L’influenza che la cultura architettonica italiana ha esercitato sugli stili e le tecniche di costruzione nelle Terre ceche del primo e del pieno barocco è particolarmente rilevante. È storicamente nota la presenza di maestranze edili italiane giunte in Boemia fin dalla prima metà del XVI secolo e impiegate a Praga nei cantieri più importanti della città, soprattutto all’epoca di Rodolfo II. Gli italiani si distinsero subito per la loro abilità e riuscirono ad assicurarsi commissioni tra le più importanti del tempo. Molti di questi professionisti della costruzione venivano a Praga dall’Italia solo per lavori di tipo stagionale, approfittando dei privilegi di cui le corporazioni muratorie godevano, ma altrettanti di essi si stabilirono definitivamente in Boemia, impararono la lingua di questa terra e diedero vita ad una forte e nutrita comunità il cui simbolo più eloquente fu la famosa “Congregazione Italiana di Praga”, nata sotto l’impulso dei Gesuiti intorno al 1573. Tra i tanti nomi illustri di artisti e architetti che operarono in questo lungo intervallo di tempo nelle terre della Corona ceca, ne spicca uno in
particolare: il costruttore, pittore e geniale architetto di origine italiana: Jan Blažej Santini Aichel.
Primo di tre figli del maestro scalpellino Santin Aichel che fu uno tra i maggiori esperti del suo mestiere nella Boemia dell’epoca, J.B. Santini apparteneva alla terza generazione di una famiglia di origine italiana stabilitasi definitivamente a Praga. Suo nonno Antonio Rogure detto “Aichel”, arrivato a Praga negli anni Trenta del XVII secolo probabilmente dal Trentino, lavorava come muratore nella cerchia del famoso Carlo Lurago, architetto dei Gesuiti e progettista della Chiesa di S. Ignazio nella Città Nuova di Praga.
Jan Blažej nacque il 3 febbraio del 1677 nel quartiere di Hradčany e sin da bambino rimase affascinato dalla bellezza e dalla maestosità della Cattedrale gotica di San Vito, nei pressi della quale lavorava suo padre. A causa di una leggera malformazione fisica che lo rese claudicante, il giovane Jan Blažej non poté intraprendere la carriera di suo padre e, grazie alle conoscenze paterne, svolse il suo apprendistato sotto la guida di Jean Baptiste Mathey, uno tra i più importanti architetti dell’Europa dell’epoca, dimostrando subito notevoli capacità intellettuali tra cui una profonda immaginazione artistica che gli permise di apprendere alla perfezione i principi di geometria applicata necessari all’arte del costruire. Oltre agli studi di architettura, il giovane Santini studiò anche pittura probabilmente nella bottega del pittore imperiale Kristian Schroeder. Dopo il suo periodo di apprendistato e alla fine dei suoi studi, intorno al 1695, Santini viaggiò per vari paesi europei tra cui l’Italia con lo scopo di completare e approfondire le conoscenze acquisite e nel corso di questi viaggi ebbe la possibilità di incontrare i più grandi maestri dell’epoca grazie alle lettere di raccomandazione di cui era stato provvisto dai suoi protettori. Nel corso di questi viaggi l’architetto acquisì nuove conoscenze ed entrò in contatto con tutte le principali espressioni del barocco europeo studiandone a fonde le sfumature. In Italia, tra le altre, ammira soprattutto le opere di Francesco Borromini e Guarino Guarini che giocheranno un ruolo fondamentale nello sviluppo dello stile architettonico personale di Santini.
Secondo Vitruvio, costruttore e ingegnere militare di Cesare del I secolo a.C, e autore del noto: “De architectura libri decem”, l’architetto ideale dovrebbe conoscere l’arte letteraria, il disegno, la geometria, avere notevoli conoscenze di storia, di filosofia e di musica, non dovrebbe essere inesperto di medicina e dovrebbe acquisire conoscenze in campo astronomico e delle leggi del cielo. La poliedrica figura di Santini, con i suoi ampi orizzonti e interessi culturali, rispecchia almeno in parte questa descrizione ideale.
