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Bones of Light . Esposizione di Marco Cassarà

Ispirandosi alla forza espressiva delle incisioni rupestri del paleolitico (petroglifi), Marco Cassarà presenta presso “L’Ascensore” di Palermo la sua nuova installazione site-specific, Bones of Light, da cui prende il titolo la mostra. L’opera am- bientale e immersiva, una tecnica mista su lamiera zincata, a metà tra pittura e grafica, accoglie un flusso di segni, graffi e incisioni che, come “ossa di luce”, formano l’alfabeto luminoso di una narrazione siderale che ci parla di processi interiori e dell’emersione dell’Imago, come figura archetipica. Lo spazio è ridefinito da grandi pannelli verticali dipinti ad olio alti oltre due metri, che rivestono interamente le pareti, trasfigurandole. Tramite processi di abrasione, la superficie specchiante sottostante la materia pittorica di un’intensa combinazione di blu, emerge luminosa, attraverso l’incisione per mezzo di smerigliatrici elettriche. L’opera, grazie alla peculiare tecnica utilizzata da Cassarà, che gioca con la rifrazione della luce sulla superficie metallica, viene attivata attraverso il movimento dei visitatori, mano a mano che cambia il loro punto di osservazione, con uno straniante effetto cinetico. Come spiega l’artista:” Mi piace pensare che la luce sia insita nella materia dell’opera, e che emerga in superficie attraverso i segni che incido, come il bianco delle ossa emerge da una ferita […] Le ossa sono dentro noi, ci sorreggono, ne sentiamo la forma, sono linee scultoree. Ci identifichiamo con esse. Posso immaginare come un uomo primitivo si rapportasse alla sensazione propriocettiva del suo scheletro; l’associazione col dolore quando un osso è scoperto da una ferita profonda, cosa potesse evocare in lui vedere le ossa di un animale, o lo scheletro di un essere umano. L’associazione con la morte.”

Come in una cappella di meditazione multi-dimensionale Bones of Light ci accoglie al suo interno, con una struttura tripartita, quasi un’iconostasi con tre grandi dipinti che grazie all’abrasione del metallo rifraggono la luce, trasci- nandoci in una avventura percettiva fuori dal comune. Un effetto quasi psichedelico che ci fa dubitare di quello che vediamo. In fisica teorica la teoria delle stringhe ci dice che le particelle elementari unidimensionali vibrano in uno spazio a più dimensioni. Alcune versioni della teoria richiedono fino a 11 dimensioni per essere matematicamente coerenti. L’opera di Cassarà ci restituisce visivamente la vertigine di quei concetti indagati dalla fisica quantistica e dalla filosofia, facendoci superare i confini delle prime quattro dimensioni dello spaziotempo, verso una quinta dimensione che possiamo intuire più che comprendere.

Cassarà infine affida alle parole segrete dell’alfabeto Braille, in un suo componimento poetico presente in mostra, l’immagine potente delle “ossa di luce”, l’energia vibrazionale che tutto informa e che costituisce il paesaggio incantato di possibili multiversi. Un’antica ipotesi presente già negli atomisti greci e nel filosofo rinascimentale Giordano Bruno, da immaginare rigorosamente nel buio, attraverso occhi interiori.

Cassarà infine affida alle parole segrete dell’alfabeto Braille, in un suo componimento poetico presente in mostra, l’immagine potente delle “ossa di luce”, l’energia vibrazionale che tutto informa e che costituisce il paesaggio incantato di possibili multiversi. Un’antica ipotesi presente già negli atomisti greci e nel filosofo rinascimentale Giordano Bruno, da immaginare rigorosamente nel buio, attraverso occhi interiori.

Bones of Light

a cura di Giusi Diana
05 Aprile – 01 Giugno 2024

L’Ascensore
Vicolo Niscemi 8, 90133 – Palermo lascensorepalermo@gmail.com www.lascensore.it

DIDASCALIA

Bones of Light, 2024, olio e abrasioni su lamiera zincata, veduta mostra

PH Filippo M. Nicoletti. Courtesy L’Ascensore.

Bones of Light, 2024, oil and abrasion on metal, exhibition view

PH Filippo M. Nicoletti. Courtesy L’Ascensore.

