Barcellona, cuore pulsante della Catalunya e indocile capitale economica della Spagna; con oltre un milione e mezzo di abitanti nel solo centro urbano e più di tre milioni nell’area provinciale è un crogiolo di razze, lingue ed etnie diverse; uno spazio umano in continuo mutamento e trasformazione e, sicuramente, uno degli ultimi baluardi culturali del Mediterraneo e dell’Europa.
Passeggiando per le sue strade ci si ritrova immediatamente immersi in un non comune fervore sociale e culturale che si esprime in innumerevoli attività, praticamente ad ogni angolo di strada, di giorno come di notte, e che sono la vera linfa vitale di questa città che sembra proprio non dormire mai. Non a caso, nel 2004, il capoluogo catalano è stato la prima città ad ospitare il Forum Universale delle Culture promosso dall’Unesco e attualmente è sede dell’Unione per il Mediterraneo, proprio per il ruolo di privilegiato osservatorio sociale e luogo di scambi culturali che, alla stregua delle antiche colonie greche, la città da anni esercita. Dal suggestivo Quartiere Gotico al giovanile Gracia, dall’ esuberante Barceloneta al trasandato e famigerato Raval, ogni “barrio” cittadino ha le sue peculiarità tanto da poter affermare, senza paura di essere smentiti, che a Barcellona ce n’è veramente per tutti. Le associazioni locali e di stranieri attive nel teatro, nel cinema e nella musica che offrono programmi settimanali con artisti anche di livello internazionale, non si contano e avere un panorama totale di quanto questa città offre quotidianamente in quanto ad intrattenimento e manifestazioni è praticamente impossibile. Proprio in una di queste piccole, anonime associazioni, aperta da un italiano nella capitale catalana, con mia grande sorpresa in un recente soggiorno in questa città, ho potuto incontrare musicisti italiani di primo livello come i 99 Posse, gli Africa Unite e i Litfiba.
Piero Pelù e Federico Renzulli, in arte Ghigo, non hanno certo bisogno di presentazioni. Dopo dieci anni di separazione, nel 2010 tornano a suonare insieme con un album raccolta che tira le somme di venti anni di attività congiunta, per rilanciare nuovamente il gruppo sulla scena musicale italiana e internazionale, tenendo anche conto delle esperienze che gli artisti hanno fatto singolarmente. Stato Libero di Litfiba, il nome della raccolta che mette insieme grandi successi del passato comune della band e propone il singolo Sole nero ad anticipare i temi del loro prossimo e atteso album in programma per il 2012 (Uscito in gennaio con il titolo di “Grande Nazione”) . È forse un caso, ma è sicuramente curioso, come il gruppo giochi con i numeri: 10 anni di attività insieme dal 1980 al 1990 con la famosa Trilogia del potere che porta il gruppo dalla provincia direttamente sul palcoscenico della musica nazionale. 1990-1999 gli album della Tetralogia degli elementi, la consacrazione, il grande successo e la crisi della band proprio nel momento di massimo successo. Poi 10 anni di attività separati e la reunion nel 2010. A Barcellona, tappa del loro tour europeo, hanno suonato al Razzmatazz, storico locale della città, riscuotendo un grande successo di pubblico.
Ne ho approfittato per fare alla band qualche domanda in una serata preconcerto indimenticabile nella quale Piero e Ghigo hanno incontrato i loro fan italiani, ma non solo, e hanno espresso la loro opinione su temi sociali molto attuali. Si è parlato di Italia, del loro passato e del presente. Naturalmente non è mancata la musica: due pezzi live letteralmente improvvisati su una chitarra acustica trovata lì quasi per caso.
Dai lontani esordi negli anni’80 al 2011, com’è cambiato il modo di fare musica dei Litfiba?
Piero: È cambiato, è cambiato… È cambiato il mondo! Anche noi siamo cambiati, tutto cambia, per forza. Però una parte di quello spirito non se n’è assolutamente andata, è sempre rimasta libera.
Ghigo: No, lo stile è sempre quello, anche se forse oggi, in certe cose, siamo un po’ più bravi grazie all’esperienza…
Come descrivereste la scena musicale italiana di oggi e qual è la situazione che si presenta davanti ad un gruppo emergente?
Piero: Voi cosa sapete della scena musicale italiana oggi? Purtroppo pochissimo perché succede pochissimo. Ormai in Italia le case discografiche hanno scoperto i Talent show e chiaramente cercano di fare “la ciccia” con quello. Perché ti beccano, per esempio, una ragazza che faceva la cassiera al supermercato, gli fanno un contratto capestro… “Capestro” per usare un complimento… Cioè una sorta di nuovo schiavismo discografico all’ennesima potenza, per vendere cento-centocinquantamila copie; fanno un botto di soldi così loro possono continuare a pagarsi le cene, il caviale, lo champagne e poi però non fare niente per promuovere la musica. Questa è un po’ l’aria che si respira in Italia. Poi ci sono tanti gruppi che, come noi abbiamo fatto negli anni’80, si fanno un gran culo, si fanno milioni di chilometri su furgoni scassati, locali piccoli, impianti di merda… Però si costruiscono il loro humus, il loro zoccolo duro.
