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Un viandante a Praga nei luoghi della storia e della letteratura con Angelo Maria Ripellino (Polistampa, Firenze 2021)

L’ultimo libro di Francesco Jappelli Un viandante a Praga nei luoghi della storia e della letteratura con Angelo Maria Ripellino (Polistampa, Firenze 2021) nasce da un rapporto sentimentale fra l’autore e Praga. Un innamoramento derivato dalla confidenza con la cultura ceca e dalla frequentazione dei molteplici luoghi della città che custodiscono secolari vicende umane, storiche e artistiche. E’ un intenso elogio all’ammaliante città boèma ispirato al saggio-romanzo Praga magica del grande slavista A.M. Ripellino, capolavoro apprezzato per la ricchezza dei testi e per la scrittura erudita e affascinante.

L’autore si è identificato in un moderno viandante (pražský chodec) spinto nelle sue peregrinazioni alla ricerca delle ombre del passato e sulle tracce di percorsi indicati da Ripellino, con l’obiettivo di far corrispondere all’alto valore dei testi anche la qualità e la suggestione delle immagini.

Il libro, con la particolare narrazione che associa i frammenti letterari a fotografie esclusive, è un dialogo tra parola e immagine, tra icone conosciute e spazi cittadini poco noti: un panorama architettonico costellato da viuzze chiuse fra case medioevali, da fastose residenze del XVII e XVIII secolo, da chiese barocche, da vecchie birrerie e celebrati caffè, ma anche da tristi casamenti popolari.

Praga è altresì un paesaggio letterario, come ha affermato C. Magris. Nello scorrere delle pagine si incontrano numerosi autori praghesi di lingua ceca e di lingua tedesca di grande rilevanza, da Neruda a Seifert, da Rilke a Werfel. In particolare Hašek e Kafka sono spesso rievocati per i tanti luoghi della città da loro frequentati.

Tutti gli scritti originali di Ripellino, annotati e posti in sequenza organica assieme a un corredo introduttivo, iconografico e di apparati, offrono una chiave di lettura per scoprire in modo diverso la bellezza dei luoghi più significativi della città vltavina. Le fotografie in bianco-nero di Jappelli e le immagini d’epoca – relative agli anni di soggiorno praghese del boemista – fanno da contrappunto ai testi degli estratti e ai luoghi citati.

L’autore con questo lavoro completa il Trittico praghese sulla tematica della topografia letteraria sviluppato nei suoi due precedenti libri.

   La presentazione è affidata a Sylvie Richterová nota scrittrice di narrativa, poesia, saggistica. Ha collaborato alla Sapienza di Roma negli anni 1974-78 con A.M. Ripellino.

   Francesco Jappelli, milanese laureato in Fisica e autore di testi scientifici, fotografa dagli anni ’80 dedicandosi in prevalenza allo studio di architetture e paesaggi urbani. Ha pubblicato Da Praga 1983-1988. Immagini di una topografia letteraria (Polistampa, Firenze 2008), Un’altra Praga/Jiná Praha (Spazio81, Milano 2010) e Visioni di Praga nel mondo di Jaroslav Seifert (Polistampa, Firenze 2016).

Tutti i libri, che fanno convivere il linguaggio fotografico in bianco-nero con quello letterario, hanno riscosso molteplici riconoscimenti. L’ultimo volume è stato presentato anche nella trasmissione Rai Radio3 Suite. Mostre personali a Milano, Firenze, Bologna, Roma, Venezia e nell’Istituto Italiano di Cultura di Praga.

(Dalla Quarta di copertina del volume)

Il frontespizio fotografico del libro si presenta con un’immagine simbolica: dalla finestra dell’antica dům U zlatého hada, all’angolo Karlova-Liliová ulice, il viandante nei suoi lunghi cammini e solitarie soste, spostata un po’ la tenda, osserva le vie tortuose e la vicina Cappella degli Italiani in Staré Město. Il suo sguardo in seguito si poserà, poco alla volta e con meraviglia, sui luoghi storici e artistici dei principali quartieri della Praga descritta da Ripellino.

A questo passante – e quindi al lettore del libro – si presenta uno scenario affascinante della città: torri e case medioevali, palazzi barocchi dalle fastose architetture a Hradčany e Malá Strana; la piazza col municipio della Città Vecchia dove avvennero le famigerate esecuzioni del 1621; poi gli eleganti edifici in stile secese a Josefov, i verdi parchi di Petřín, i giardini sulla Moldava con gli antichi ponti, il “Bummel“ dei tedeschi sul Graben e dei cechi a via Ferdinandova. Appaiono altresì ignoti casamenti del periferico žižkov, angoli tristi cresciuti nei secoli precedenti, oggi in parte restaurati. Si affacciano, sempre nei frammenti di Ripellino, i luoghi cittadini degli “spettri praghesi” carichi di misteri.

L’autorevole slavista siciliano è stato celebrato in innumerevoli libri, saggi, articoli, convegni. I testi di Praga magica però non sono mai stati accostati, come in questo lavoro strutturato, a immagini dei luoghi della città incontrati nelle sue memorabili pagine. Il volume è dunque un intenso elogio all’opera più conosciuta di Ripellino, alla letteratura ceca e alla città di Praga.

