Una delle testimonianze più importanti del profondo legame culturale tra Italia e Boemia per quanto riguarda il periodo medievale e rinascimentale è data, oltre che dall’architettura, anche dall’arte pittorica.
Sul territorio dell’attuale Repubblica Ceca esiste, infatti, un numero cospicuo di capolavori della pittura italiana che vanno dal XIV al XVI secolo attualmente custoditi in parte presso le collezioni della Galleria Nazionale di Praga, in parte presso importanti raccolte private presenti nel resto del Paese. I dipinti italiani di epoca medievale e rinascimentale in Cechia si contano in diverse centinaia e ciascuno di essi è stato sottoposto, soprattutto a partire dal XX secolo, a indagini e studi approfonditi al fine di chiarirne l’identità e altri aspetti fondamentali. Un fondo particolarmente ricco di primitivi italiani, che unisce insieme opere che vanno principalmente dal 1330 al 1550, è proprio quello conservato oggi presso la Galleria Nazionale di Praga che comprende dipinti provenienti da diverse fonti ed è il più cospicuo e importante del Paese. La base della vasta raccolta della Galleria Nazionale ceca è costituita da quella che fu un tempo la collezione personale d’arte dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Este, conservata a lungo presso il castello ceco di Konopište. Questa raccolta fu messa insieme alla fine del XVIII secolo dal marchese Tommaso degli Obizzi e passata successivamente al ramo austriaco della famiglia d’Este. Alla caduta dell’Impero Austroungarico, nel 1918, la collezione passò di fatto al nuovo Stato della Repubblica Cecoslovacca e consisteva di due parti fondamentali: la prima costituita da opere pittoriche principalmente fiorentine e senesi, la cui opera più importante è “Il compianto” di Lorenzo Monaco, del 1408; la seconda, invece, formata da opere pittoriche di scuola veneziana e dell’Italia Settentrionale caratterizzata soprattutto dal complesso dei dipinti di Vivarini, come la “Crocifissione” e il polittico dell’ “Adorazione del bambino e quattro santi”. La collezione dei primitivi italiani costituisce uno dei fiori all’occhiello della Galleria Nazionale di Praga sia per essere una delle prime raccolte di questo genere, sia per la qualità e lo stato di conservazione delle opere stesse. Al fondo originario, nel corso degli anni, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sono aggiunti altri dipinti che oggi possono essere ammirati nelle sale di questa importante istituzione culturale ceca. Non potendo trattare qui tutte le opere che fanno parte della collezione, offriamo di seguito, a titolo esemplificativo, una piccola selezione di esse tra le più importanti e rappresentative.
Iniziamo con l’opera già citata: “Il Compianto”, di Lorenzo Monaco il cui nome di battesimo era Piero di Giovanni. Il di Giovanni (1370-1425) fu un monaco cristiano, pittore e miniatore toscano, tra gli ultimi esponenti dello stile giottesco che precede la rivoluzione rinascimentale di Beato Angelico e di Masaccio. L’opera praghese, del 1408, è una tempera su legno delle dimensioni 67 x 28,5 cm. in cui l’artista rappresenta il Cristo, dopo la crocifissione, tra le braccia della Vergine e contemplato da altre figure delle sacre scritture. L’opera è una delle più importanti tra quelle di questo periodo esposte presso la Galleria Nazionale e testimonia l’influenza dello stile tipico di Giotto sull’autore.
L’altra opera già citata, che rappresenta maggiormente la parte del fondo con lavori di scuola veneziana e dell’Italia Settentrionale, è invece la “Crocifissione” di Antonio Vivarini, anche detto: Antonio da Murano (1418-1476/84). Vivarini fu un pittore della scuola di Andrea da Murano e le sue opere sono profondamente influenzate da Gentile da Fabriano. Questa opera conservata a Praga fu realizzata probabilmente insieme al pittore Giovanni d’Alemagna e raffigura Cristo sulla croce circondato da una schiera di altre figure evangeliche, bibliche e angeli. L’opera è anche ricca di simboli. Realizzata su legno, misura 95,5 x 44,5 cm.