Marco Cassarà (Palermo 1984). Al centro della sua ricerca artistica c’è l’indagine sul colore, il segno e la forma, esplorati spesso attraverso materiali extra-pittorici come il cuoio conciato, il legno e negli ultimi lavori il metallo. Installazioni a metà tra pittura e scultura, libri d’artista composti da tele rilegate e installazioni in cuoio conciato e tatuato con pigmenti puri, danno vita ad opere dall’aura digitale e allo stesso tempo arcaica, in cui processi linguistici e processi interiori convergono in un unico codice visivo. Dopo avere collaborato con il collettivo veneziano Fondazione Malutta con cui ha preso parte a diverse mostre in gallerie e spazi istituzionali, nel 2019 ha ideato e diretto Studio Luminescent, vincitore di Pandemos bando pubblico della Fondazione Studio Rizoma di Palermo; un progetto pop-up digitale, che ha coinvolto artisti internazionali nell’opera multimediale Leviathan-19. Nel 2022 ha esposto il suo lavoro, su invito, nel Padiglione Nazionale del Bangladesh alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, nella mostra Time: Mask and Unmask, a cura di Viviana Vannucci e Moinuddin Khaled a Palazzo Pisani-Revedin.
Tra le mostre personali: Bones of Light, a cura di Giusi Diana, L’Ascensore, Palero, 2024; Solar Plexus, a cura di Giusi Diana, N38E13, Palermo, 2017; Pygmalion, a cura di Andrea Lacarpia, Dimora Artica, Milano, 2015.
Tra le mostre collettive più recenti: Lontanissima Luna (Faraway Moon), a cura di Valentina Bruschi e Ignazio Mortellaro, Cantine Planeta, Noto, 2021; Pandemos, a cura di Izabela Anna Moren, Fondazione Studio Rizoma, EuropeanAlternatives, online exhibition, 2020; La Ripetizione E’ Una Forma di Cambiamento, a cura di Sergio Zavattieri, Haus Der Kunst, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, 2019; Torre Maluttona-Mercato Babelico, progetto di Paola Capata e Fondazione Malutta, Monitor Gallery, Roma; Il Gemello Cattivo, progetto di Fondazione Malutta a cura di Michela Eremita, Museo Santa Maria della Scala, Siena, 2018; Perpendicular / Parallel Vienna, Alte Sigmund Freud Universitat, Vienna; Passengers That Come And Go, a cura di Rubin Beqo e Fondazione Malutta, Tulla – Culture Center,Tirana, Albania, 2017.
Attualmente vive e lavora a Palermo.

EN

Inspired by the expressive power of Paleolithic rock engravings (petroglyphs), Marco Cassarà presents his new site-specific installation at L’Ascensore, Bones of Light, from which the exhibition takes its title. The environmental and immersive work, a mixed technique on galvanized steel, halfway between painting and graphics, welcomes a flow of signs, scratches, and engravings that, like “bones of light,” form the luminous alphabet of a sidereal narrative speaking to us of inner processes and the emergence of the Imago, as an archetypal figure. The space is redefined by large vertical panels painted in oil, over two meters high, which completely cover the walls, transfiguring them. The reflective surface beneath the painterly material of an intense combination of blue, emerges luminous, through abrasion process and engravings by means of electric grinders. The work, thanks to Cassarà’s peculiar technique, which plays with the refraction of light on the metallic surface, is activated through the movement of visitors, as their point of view changes, with an alienating kinetic effect. As the artist explains: “I like to think that light is inherent in the material of the work, and that it emerges on the surface through the signs I carve, like the white of bones emerging from a wound […] The bones are within us, they support us, we feel their shape, they are sculptural lines. We identify with them. I can imagine how a primitive man would relate to the proprioceptive sensation of his skeleton; the association with pain when a bone is exposed by a deep wound, what seeing the bones of an animal, or the skeleton of a human being, could evoke in him. The association with death.”

Like in a multi-dimensional meditation chapel, Bones of Light welcomes us inside, with a tripartite structure, almost an iconostasis with three large paintings that, thanks to the abrasion of the metal, refract light, dragging us into an extraordinary perceptual adventure. An almost psychedelic effect that makes us doubt what we see. In theoretical physics, string theory tells us that one-dimensional elementary particles vibrate in a space of more dimensions. Some versions of the theory require up to 11 dimensions to be mathematically consistent. Cassarà’s work visually returns us the vertigo of those concepts investigated by quantum physics and philosophy, allowing us to surpass the boundaries of the first four dimensions of spacetime, towards a fifth dimension that we can intuit rather than comprehend.

Finally, Cassarà entrusts to the secret words of the Braille alphabet, in his poetic composition present in the exhibition, the powerful image of “bones of light,” the vibrational energy that informs everything and constitutes the enchanted landscape of possible multiverses. An ancient hypothesis already present in Greek atomists and in the Renaissance philosopher Giordano Bruno, to be imagined strictly in the dark, through inner eyes.

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