Esce in traduzione italiana un altro romanzo dello scrittore francese di origini ebreo-polacche: Marek Halter. Ambientato nella capitale ceca che continua, e probabilmente continuerà sempre ad affasciare scrittori di tutto il mondo, il romanzo ci porta nella Praga dell’anno 1600 mentre i cristiani assediano il ghetto della città con la volontà di penetrarvi e distruggerlo. Gli ebrei atterriti e impotenti attendono il peggio, mentre anche l’Imperatore Rodolfo II, che sembrava volesse continuare a proteggere la minoranza, tace di fronte a quanto sta accadendo. A capovolgere le sorti degli eventi sarà un personaggio leggendario: Maharal Judah Loew, il Rabbino esoterista ed esperto di Cabala, grazia alla quale riesce a creare dal fango il mitico Golem, umanoide dotato di straordinaria forza, simbolo chiave della tradizione esoterica praghese. A guidare il lettore alla scoperta di un tempo passato ricco di magia e mistero è la voce narrante di David Gans, studioso di testi sacri e astronomia, discepolo prediletto del Rabbino e innamorato di sua nipote Eva.
Marek Halter, Il cabalista di Praga, Newton Compton: Milano 2012, pp.314
Prima traduzione in lingua italiana del racconto: “Miriam” dello scrittore ceco Ivan Klima, a cura di Maria Teresa Iervolino. Il racconto autobiografico è incentrato sull’amore dell’autore in età adolescenziale per Miriam, la ragazza addetta alla distribuzione del latte per i prigionieri del campo di concentramento di Terezín, luogo in cui il racconto è ambientato. Klima, classe 1931, fu prigioniero durante la Seconda Guerra Mondiale nel campo di concentramento della città ghetto per tre anni e mezzo, a causa delle origini ebraiche della famiglia. Nel 1956 si laurea presso la Facoltà di lettere e Filosofia all’Università Karlova di Praga con una tesi su Karel Čapek. Ha lavorato come redattore per importanti periodici ed è stato membro del Partito Comunista Cecoslovacco dal 1953 al 1967, anno in cui fu espulso per le sue posizioni di dissidente. Esule negli USA e prima in Inghilterra, ha insegnato presso l’Università del Michigan. È stato insignito di prestigiosi riconoscimenti letterari.
Ivan Klima, Miriam (Traduzione a cura di M.T. Iervolino), Mephite: Avellino 2012, pp.60
A cura di Beppe Benvenuto, dopo quella della Bompiani del 1962, esce un’altra edizione, questa volta per la casa editrice Mursia, di: “Racconti dall’una e dall’altra tasca”, antologia dello scrittore ceco Karel Čapek. Della Praga Felix e inquieta fra le due guerre, Karel Čapek è forse l’artista più rappresentativo e, per molti aspetti, emblematico. Un po’ avanguardista, un po’ impegnato, lo scrittore ceco sperimenta, infatti, quasi ogni genere letterario. É il caso di questi racconti noir, dove tonalità e sapori da vecchia Europa si mescolano, con sapiente equilibrio, ai qui pro quo tipici di ogni buon poliziesco metropolitano. Karel Čapek (1890-1938), fratello di Josef (1887-1945), anch’egli scrittore, è stato un giornalista, scrittore e drammaturgo praghese tra le figure centrali della vita pubblica e culturale della neonata Repubblica Cecoslovacca. Nel 1920 scrive il suo lavoro più noto: il dramma in tre atti R.U.R. in cui compare per la prima volta la parola robot.