Ghigo: Comunque penso che sia molto difficile per un gruppo giovane l’emergere oggi in Italia. Non è facile.
A proposito dei testi delle vostre canzoni: negli anni ’90 sembravano fortemente critici nei confronti della società, visti oggi, in confronto a quello che è successo e sta succedendo non è nulla; possiamo quasi dire che i vostri testi siano stati profetici, mi riferisco ad esempio alla Trilogia del potere… Secondo voi la musica può veramente cambiare qualcosa nella società, ha veramente potere di cambiare le cose o può limitarsi semplicemente a fare un critica; a dare un messaggio?
Ghigo: Credo che la musica possa solamente limitarsi a dare un messaggio, se potesse cambiare le cose sarebbe grande. La vedo ardua, detto sinceramente.
Piero: Chiaro, se potesse cambiare le cose il mondo non sarebbe quella merdicchia che è oggi. Questo non significa che chi ha qualcosa da dire e ha voglia di dirlo non possa farlo.
Ghigo: L’importante in ogni caso è dire quello che si pensa.
Piero: Effettivamente in Italia tanti artisti, tante persone che potrebbero dire, schierarsi e fare delle esposizioni molto nette e precise hanno paura a farlo, ma non è il nostro caso. Noi abbiamo fondato una Repubblica indipendente chiamata Stato Libero di Litfiba!
Come giudicate la posizione del governo italiano riguardo alla scelta di continuare sulla strada del nucleare nonostante quello che è successo in Giappone?
Piero: Personalmente la mia posizione è contraria al nucleare perché sono a favore delle energie rinnovabili. Però mi pare che la posizione degli italiani sia un po’… così (si alza con il corpo inclinato a 90°), perchè con tutto quello che si sta dicendo in questi giorni, le notizie più tristi arrivano dall’Italia dove un premier impossibile e improbabile, come quello che abbiamo noi, si permette di dire che i progetti sul nucleare in Italia non vengono nemmeno lontanamente rivisitati. Come al solito siamo sempre i più coglioni. Però ci sarà questo referendum e vedremo se gli italiani sono veramente dei lobotomizzati irrecuperabili o se almeno sulla loro salute personale sapranno fare i calcoli che ogni individuo con un minimo di cervello in testa può fare.
Tornando alla scena musicale italiana, voglio farvi una domanda un po’ cattiva. Quanto in realtà il successo, le aspettative dei fan e le direttive delle case discografiche influenzano e cambiano lo stile originale di una band?
Piero: Noi incidentalmente un po’ci siamo passati alla fine degli anni ’90, infatti, non a caso, l’ultimo disco nostro che abbiamo fatto insieme, Infinito, vendette un milione di copie, però è anche il disco che segnò la nostra rottura perché avevamo perso completamente la nostra identità.
Ghigo: L’identità e anche l’aggancio col mondo che ci circondava. Vendere un milione di copie ti cambia veramente la vita. Però ora come ora, adesso che ci siamo ritrovati non c’è nessuna casa discografica, nessuna costrizione, nessuno e niente che ci dice quello che dobbiamo fare. Faremo quello che ci pare e piace.
Piero: E poi per fortuna non si vendono più un milione di copie! Possiamo stare tranquilli.
I Litfiba sono una band che non ha mai avuto paura di mettersi in discussione anche quando con Infinito in vetta alle classifiche e al massimo del successo, ha deciso di separarsi. È questo il putno di forza della band, il non aver paura neanche di prendere una decisone del genere in una situazione, dal punto di vista commerciale, nella quale nessuna band avrebbe fatto una cosa del genere. È questo il punto di forza dei Litfiba?
Piero: Ma, sicuramente noi siamo degli incoscienti, dal punto di vista commerciale siamo degli incoscienti. Però almeno abbiamo fatto dieci anni di esperienze singole altrettanto interessanti. Magari economicamente meno gratificanti ma chissenefrega!
Ghigo: Comunque io penso che questi dieci anni di separazione in ogni caso sono serviti. Sono serviti sia per riprendere la nostra collocazione nell’universo; restare coi piedi in terra, diciamo così, e anche per maturare perché in questo periodo io ho fatto delle cose, Piero ha fatto delle cose e siamo andati avanti per conto nostro, e quindi abbiamo fatto un’esperienza anche da persone singole e queste esperienze le stiamo mettendo in pratica adesso che ci siamo ritrovati.
Piero: Io sono pienamente d’accordo a metà con Ghigo.
Il futuro dei Litfiba?
Piero: Io litfiberò, tu litfiberai, lui litfiberà!
(L’intervista è stata realizzate nel marzo 2011 presso l’associazione “Cueva de las Culturas” di Barcellona)