Un’altra opera artistica di grande pregio realizzata dagli artisti Vivarini e D’Allemagna è il polittico con “l’Adorazione del bambino e quattro santi”. Il dipinto raffigura nella parte centrale un’adorazione con la Sacra Famiglia e nelle parti laterali i santi Francesco d’Assisi, Bartolomeo, Nicola da Tolentino e Antonio da Padova. Il polittico in questione si trovava, fino alla fine del XVII secolo, nella chiesa padovana di San Francesco per poi essere trasferita nel castello di Konopište in un periodo non ben precisato tra il XVIII e il XIX secolo.
Discussa è invece l’attribuzione del “Noli me tangere”, un grande dipinto su legno delle dimensioni di 50,5 x 142 cm. realizzato certamente da un allievo di Piero della Francesca. Nel dipinto si vede Cristo al centro della scena con Maria Maddalena inginocchiata sulla sinistra. Ai lati del Cristo una serie di santi tra cui San Giovanni Evangelista, Sant’Agostino, la Vergine e altre figure sacre.
Antonfrancesco di Giovanni dello Scheggia (1441-1476) è probabilmente l’autore di due opere interessanti: “Il giudizio di Paride” e “Il Rapimento di Elena”. Si tratta di due pannelli dipinti, ispirati alle vicende mitologiche narrate da Omero, delle dimensioni di 39,5 x 48,5 cm. parti un tempo di un baule per corredo. Il primo pannello raffigura Paride con in mano una mela d’oro nell’atto di scegliere a chi consegnarla tra le dee Hera, Afrodite e Atena. Il secondo, invece, riproduce sempre Paride nel momento in cui rapisce Elena di Sparta per portarla sulla sua nave e condurla a Troia.
Del 1560 è invece il “Ritratto di Cosimo I de’ Medici”, un olio su legno delle dimensioni di 84 x 64 cm, opera di Agnolo Bronzino (1503-1572). Agnolo di Cosimo di Mariano, discepolo di Jacopo Pontormo e conosciuto come “il Bronzino”, fu un pittore tra i più raffinati del Manierismo fiorentino e noto soprattutto per essere stato uno dei più abili ritrattisti della corte medicea. Sempre a Praga è conservato un altro magnifico dipinto del Bronzino: si tratta del “Ritratto di Eleonora di Toledo” realizzato tra il 1540 e il 1545. Eleonora, figlia del viceré di Napoli, andò in sposa a Cosimo I de’ Medici. Il Bronzino dipinge la duchessa con la mano destra poggiata sull’addome, probabilmente ad indicarne lo stato di gravidanza, e adorna la mano della nobile con due anelli dipinti magistralmente in ogni loro dettaglio.
Giovan Francesco Caroto (1480-1555) fu un allievo di Liberale da Verona, ma subì anche l’influsso di altri artisti come Andrea Mantegna, Lorenzo Costa e il Correggio. Caroto è autore del dipinto “San Giovanni a Patmos” che la Galleria Nazionale di Praga acquistò da una collezione viennese nel 1923. L’opera su legno che misura 92 x 77,5 cm. è caratterizzata da una ricca plasticità dei colori e dal soffice modellamento delle forme. Il dipinto è uno dei più straordinari della collezione di primitivi italiani dei secoli XIV e XVI e anche uno dei più analizzati dagli studiosi. La scena raffigura un giovane San Giovanni Evangelista in un momento di riposo o meditazione in esilio sull’isola di Patmos dove sta componendo il libro dell’Apocalisse. Accanto al veggente, in basso, un’aquila di colore nero poggia su un libro aperto dalle pagine bianche con il becco sui fogli come intenta a scrivere.
Molti altri, oltre a quelli qui citati, sono gli artisti italiani di epoca medievale e rinascimentale le cui opere è possibile ammirare nella Galleria Nazionale di Praga; una collezione davvero straordinaria presente nella Repubblica Ceca, prova tangibile del valore e dell’influenza che le scuole d’arte italiane del periodo in esame hanno esercitato anche fuori dai confini della Penisola italica.