Tornato a Praga nel 1699, Santini insieme a suo fratello crea una propria impresa che gli procurerà subito importanti commissioni e fortuna economica. Compra due case ai numeri 14 e 16 nell’attuale Via Nerudova ed è già molto apprezzato come architetto. Nel 1707 sposa Veronika Alžběta figlia del suo maestro di pittura Kristian Schroeder. Con lei ebbe quattro figli: tre maschi e una femmina, ma i figli maschi morirono tutti e così anche la sua giovane moglie. Grazie al suo secondo matrimonio con una donna di famiglia nobile: Antonie Ignatie Chrapicka, Santini aumentò il suo prestigio e le commissioni a lui affidate ed ebbe dalla nuova moglie altri figli. Nel 1703 gli venne affidata la ricostruzione della Chiesa della Vergine Maria e San Giovanni Battista di Kutna Hora. Santini trasformò in stile neogotico-barocco la struttura originale aggiungendo degli absidi e facendo di questo edificio il primo in Boemia ad essere caratterizzato da questo stile originale. Tra le sue opere principali, oltre cento tra ricostruzioni e nuovi edifici, ricordiamo: la Cappella di S. Anna a Panenské Břežany (1705-1707), la ricostruzione del Monastero di Plasy (1711–1723), la Cappella di S. Adalberto a Ostrov u Stříbra (1720 c.a) e la sua opera principale: il Santuario di S. Giovanni Nepomuceno a Zelená Hora presso Žďár nad Sázavou (1719-1722); una costruzione pentagonale a forma di stella a cinque punte circondata da un colonnato. Alcune di queste opere sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Le opere di Santini rappresentano una sintesi magistrale dei principali movimenti artistici cechi ed europei del primo quarto del XVIII secolo. Santini assorbe e rielabora in uno stile originale il patrimonio artistico del passato proiettandone i valori verso il futuro. Le sue opere rappresentano dei gioielli della cultura architettonica europea e hanno la capacità di non lasciare nessuno indifferente davanti ad esse. Santini mostra nei suoi lavori tutto il suo ardimento architettonico e la sua profonda conoscenza delle leggi e dei segreti dell’antica arte del costruire, e ne reinterpreta gli aspetti principali in uno stile peculiare. La sua originalità appartiene alla più alta espressione artistica mai realizzata nelle Terre ceche, grazie alla fusione di stili diversi, principalmente quello gotico e quello barocco. Molto apprezzato fin dalle sue prime opere, ai suoi colleghi dell’epoca lo stile di Santini appariva visionario e difficile da accettare, ma tutti, più che capire la sua arte e la sua poetica architettonica, semplicemente la ammiravano. Santini non si preoccupava solo della progettazione, ma si impegnava personalmente nella realizzazione delle sue opere essendo membro anche di una corporazione di costruttori. Fu autore di un complesso sistema di irrigazione nel Monastero Cistercense di Plasy nella Boemia Occidentale ed aveva una propria squadra di scalpellini tra i migliori del tempo. Oltre alla creazione di edifici ex novo, molte delle opere di Jan Blažej sono ricostruzioni di strutture preesistenti che l’architetto ha riplasmato fondendone gli elementi in una nuova sintesi e dando loro le inconfondibili caratteristiche del suo stile innovatore. Nella sua arte risultano presenti una vasta gamma di espressioni, forme e idee nuove convergenti in un’attualizzazione in senso barocco dei principi e dei dettagli architettonici degli stili del passato, soprattutto del gotico. Proprio in questa attualizzazione si può individuare la sintesi della sua attività che consiste in un fecondo incontro tra gotico e barocco fusi in uno stile che unisce l’essenza di entrambi in una nuova forma espressiva.
Come molti studiosi dell’architetto hanno sottolineato, Santini rappresenta il prodotto finale della grande tradizione architettonica che gli italiani introdussero nelle Terre Ceche. Nella sua genialità, egli, è stato capace di fondere in uno stile personale e originale il frutto dello scambio culturale tra la tradizione mediterranea e quella ceca, unite in una sintesi creativa degli elementi caratteristici di ciascuna. Nel 1996 l’asteroide 37699 Santini-Aichl è stato chiamato così in suo onore e oggi, a Praga, risulta esistere anche una loggia massonica di lingua italiana intitolata al geniale architetto.
Il presente articolo è stato pubblicato su: Progetto Repubblica Ceca, marzo-aprile 2012 Le fotografie sono prese da: http://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Bla%C5%BEej_Santini-Aichel