Le ruote gli andavano nel buio, sembravano un frullo nel viale e l’accelerazione un inno glorioso. Lui aveva una marcia irriverente davanti ai limiti, li infrangeva contro il suo lunotto. Portava con sé il mistero tremendo dell’immortalità. Non credeva la strada potesse infilargli una corona di fiori al collo, potesse stabilire la sua morte.
Ma doveva aspettarselo, era scomodo alla vita e ai suoi princìpi fatti di angosce e di riscatti.
Rino Gaetano volava con gli uccelli, nella loro dimensione superiore, e ha creduto avesse le ali, quella notte.
Era il figlio unico, il ribelle della nostra famiglia sociale votata all’obbedienza.
Con le sue canzoni ha spezzato le assi regolari delle intese: perché credeva che in pericolo non fosse la sua esistenza ma il nostro avvenire. Ha voluto, inconsciamente, rinunciare alla necessità di vivere per darci un’occasione di protesta: delle conseguenze chi se ne frega, avendo gli scopi.
Quella notte anche il fantasma della morte era indeciso, e prima di scegliere ha lasciato corressero al suo fianco i ragni e le falene, un ruscello chiaro e un pozzo profondo. Ma non poteva sopportare che nonostante tutto ci fosse nello staglio un cielo incredibilmente blu.
Perché Rino, la morte l’aveva già sconfitta più volte cantando.
Il suo tono canzonatorio non deve essere piaciuto: dall’oltre non uno sbandamento gli avrebbero procurato ma una intera collana di monti sulla sua testa, per schiacciargli ogni idea, e ammutolire gli applausi contagiosi.
Quella notte si è decisa la sua fine, l’eliminazione del fastidio, quella notte hanno piantato nel suo petto le banderilla della vittoria.
Nessuna mano umana l’ha ucciso, quanto le bestemmie del Potere. Perché lui gli andava incontro con il pugno chiuso, con la voce sgraziata, ubriaco di gioia. La maledizione è potente quanto la preghiera, e il destino è sapientissimo quando deve infilarci la morte.
Rino Gaetano ci ha frequentati, rimanendo sul filo teso delle sue inquietudini che lottavano contro tutto il mondo, e ci ha spogliati interamente nudi e ha messo sotto la luna i sobborghi la povertà la nostra miseria umana.
È stato l’incosciente migliore che ci potesse capitare; il profeta della rinascita, della vita, del tempo nel blu che era davvero bello, dell’originale figlio unico, delle lacrime d’amore.
Rino Gaetano ci ha dato la mappa della vittoria. Nella speranza che le catene delle parole finalmente si spezzassero e ognuno fosse libero di alimentare rivolte.
Rino Gaetano è stato un uomo che si è ammazzato per volontà del cielo. Altri dicono per destino.
Michele Caccamo