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La Biblioteca “proibita” nel cuore di Praga.

“Una raccolta unica di samizdat e letteratura dell’esilio che l’Unesco tutela come Patrimonio mondiale della memoria”.

Incontro col suo direttore e fondatore, Jiří Gruntorád

 

Ad aprirci la porta di quello che da fuori sembra un normale appartamento al terzo piano del civico n. 2 di Senovážné náměstí, poco lontano da Piazza Venceslao, è un ragazzo giovane con i capelli molto lunghi che indossa una maglia nera con sopra impresso il nome di un gruppo hard rock americano. Nel vederlo rimaniamo per un attimo sorpresi, nell’immaginario comune i bibliotecari hanno un altro aspetto, ma del resto quella in cui stiamo per entrare è una biblioteca davvero speciale.

“Libri prohibiti, biblioteca di samizdat e letteratura dell’esilio”, questo il nome completo della raccolta libraria e di documenti nel cuore di Praga, meglio conosciuta semplicemente come: “Libri prohibiti”, forse non così famosa come le biblioteche di Strahov e del Klementinum, ma di certo non meno interessante.

“Libri prohibiti” è un nome che evoca censure e inquisizioni di un lontano passato, ma questo luogo, invece, è testimone di un periodo molto recente che ha segnato profondamente la storia e la cultura della Cecoslovacchia: l’epoca comunista.

Fondato il 22 ottobre del 1990, nei mesi successivi la Rivoluzione di Velluto, questo centro di documentazione nasce come luogo di diffusione e conservazione della produzione scritta, principalmente in forma di samizdat, di autori ed editori le cui idee erano considerate scomode dalle autorità del tempo che su di essi esercitavano un’attenta censura. La creazione della biblioteca fu resa possibile grazie all’aiuto finanziario di esponenti del mondo della cultura tra cui lo stesso presidente Vacláv Havel, e si trovava in via Podskalská, nel quartiere di Praga 2, e solo successivamente venne spostata nella sede attuale.

Ad accoglierci nella luminosa sala di lettura, che è anche libreria e spazio espositivo, c’è il direttore della biblioteca, Jiří Gruntorád, editore dissidente e intellettuale tra i firmatari di “Charta 77”, imprigionato più volte durante il periodo comunista a causa della sua attività.

Il primo nucleo di opere conservate presso questa struttura constava proprio delle pubblicazioni curate da Gruntorád, sequestrategli dalle autorità e restituitegli solo dopo la caduta del regime, nel 1990. “Il motivo principale che mi ha spinto a creare questa biblioteca – spiega Gruntorád – è la convinzione che le persone debbano avere il diritto di leggere e conoscere questi libri. Quando mi sono stati restituiti ho iniziato a domandarmi che cosa ne avrei potuto fare, e ho scoperto che tutte le biblioteche e le istituzioni statali erano ancora gestite direttamente o indirettamente da persone legate al vecchio partito comunista. Non ci sarebbe stata quindi nessuna speranza che quei libri, che avevano significato un’opposizione o una disobbedienza al regime, potessero arrivare presto al pubblico. Per questo motivo decisi di aprire questa biblioteca”.

Il termine “samizdat” deriva dal russo e indica scritti editi in proprio da scrittori ed editori dissidenti dei paesi del Patto di Varsavia e non autorizzati dal governo. A rendere un libro scomodo al regime, e quindi non autorizzato – ci spiega il direttore mostrandoci una traduzione in ceco dattiloscritta della raccolta di Eugenio Montale “Corno inglese” – spesso non era il suo contenuto, ma semplicemente il fatto che il traduttore fosse considerato non in linea con il governo. Lo scopo della raccolta di “Libri prohibiti” era, e rimane ancora oggi, quello di raccogliere e conservare tutti quei documenti samizdat, e non solo, pubblicati da editori e scrittori dissidenti cechi, slovacchi e di altre nazionalità, in patria e in esilio durante gli anni di censura del comunismo.