Karel Čapek, Racconti dall’una e dall’altra tasca, (A cura di Beppe Benvenuto), Mursia: Milano 2011, pp.135
Karel Teige (1900-1951) fu il principale teorico dell’avanguardia cecoslovacca e la sua opera è legata ai più importanti eventi culturali della Cecoslovacchia nella prima metà del XX secolo. Si occupò di letteratura, arti figurative, cinema, architettura e pensiero politico, avendo contatti con i principali intellettuali europei dell’epoca. Fondò insieme a Seifert e ai membri del Devětsil il movimento del poetismo, contribuì alla conoscenza della nuova cultura sovietica a Praga, collaborò con i membri del Circolo Linguistico e infine entrò nel Gruppo Surrealista Cecoslovacco. Proclamandosi marxista, fu in polemica con il pensiero liberale-pragmatico ceco, ma dagli anni Trenta dovette fare i conti con il totalitarismo: l’invasione nazista del suo paese e poi la versione locale dello stalinismo, che lo perseguitò e contribuì alla sua morte per infarto con una feroce campagna diffamatoria. Il presente volume, del giovane e brillante boemista Massimo Tria, offre un ritratto di questo intellettuale e del processo di riscoperta che negli anni Sessanta reintegrò il suo pensiero all’interno di quel ricchissimo recupero culturale sfociato nella Primavera di Praga del 1968.
Massimo Tria, Karel Teige fra cecoslovacchia, URSS ed Europa. Avanguardia, utopia e lotta politica, Firenze University Press: Firenze 2012, pp. 294
Piero De Martini: architetto, pianista e musicologo è l’autore di questo nuovo libro sul musicista e compositore austriaco per eccellenza e sul suo rapporto con Praga. La capitale boema, infatti, era molto amata da Mozart così come i suoi abitanti che egli riteneva particolarmente in grado di apprezzare la sua musica. Non è un caso, dunque, che proprio a Praga, presso il Teatro degli Stati Generali, per volontà dello stesso Mozart si sia tenuta la prima del “Don Giovanni” e che la “Sinfonia numero 38” sia dedicata a questa città, a testimonianza dell’importanza che la Città d’oro ha avuto nel percorso biografico e artistico del Maestro. Il volume di De Martini, attraverso testimonianze e documenti, ci fornisce un ritratto del cittadino adottivo Mozart e delle sue vicende praghesi negli ultimi anni di vita, con dettagliate descrizioni dei luoghi e ricchezza di aneddoti e curiosità, come una vera e propria guida che invita il lettore a lunghe passeggiate per la splendida Praga sulle orme dell’indimenticabile genio.
Piero De Martini, Mozart a Praga 1787-1791, Bruno Mondadori: Milano 2013, pp.149
Se c’è una poesia parte essenziale e simbolo per eccellenza dell’identità ceca, questa è sicuramente “Maggio” del poeta, massimo rappresentante del romanticismo ceco, Karel Hynek Macha (1810-1836). Il celebre poema, scritto nel 1836, vanta il primato di essere l’opera più stampata, studiata e celebrata di tutta la letteratura ceca. Lo scritto racconta attraverso versi musicali e seducenti ricchi di suggestioni romantiche, metafore e caratterizzati da un’alta tensione poetica, la triste vicenda della storia d’amore tra Jarmila e Vilém, con lei suicida e lui condannato a morte per aver assassinato il proprio padre, seduttore della fanciulla amata. La poetica pessimista incentrata sul tema della caducità dell’esistenza è forse dovuta al dolore che il poeta provò in seguito alla morte di Marinka Štichová, sua amata. Il poema è un modello esemplare dei temi classici del romanticismo in cui non mancano meditazioni filosofiche e considerazioni sulla natura, colta nel pieno del suo vigore primaverile, quasi a lenire i tormenti dell’animo.
Karel Hynek Macha, Maggio (A cura di Annalisa Cosentino), Marsilio: Venezia 2013 pp. 116
È uscito a cura del prof. Pasquale Fornaro, docente di Storia dell’Europa orientale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina, l’interessante lavoro: “Costruire uno Stato”. Il volume raccoglie, per la prima volta in lingua italiana, una selezione di scritti politici e discorsi del periodo 1893-1918 del futuro primo presidente della Repubblica cecoslovacca. Il volume è introdotto da un saggio che ricostruisce la vicenda politica, umana e intellettuale del filosofo e statista, mettendo in luce la specificità del suo pensiero politico. Tra i testi proposti, di grande valore storico, vi sono: il “Discorso sul diritto dello stato ceco e sulla questione ceco-tedesca” (1893), “La Boemia indipendente” (1815), la “Dichiarazione d’indipendenza della nazione cecoslovacca” (1918) e molti altri. Dagli scritti proposti viene fuori chiaramente il progetto di Masaryk per la costruzione di uno Stato nuovo che avrebbe dovuto costituire un modello di democrazia e progresso civile per tutti i popoli slavi del Centro-Europa.
