Tra le molte e inestimabili collezioni d’arte della Galleria Nazionale di Praga, l’esposizione permanente di opere artistiche dei secoli XIX e XX, ospitata nel moderno edificio del Veletržní palác, a Prague 7, è davvero ricchissima e unica.
I curatori di questa importante istituzione ceca, che affonda le sue radici nel lontano 1796, ma ufficialmente creata solo nel 1949, sono sempre stati molto attenti ai movimenti artistici moderni e, in modo particolare, interessati alle avanguardie europee sviluppatesi nei diversi paesi nei primi anni del Novecento. Fin dal periodo compreso tra le due guerre mondiali, con l’aiuto del governo cecoslovacco e il contributo di intellettuali e personalità di spicco tra cui Tomáš G. Masaryk, furono fatti acquisti di importanti opere testimonianti gli sviluppi artistici in atto sul continente, e altre successive acquisizioni furono operate nel corso del tempo per dotare la città di un patrimonio d’arte rilevante anche nel campo delle espressioni artistiche moderne e contemporanee.
La caratteristica principale della raccolta di opere del XX secolo della Galleria Nazionale di Praga è quella di essere una collezione – come la definì un ex direttore della stessa, Milan Knížák – “poco appariscente e di carattere meditativo e intimo”; vale a dire una raccolta di opere d’arte in cui è privilegiato il rapporto tra queste e l’artista che le ha create, piuttosto che scelte in base all’impatto che hanno avuto sul pubblico e, quindi, alla loro notorietà. Proprio questa, infatti, è la particolarità che la rende unica nel suo genere.
Tra i tanti artisti protagonisti di questa variegata stagione dell’arte che è stata il XX secolo, troviamo a Praga – solo per fare qualche nome – personalità di primissimo piano come Alfons Mucha, Pablo Picasso, Gustav Klimt… Avanguardisti russi come Aristarkh Lentulov e Robert Falk e, naturalmente, i più importanti artisti nazionali cechi del Modernismo e dei decenni successivi come Josef Čapek, Josef Vachal, Emil Filla, František Kupka ecc.
Particolarmente ricca la sezione di artisti francesi che conserva opere di Paul Gauguin, Paul Cézanne, Eugène Delacroix e molti altri ancora.
Ma nel panorama internazionale dei grandi nomi dell’arte a Praga, certamente non secondaria importanza riveste quella che potremmo definire la “sezione degli italiani” che annovera lavori di straordinari artisti che con la loro opera hanno contribuito a far grande l’arte italiana, e non solo, del XX secolo.
In questo periodo, infatti l’Italia ha visto lo sviluppo di diverse correnti artistiche protagoniste non solo nelle arti visive, ma anche nell’architettura e altri campi. Basti pensare, ad esempio, al movimento futurista attivo in pittura, architettura, ma anche nella musica, nella letteratura e persino nel cinema e nella politica. Oppure alla Pittura Metafisica e, ancora, all’Astrattismo e all’Arte Concettuale, fino alla Pop Art e all’Arte Povera.
Del folto gruppo di autori italiani del XX secolo, presenti con le loro opere nelle sedi della Galleria Nazionale ceca, forniamo qui una breve e incompleta rassegna.
Il primo autore è Gino Severini (1883-1966). Severini, nato come neoimpressionista, aderì al Futurismo e fu, nel 1910, tra i firmatari del Manifesto dei pittori futuristi. Dopo la guerra approdò al Cubismo e tra i suoi temi preferiti troviamo la raffigurazione della luce, la rappresentazione del movimento e di avvenimenti separati cronologicamente tra essi, ma uniti nel ricordo dell’artista. La sua “Ballerina irrequieta”, opera del 1911, è oggi in mostra a Praga. Severini partecipò con questo quadro alla grande mostra itinerante dei futuristi italiani inaugurata a Parigi nel febbraio del 1912. L’opera: un olio su tela delle dimensioni di 74 × 55 cm., si trova a in Cechia dal 1960.