Oggi la Biblioteca gestita da Gruntorád possiede circa 40.500 opere, 3.400 periodici e oltre 5.000 unità di materiale audiovisivo tra cui registrazioni audio di conferenze e seminari, documentari, performance musicali e addirittura film amatoriali di quegli anni. Oltre a ciò il centro di documentazione raccoglie anche una vasta collezione di manifesti, volantini, locandine e altro materiale a stampa di grande valore storico. Vi si trovano libri soprattutto in ceco e in slovacco, ma anche traduzioni in altre lingue e su diversi temi tra cui argomenti di ecologia, esoterismo, letteratura, economia, religione e molto altro. Pubblicazioni edite anche in paesi come la Gran Bretagna, gli USA, il Canada e altri stati che hanno visto la presenza di esiliati e dissidenti cecoslovacchi.

Rilevanti sono gli archivi del movimento “Charta77” che raccolgono documenti originali dei firmatari e organizzatori dell’associazione simbolo della dissidenza cecoslovacca. Vi si trovano commenti politici, petizioni, lettere (circa 1730 unità), opere inedite e manoscritti. Molto importante anche l’archivio completo del Comitato per la difesa dei VONS (Výbor na obranu nespravedlivě stíhaných), un’organizzazione fondata nel 1978 per il supporto a coloro i quali venivano perseguitati ingiustamente dal regime.

Oggi la Biblioteca viene sostenuta dal Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, dal Ministero degli Esteri, dalla città di Praga e da molti privati e associazioni e, grazie a questo supporto, sono in corso varie attività tra cui la digitalizzazione dei documenti posseduti, di cui i soli samizdat sono oltre 17 mila. Gran parte del fondo dell’archivio principale è costituita da documenti che riguardano la violazione dei diritti umani e civili nell’ex Cecoslovacchia del tempo, oltre che in altri paesi del Blocco Sovietico. Sono presenti, infatti, molti documenti in formato cartaceo, visivo e audio che riguardano la Polonia e le attività di dissidenza polacche nel periodo 1970-1989.

Non possiamo fare a meno di chiedere al Direttore quale sia il libro più importante o il documento più prezioso, secondo lui, che è custodito nella sua biblioteca. “La nostra collezione di riviste e samizdat – sottolinea Gruntorád – è stata inserita nel programma Unesco come Patrimonio mondiale della memoria, un riconoscimento importante che sottolinea il valore di questa raccolta. Non saprei davvero rispondere a questa domanda, per me qui dentro è tutto molto importante e prezioso”.

Tra i vari progetti promossi a livello internazionale da “Libri prohibiti”, c’è quello a lungo termine di supporto alle biblioteche indipendenti cubane che aiutano a fornire forme alternative di informazione ai cittadini. Un altro progetto sostenuto dalla Biblioteca, insieme a Radio Free Europe, è “Le donne di Charta 77 e i nuovi dissidenti” che pone l’attenzione sulle donne firmatarie del documento critico verso la condotta del regime.

Particolarmente ampio il ventaglio di attività del Centro di documentazione che offre ai suoi utenti serate di incontri a tema, letture di testi, recitazione di poesie, esposizioni di opere d’arte e altri interessanti eventi che ruotano intorno all’argomento principale della letteratura d’esilio e della dissidenza. La biblioteca rilascia ogni mese anche un bollettino ed è inoltre attiva in campo editoriale con la pubblicazione in proprio di monografie, cataloghi e altro materiale.

Prima di salutarlo chiediamo ancora a Gruntorád cosa ricordi in particolare di quel periodo in cui molti intellettuali erano costretti a far circolare le proprie opere in modo clandestino e in forma illegale. “Quel periodo – risponde – lo ricordo come un’epoca particolare e interessante in cui le persone nutrivano del vero interesse per qualcosa, erano motivate a rischiare per ottenere la libertà, e in certi casi la gente rischiava addirittura la vita, moriva per ottenere qualcosa. Sono dell’idea che il diritto di espressione sia qualcosa di veramente fondamentale e mi auguro che non torni mai più un periodo in cui questo debba subire delle restrizioni”.

di Mauro Ruggiero

Questo articolo di Mauro Ruggiero è stato pubblicato su:

Progetto Repubblica Ceca 

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