Le poche notizie storiche che si hanno su Jan Jakub Komárek, detto “boemo”: stampatore, tipografo ed editore vissuto a Roma tra il XVII e il XVIII secolo, si devono alle ricerche del prof. Stanislav Bohadlo dell´Universitá di Hradec Králové che è riuscito a ricostruire parte della sua vicenda storica.
Nonostante la sua figura sia caduta quasi completamente nell’oblio, Jan Jakub Komárek “Boemo” ricopre un ruolo importante nella storia delle relazioni e degli influssi culturali intercorsi tra l’Italia e la Boemia. Se le Terre Ceche, e soprattutto Praga, erano state fin dalla seconda metà del XVI secolo meta di molti italiani provenienti soprattutto dal Nord della Penisola, non mancarono flussi inversi anche se, la loro entità, non fu certamente paragonabile ai primi.
Jan Jakub Komárek nasce a Hradec Kralove nel 1648, anno questo che vide la fine della Guerra dei Trent’anni, il più disastroso conflitto del tempo, che coinvolse l’Europa centrale ed ebbe conseguenze negative sia dal punto di vista sociale e demografico, sia da quello politico e culturale, aprendo quella che fu definita: la “Crisi del Seicento”.
Jan Jakub era nato in una famiglia del nord della Boemia, ma della sua infanzia e della sua vita in questa regione, prima del suo trasferimento a Roma, non si sa nulla per mancanza di documentazione. Intraprese presto il lavoro di stampatore, editore e fonditore di caratteri, impiego che gli permise di entrare in contatto con le élite culturali del tempo e di esercitare una certa influenza che gli permise anche di entrare in contatto con l’alta società italiana dell’epoca. La sua vicenda di tipografo ed editore rispecchia in parte i rapporti politici religiosi e culturali di quel particolare momento storico, e ha contribuito a lasciare un quadro prezioso sugli interessi culturali e la circolazione delle idee nella Roma tra il XVII e il XVIII secolo.
Tra il 1669 e il 1672, Jan Jakub Komárek si trasferisce a Roma e trova impiego come tecnico e correttore presso la stamperia papale della Congregatio de Propaganda Fide. La Congreagatio de Propaganda Fide era stata fondata nel 1622 per contrastare il protestantesimo ed era preposta all’organizzazione di missioni nei territori non cattolici, soprattutto in Cina, per portare, attraverso la pubblicazione di opere religiose nelle lingue orientali, i capisaldi dottrinali del cattolicesimo. Il motivo fondamentale della sua ammissione a questa importante tipografia fu senza dubbio la sua amicizia con Zaccaria Dominik Aksamitek, boemo e praghese, che dal 1661 diresse la stamperia incaricata di imprimere i libri per i missionari.
Komárek visse con lui dal 1678 nel Collegio Nazareno, istituzione che era stata fondata da S. Giuseppe Calasanzio nel 1630.Si sposò con la romana Lavinia Natalini che ebbe in seguito un ruolo importante nella conduzione della tipografia.Tra il 1678 e il 1695 nacquero nella famiglia dello stampatore 9 figli. Tra questi, il figlio Paolo diresse la tipografia per un certo periodo fino alla sua morte avvenuta nel 1715. Il profilo sociale e professionale di Giovanni Giacomo, nome con il quale Komárek era conosciuto nella capitale, è possibile dedurlo sia dai padrini che ebbero i suoi figli, tra i quali figurano: il disegnatore e incisore Pietro Aquila; il maggiore dei cardinali Odoardo Cybo; lo storico, archeologo e fisico Giovanni Giustino Ciampini; Maria Josefa de Martinic sposa dell’ambasciatore imperiale presso la Santa Sede, ecc. sia dai lavori di stampa che eseguì principalmente per i cardinali Pamphili e Ottoboni, per i loro protetti e per i musicisti Arcangelo Corelli e Domenico Scarlatti. La prima stampa che riporta il nome dell’impresa di Komárek è la “Epistola ad eminentissimum principem Franciscum Barberinum S.R.E. Cardinalem Vicecancellarium…” datata 1676 e scritta dall’abate Alessandro Scarlatti.
