“Il suo profilo era intricato, voluttuoso, incantato e assurdo. A Billy Pilgrim sembrava un dipinto del paradiso da scuola domenicale…era affascinato dall’architettura della città. Gli amoretti intrecciavano ghirlande sopra le finestre. Fauni furfanteschi e ninfe nude sbirciavano giù da cornicioni festonati. Scimmie di pietra saltellavano tra volute, conchiglie e bambù”. Questo estratto del famoso romanzo Mattatoio N.5 di Kurt Vonnegut ci racconta le impressioni del prigioniero americano Billy Pilgrim prima che Dresda fosse rasa al suolo da 4.000 tonnellate di bombe nella notte tra il il 13 e il 14 febbraio del 1945. Una città piena di poesia e seduzione, un’opera d’arte realizzata con l’architettura e il paesaggio e illuminata da una luce bellissima e mutevole. Offesa e distrutta dalla seconda guerra mondiale e prima ancora dai cannoneggiamenti di Federico Il Grande, raccontati da Goethe, Dresda ha saputo rialzarsi ed è tornata ad essere una delle città d’arte più importanti e interessanti d’Europa.
Ma le ferite sono rimaste e la ricostruzione (ancora in corso) ha lasciato in certi casi un vuoto dietro di sé, sia fisico che spirituale, come sottolinea lo scrittore e germanista Claudio Magris: “Sarebbe meglio non ricostruire, non riempire il vuoto di quegli squarci che, diversamente da quell’altro impalpabile vuoto, è pieno di cose, di ricordi, di sentimenti, di insegnamenti. Poco più lontano si vedono gli splendidi palazzi ricostruiti, che fanno capire cosa doveva essere la Dresda di una volta. La qualità della pietra, il tempo e le intemperie hanno annerito le statue che adornano cupole e facciate; dappertutto angeli neri, putti e ninfe nere, volti neri. La vita è ossidazione e ogni maestà che l’adorna o l’esalta –come nella mirabile gloria barocca dello Zwinger, la residenza di Augusto il Forte di Sassonia – ne mette in risalto soprattutto la friabilità, celebra la morte”.
Sono proprio queste contraddizioni e un certo senso di nostalgia mista ad allegria ad esaltare il fascino della Firenze sull’Elba. Il progetto Omaggio a Dresda: luce e seduzione nasce proprio dall’idea di trasmettere le emozioni che ho vissuto in questa città negli ultimi anni e di rivivere l’atmosfera di luoghi, paesaggi e monumenti: gli scintillii del maestoso fiume Elba, le nebbie della Sächsische Schweiz dipinte da Caspar Friedrich, il giallo dei campi e le sfumature autunnali, la pietra arenaria sassone che dona agli edifici un affascinante colore tendente al nero. Proprio la qualità e “voluttuosità” della sua architettura la differenziano da ogni altra città tedesca, con una molteplicità di influssi diversi (dalla Cina all’Italia) che sono espressione di un sovrano, Augusto il Forte, aperto al mondo e amante delle donne e delle arti.
L’AUTORE
Francesco Bencivenga, 31 anni, è giornalista professionista e fotografo freelance. Ha al suo attivo diverse collaborazioni per giornali e televisione (Rai) e nella comunicazione d’impresa con il general contractor Astaldi.