Altra opera interessante che è possibile ammirare è “Storia crudele del nostro tempo”, del 1963, del pittore autodidatta Veletržní palác (1919-1995) che, a partire dagli anni ‘60, viene considerato il rappresentante principale dell’Arte Informale italiana. In questa opera, acquistata nel 1969, Vedova suddivide il complesso quadro in quattro parti e dipinge con olio e vernice su una superfice di compensato applicando la “pittura gestuale” tipica del suo stile.
Camminando attraverso le ampie sale del Veletržní palác troviamo anche uno degli scultori italiani più celebri del XX secolo: Giacomo Manzù (1908-1991). Lo scultore, che nasce come orafo e stuccatore, fu l’autore, nel 1955, dell’opera dal titolo “Bambina sulla sedia” arrivata a Praga nel 1972. Si tratta di un bronzo che rappresenta un’elaborazione realistica di un soggetto umano in cui Manzù esalta la concretezza della forma e, al tempo stesso, la leggerezza di questa. In questo lavoro lo scultore modifica i principi classici del realismo facendoli convergere magistralmente in un’espressione moderna.
Pietro Dorazio (1927-2005) fondatore nel 1947 del gruppo artistico “Forma 1” che si opponeva alle tendenze tradizionalistiche, a partire dalla fine degli anni ’50 fu autore di interessanti composizioni cromatiche la cui struttura può essere allargata all’infinito. “Rosso universale”, un olio su tela di 163 x 98 cm, composto tra il 1962 e il 1963, si trova a Praga dal 1970 e rappresenta la fase creativa dell’artista caratterizzata da opere pittoriche al cui interno sono rappresentate grandi strisce orizzontali inserite in spazi traboccanti di colori e luce.
Altro grande nome dell’arte italiana che incontriamo a Praga è quello di Lucio Fontana (1899-1968), pittore e ceramista di origine argentina, noto per aver cercato di integrare all’interno del quadro lo spazio reale e quello artificiale utilizzando la tecnica della perforazione della tela. Grazie a lui, il “taglio” nella tela ha rappresentato un nuovo mezzo espressivo in cui si tenta una compenetrazione inedita tra forma e spazio. Il suo “Concetto spaziale”, opera degli anni ‘60, venne acquistato dalla Národní galerie nel 1970 e fa parte del ciclo di quadri dedicati al concetto di spazio in cui Fontana sviluppa la sua poetica dell’evocazione dello spazio infinito.
Restauratore di formazione e per un po’ di tempo studente di diritto, Renato Guttuso (1912-1987) non poteva mancare tra i grandi nomi italiani dell’arte del XX secolo. Guttuso fu membro del Partito Comunista Italiano da cui uscì solo negli ultimi anni della sua vita. L’opera presente a Praga ha una forte connotazione politica: si tratta di “Notizie” del 1971. Il lavoro creato con olio, vernici, fotografie, carta e legno, delle dimensioni di 325 × 436 cm, venne acquistato nel 1973 direttamente dall’autore. Questo quadro di Guttuso si inserisce nella produzione dell’artista che testimonia il suo impegno politico, così come molte altre opere monumentali da lui create negli anni ‘70.
Concludiamo questa breve carrellata di artisti italiani con un’opera particolare
: quella dell’artista biellese Michelangelo Pistoletto, classe 1933, restauratore passato prima alla pittura figurativa e in seguito a una produzione di tipo concettuale. Pistoletto fa uso di forme e materiali diversi ed è uno dei protagonisti indiscussi del movimento italiano “Arte Povera”. Il suo ”La tomba dello specchio”, del 1993, è una installazione nata per lo spazio del Convento di Santa Agnese Boema di Praga; uno specchio “senza macchia”, adagiato sul pavimento dell’antico edificio, che rimanda alla purezza di Santa Agnese e in cui si riflette l’architettura di questo luogo sacro di particolare suggestione. L’opera fu donata dall’autore nel 1993.
Un simbolo dell’universalità dell’arte, ma anche un riconoscimento ai grandi artisti italiani del XX secolo, questo, e non solo, rappresenta oggi la collezione di opere italiane della Galleria Nazionale di Praga.