Alle 7 di mattina il Ponte Carlo è ancora deserto, sia avvolto nella nebbia delle fredde mattine autunnali e invernali, sia nei colori seducenti e nell’aria tiepida di quelle primaverili ed estive. È proprio vero che nonostante Praga sia una delle città più turistiche d’Europa, i turisti vanno tutti nello stesso posto alla stessa ora. È questo il momento migliore per godersi in solitudine tutto l’incanto di quest’opera architettonica senza eguali la cui costruzione, voluta dall’Imperatore Carlo IV, è avvolta nella leggenda. Il Ponte di Pietra, così chiamato fino al 1870, anno in cui prese il nome attuale, fu costruito sulle rovine del più antico Ponte di Giuditta, del XII sec., che venne distrutto in seguito ad una piena della Vltava nel 1342. Le antiche rovine del Ponte sono ancora conservate nella hall del Residence Lundborg, al numero 3 della via U lužického semináře. Una caratteristica interessante che svela la passione per l’esoterismo dell’Imperatore Carlo IV è rintracciabile nei numeri legati alla data della sua costruzione. Si narra che l’Imperatore stesso volle simbolicamente deporre la prima pietra il 9 luglio del 1357 alle ore 5 e 31 minuti, a causa di una favorevole congiunzione astrale. Non sorprenderà, quindi, che il numero 135797531 che riassume la data e l’ora esatta dell’inizio di questa costruzione è un numero palindromo, e quindi, magico.
Il Ponte, lungo 516 metri e progettato dall’architetto tedesco Peter Parléř, unisce il quartiere di Staré Město con quello di Malá Strana, letteralmente “Lato piccolo”, dall’altra parte della Vltava e ne costituisce la più immediata via d’accesso. Una delle maggiori attrazioni del ponte gotico sono certamente le sue 30 statue in stile barocco erette a partire dal XVII sec. sui pilastri di entrambi i lati per volere dei Gesuiti. I soggetti raffigurati appartengono tutti alla tradizione cattolica e furono un’efficace propaganda nel periodo della Controriforma, ma questo accostamento di stili diversi non piacque al grande scultore Auguste Rodin quando visitò Praga per la prima volta. Le statue visibili oggi, sono tutte copie delle originali.
Quasi alla fine del Ponte, dal lato di Malá Strana, alcune scale in pietra permettono l’accesso all’elegante piazza dell’isola di Kampa, con i suoi nobili palazzi per ognuno dei quali aneddoti, misteri e leggende si sprecano. Ci troviamo in uno dei luoghi più romantici e affascinanti della Città. Il parco di quest’isoletta offre una visione spettacolare del fiume e della Città Vecchia dall’altro lato, dove svetta maestosa la cupola del Teatro Nazionale. L’isola di Kampa è separata dal resto di Malá Strana da un canale artificiale costruito nel XII sec. dai Cavalieri di Malta, la cui commenda, tra le più belle al Mondo, si trova proprio su quest’isoletta. Il canale prende il nome di “Čertovka”, il “canale del Diavolo”, nome che la dice lunga sull’alone di mistero che avvolge questa parte di Praga e che ha contribuito a creare la fama di città magica di cui la capitale boema gode. Ma non tutte le strane storie di questo luogo sono leggenda. Proprio sull’isola di Kampa vide la luce la prima loggia Massonica di Praga chiamata “Les trois cannons”, loggia itinerante fondata da ufficiali dell’esercito francese nel XVIII sec., e non è certo un caso che anche i Cavalieri di Malta, molto tempo prima, avessero già scelto questo luogo come loro residenza. Ma sulla presunta tradizione esoterica di questa città, troppo è stato detto e scritto. Che il lettore giudichi da solo in che proporzione fantasia e verità sono tra loro mescolate, magari guardando il sole dal Ponte Carlo nel giorno del Solstizio d’estate, l’unico giorno dell’anno in cui l’astro tramonta esattamente (sarà un caso?) alle spalle del Castello.
La Torre posta alla fine del Ponte, sul lato di Malá Strana, che risale all’epoca del Ponte di Giuditta, è la porta d’ingresso al quartiere vero e proprio.