Pasquale Fornaro (a cura di), Costruire uno Stato. Scritti di Tomáš G. Masaryk sull’identità nazionale ceca e la costruzione della Cecoslovacchia, Le Lettere: Firenze 2011, pp.268
Un vero e proprio ebreo errante del XX secolo: Ludvík Aškenazy nasce da una famiglia ceca al confine con la Polonia, finisce a combattere i nazisti in Unione Sovietica, si sposa a Praga con la figlia di Heinrich Mann e muore a Bolzano. Non prima di esser costretto a fuggire nella Germania dell’Ovest dopo l‘invasione della Cecoslovacchia del 1968. La Poldi Libri, coraggiosa e controcorrente casa editrice specializzata in letteratura ceca, ci presenta questa interessante opera, scritta dall’autore per festeggiare la nascita del primo figlio. Aškenazy pubblicò nel 1955 i suoi Studi infantili, dedicati ai primi anni di vita del suo pargolo, pieno di domande e dubbi sul mondo. In un periodo di stalinismo e realismo socialista, nella Praga degli scrittori incarcerati e dei processi ai “nemici del popolo”, Aškenazy riscoprì la dimensione privata della famiglia, e più che insegnare al bambino come si sta al mondo, è lui stesso ad imparare a vedere le cose con occhi nuovi. Il libro è arricchito da una postfazione del boemista Massimo Tria ed è tradotto da Eva Russo.
Ludvík Aškenazy, Studi infantili (a cura di Massimo Tria), Poldi Libri: Porto Valtravaglia, 2012 pp.152
Pubblicato in Italiano dalla casa editrice Atmosphere e tradotto dal boemista Alessandro Catalano: “Fuori gioco“ è un libro dello scrittore ceco Michal Viewegh, premiato come miglior libro ceco nel 2005. Anche in questa opera Viewegh affronta tematiche sentimentali senza tralasciare quel pizzico di ironia che caratterizza il suo stile peculiare. I protagonisti del romanzo sono ex compagni di scuola ormai quarantenni che si ritrovano ogni anno per rivedersi e ricordare il passato trascorso insieme. Eva, Jeff, Tom, Skippy e Hurejová. I tre protagonisti maschili sono tutti innamorati di Eva ma è Jeff che la sposerà in un matrimonio non proprio felice. Tom, professore, ha sempre nascosto il suo amore per lei e ha problemi con l’alcool mentre Skippy, il “buffone” della classe, non ha perso il senso dell’umorismo. Ormai adulti e in piena crisi di mezza età, i cinque devono ora fare i conti con il proprio passato chiedendosi se è veramente quella la vita che avevano sognato.
Michal Viewegh, Fuori gioco (tit. Or.: Vybíjená, 2004), Atmosphere libri: Roma 2012 pp. 192
“Fatti il tuo paradiso” dello scrittore e giornalista polacco Mariusz Szczygieł è un’ altra opera che ha come protagonisti i suoi vicini di casa: i cechi. Secondo Szczygiel i cechi hanno sviluppato la loro cultura come “sostituto del Prozac”, diversamente dalla vocazione al tragico dei polacchi. Innamorato di questa terra così vicina, ma al tempo stesso così diversa dalla sua, il giornalista incontra fotografi, scrittori e artisti cechi per conoscere da vicino il “Paese più ateo del mondo” e per cogliere da cattolico i segreti della sua contagiosa spiritualità laica. Ma chi si aspetta elogi ai soliti grandi nomi della cultura ceca rimarrà deluso. I protagonisti di questo libro sono, tra gli altri, l’inesistente Jàra Cimrman, emblema della “cechità”; il fotografo Jan Saudek; l’artista irriverente David Cerny e tutti i cechi anonimi presenti in queste pagine: atei, pragmatici e beffardi, allergici al sacro, alla retorica nazionale e a ogni idea assoluta di verità.
Mariusz Szczygiel, Fatti il tuo paradiso, (tit. or.: Zrób sobie raj, 2010), Nottetempo: Roma 2012, pp. 337