Per la quantità e l’importanza della sua produzione libraria, come sottolineato dal prof. Bohadlo, si possono considerare gli anni tra il 1693 e il 1701. In questo periodo di tempo, la tipografia e gli altri atelier aperti dal Boemo, toccano il punto massimo della loro produzione arrivando ad una media di 18 titoli all’anno tra libri e stampa di opere musicali. Tra le opere stampate in questo periodo ricordiamo: il “Ragionamento sopra il rispetto dovuto alle persone costituite in dignità detto dall’ab. Ferdinando Maria Nicolis alla presenza di porporati, prelati, ed altri nobili …” stampato nel 1698 presso la sua stamperia “alla Fontana di Trevi” ; i “Nuovi ritrovamenti: nelli quali si favella: 1. De gli occhiali atti ad ogni vista, 2. Delle mole, che macinano mediante la corrente dell’acque…” di Meijer Cornelis, del 1689, nella Stamperia “all’Angelo Custode”; l’ “Arte di elegger l’ottimo, osseruata nelle meditazioni proposte nella seconda settimana degli esercizi spirituali di Santo Ignazio di Loiola. Dal padre Gioseppe Agnelli della Compagnia di Giesu” del 1689. Tra il 1687 e il 1696, il “Boemo” stampò 148 opere tra cui tredici libretti stampati di oratori romani, impressi presso la stamperia ”All’ Angelo Custode” – che in seguito si trasferì proprio di fronte alla Fontana di Trevi.
Un altro oratorio del 1689: “Il martirio di S. Eustachio”, sempre stampato da Komárek, è opera di Crateo Pradelini, anagramma del “cardinale Pietro” Ottoboni, nipote di Alessandro VIII. Oltre che per cardinali e per la corte papale, Komárek lavorò su commissione di molti nobili e anche della celebre Accademia dell‘Arcadia. Ma oltre alle opere di carattere musicale e religioso, la tipografia di Giovanni Giacomo stampò anche molti libri di argomento scientifico. Tutti i suoi libri erano editi in edizioni di grande pregio con incisioni di arte e motivi architettonici decorativi. La sua opera di stampa più importante sono le 15 stampe di sonate a tre del circolo di Corelli degli anni tra il 1689 e il 1706. L’ intensa e straordinaria attività di editore, stampatore e libraio portò Komárek, e la sua tipografia, ad esercitare un ruolo influente nella vita culturale del tempo fino alla metà del XVIII secolo anche quando, dopo la sua morte avvenuta a Roma nel 1706, i suoi eredi continuarono questa attività. Come ha sottolineato il prof Bohadlo: “La portata dell’influenza dello stampatore Komárek negli avvenimenti politici europei, si manifesta dopo il 1696 quando la sua attività di stampa si converte in uno strumento politico e Komárek si ritrova al centro degli interessi della Santa Sede e della Corte Imperiale finendo imprigionato nel 1703”.
I discendenti di Komárek contribuirono, con il loro lavoro, anche alla propagazione della fama e del prestigio internazionale del Santo cattolcio ceco, Giovanni Nepomuceno. Oggi le opere ancora in circolazione, realizzate nelle stamperie: “all’Angelo Custode” e “alla Fontana di Trevi”, sono molto apprezzate come libri di antiquariato, grazie soprattutto al ruolo importante di propagazione delle idee scientifiche, di musica e arte che ebbero all’epoca. Anche il loro valore economico si è moltiplicato negli oltre 300 anni che sono trascorsi dalla morte di Komárek. Anche dopo la sua morte, la tipografia del Boemo, continuò a mantenere il suo nome e proseguì la sua attività ancora per vari decenni, almeno fino al 1770.
Questo articolo di Mauro Ruggiero è stato pubblicato sul numero di “Progetto Repubblica ceca”, settembre-ottobre 2012 Foto: babilonia61.com