Malá Strana fu creata dal re Přemyslide Otakar II nel 1257. In seguito alle guerre Hussite e ai numerosi incendi che il quartiere ha subito nel corso della sua lunga storia, le case in legno furono sostituite poco alla volta da meravigliosi palazzi rinascimentali costruiti dagli italiani che, fin dalla seconda metà del XVI sec., giunsero a Praga per lavorare presso i cantieri del Castello e delle ville della nobiltà. Degli italiani stabilitisi in questo quartiere, prima abitato soprattutto da tedeschi, rimane ancora oggi una traccia importante: l’edificio dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, del XVII sec., un tempo ospedale della Congregazione Italiana fondata nel 1573. Successivamente, nel XVIII sec., nel quartiere si impose lo stile barocco che diede vita a opere architettoniche come il prestigioso Palazzo Lobkowicz, al n. 19 della via Vlašská, la cui facciata posteriore è un autentico capolavoro. Il quartiere, un tempo indipendente, fu unito agli altri comuni della città di Praga dall’Imperatore Giuseppe II il 12 febbraio del 1784.
Malá Strana oggi comprende parti delle Municipalità di Praga 1 e 5, conta circa 7.000 abitanti e occupa una superficie di appena 1,37 Kmq. Ma pochi altri luoghi al mondo possono vantare in un’estensione così contenuta, un numero tale di capolavori artistici e architettonici.
La sua particolare architettura, le innumerevoli stradine, i passaggi stretti e i giardini nascosti nei cortili dei suoi palazzi fanno di questa zona uno dei luoghi più belli d’Europa. Enumerare tutte le bellezze architettoniche di Malá Strana e le storie ad essa legate richiederebbe una intera monografia e, in effetti, molti sono i libri scritti su questo quartiere. È interessante menzionare qui alcuni luoghi di Malá Strana che normalmente non sono contenuti nelle guide turistiche, ma non per questo sono da ritenersi meno interessanti. Poco distante dalla Commenda dei Cavalieri di Malta, al n. 8 della piazza che da essi prende il nome, si trova un antico edificio, un tempo albergo, dove alloggiò Rainer Maria Rilke, e poi postribolo frequentato dallo scrittore Franz Kafka.
Adiacente alla piazza di Malostranské náměstí, cuore del quartiere, un tempo chiamata “Piazza degli Italiani”, al numero 2 della via Tomášská esiste ancora la locanda preferita dello scrittore austriaco-praghese Gustav Meyrink, citata nel suo famoso romanzo “La notte di Valpurga”, dove alloggiò anche lo Zar Pietro il Grande che pare amasse particolarmente la birra quivi prodotta. Poco lontano, in via Letenská, si trova invece la poco conosciuta Chiesa di San Tommaso, gotica rimaneggiata in stile barocco, ricchissima di decorazioni nonostante le sue dimensioni contenute. Un posto da vedere dopo la visita alle più famose chiese di San Nicola e di Nostra Signora della Vittoria che ospita la miracolosa statua di cera di Gesù Bambino, meta di migliaia di pellegrini ogni anno. Salendo per la via Nerudova e ignorando i molti negozi di souvenir di dubbio gusto per turisti, ogni edificio ha una storia a sé, con le proprie insegne pittoresche, le spettacolari facciate e la storia di chi un tempo li ha abitati. Ma uno in particolare, meno conosciuto rispetto ad altri come “Ai tre violini” al n. 12, o come il Palazzo Thun-Hohenstein, sede dell’Ambasciata d’Italia al n. 20, merita particolare attenzione. Si tratta di un edificio poco appariscente, situato al n. 19. La sua storia risale al 1253, epoca della costruzione delle vecchie mura del quartiere. Esattamente in questo luogo si trovava la Porta di Strahov, conosciuta anche come Hansturkovská, un accesso fortificato voluto da Otakar II. La porta esisteva ancora nel 1711 e separava Malá Strana da Strahov e Hradčany. Nel 1611 i mercenari di Mattia d’Asburgo entrarono a Malá Strana attraverso questo passaggio e saccheggiarono il quartiere. Sempre attraverso questa, nel 1620, i soldati di Ferdinando II invasero la città.
Le rovine di questa antica fortificazione sono ancora visibili nella cantina di questo storico edificio dove è stato anche girato il videoclip “Žiletky” del gruppo musicale underground ceco Psí vojáci.
Il presente articolo di Mauro Ruggiero è stato pubblicato su: Progetto Repubblica Ceca (2013)