette in pace.
Bungaro non perde un solo istante degli appelli di Pilar, è un vigilante attento perfettamente euritmico: ha strumenti precisi, ben disposti ai quattro angoli cardinali della melodia. Ed è Maestro sinfonico.
Riparto, imitando con le dita quei passi che cominciano, che mi portano all’apertura del viaggio.
Mi sdraio come stessi preparandomi alla iniziazione. E dalla mia cuffia riprende la festa, la nascita, la purificazione,
Pilar appartiene alla classe della cantrici poetiche.