 

Pražský hrad (Castello praghese), viuzza d’oro (Zlatá ulička) (foto 1992)

 La tradizione vuole che, al tempo di Rodolfo II, gli alchimisti abitassero nelle minuscole casette della Viuzza d’Oro (Zlatá Ulička, Alchimistengäßchen, Goldmachergäßchen), una lillipuziana stradina onirica alla periferia del sontuoso Castello. Meyrink che, a detta di Max Brod, cercava anche lui la Pietra Filosofale cosi la descrive: «Una stretta, tortuosa viuzza con balestriere, una traccia di lumaca, di una larghezza appena bastevole a lasciar passare le spalle – ed ecco mi ritrovai dinanzi a una fila di casette, nessuna delle quali piú alta di me. Stendendo il braccio, potevo toccarne i tetti. Ero capitato nella Via degli Alchimisti, dove nel Medioevo gli adepti avevano arroventato la Pietra Filosofale e avvelenato i raggi lunari». E Oskar Wiener: «È una strada davvero molto allegra e come costruita coi pezzi di una scatola di giocattoli. Le variopinte casette di bambola, di cui la piú grande misura appena quattro passi al quadrato, sono appiccate al muro di cinta del Fossato dei Cervi. Nel meraviglioso vicolo cieco abita ancora povera gente, ma le minuscole stanzette, ognuna delle quali costituisce tutta una casa, sono tenute scrupolosamente pulite, e alle finestre, mai piú di due, fioriscono pelargoni e garofani».

[…]

La convinzione che nella Viuzza d’Oro avessero dimora gli alchimisti scaturí forse dal fatto che v’erano anche òrafi tra gli inquilini delle sue casette. La spiegazione storica non è tuttavia meno avvincente della leggenda, perché ci offre l’immagine kafkiana di un mondo parassitico ai margini di un misterioso Castello. Non a caso Kafka abitò per qualche tempo (1916) al n. 22 di quella stradinaa.

(Praga magica, AM. Ripellino, § 43 p. 112, 114)

a Oltre agli autori citati nel testo, anche i poeti J. Seifert (Vestita di luce, 1940) e V. Nezval (Zpáteční lístek, 1933) hanno scritto di questo luogo magico. J. Karásek in Král Rudolf (1916) ricorda le fucine degli alchimisti nella viuzza d’oro, mentre J. Urzidil nel Trittico di Praga (1960) la nomina “via degli incantesimi”. Nel libro Di qui passa Kafka (1966) Urzidil scrive che nei primi decenni del ‘900 la Alchymistengasse «rimase una viuzza silente e misteriosa dove la sera si udiva il più lieve scricchiolio, uno scenario perfetto per coppie di innamorati e certo anche per poeti, giacché allora non vi era nulla di artificioso o di fasullo». Oggi occorre un biglietto per accedere a questo antico angolo di Praga! La favola avvincente che unisce il nome del vicolo agli alchimisti risale al XIX secolo, ma nella realtà nessun alchimista visse mai in quel posto.

La stradina, lunga circa 80 m. e larga qualche metro, è delimitata da un solo lato da casupole in miniatura costruite nelle mura del Castello fra le torri Bianca e Daliborka e con le finestrine affacciate sul verde fossato dei Cervi.

Nel 1597 l’imperatore Rodolfo II assegnò questi spazi a 24 guardie; un secolo dopo vi si stabilirono artigiani, orafi e povera gente.

Furono eseguiti restauri nel 1952, affidando al pittore Trnka la colorazione delle piccole case.

Nella foto del 1992, la seconda casetta da sinistra (n. 22) fu abitata da F. Kafka per un breve periodo (dicembre 1916 – agosto 1917). Molestato dai rumori del palazzo Al luccio d’oro a Josefov (v. p. 102), cercò un luogo tranquillo per scrivere e lo trovò, con la sorella Ottla, in questa minuscola abitazione: qui scrisse molti dei racconti di Un medico di campagna, pubblicati poi nel 1920.

 

Malá Strana, Nerudova ulice (foto 1983)

In una rassegna degli strampalati di Praga non può mancare la calva e mingherlina figura di questo sovrano (1793-1875) che, il 2 dicembre 1848, aveva rinunziato al trono in favore del nipote Francesco Giuseppe, ritirandosi nel Castello di Praga. Ferdinando V, detto il Buono (Dobrotivý) era stato l’ultimo degli imperatori austriaci a cingersi della corona di re boemo (1836).

Nelle foto del mio album appare già vecchio e assecchito, con magre manine di bambola. Una barba bianca incornicia il suo insipido volto.

[…]

La carrozza di Ferdinando veniva dal Castello per via Ostruhová (Nerudova)a e, attraversato il Ponte Carlo, rotolava per il lungofiume. I passanti si fermavano, levandosi con rispetto il cappello. E Ferdinando, raggruzzato in un angolo, col labbro inferiore pendente e con le gambucce sospese, rispondeva al saluto, togliendosi continuamente il cilindro, che gli tentennava sul testone enorme.

[…]

Due neri signori, due guitti lucidi e grassi in redingote e cilindro una notte, a lume di luna, accompagnano per il Ponte Carlo su verso la cava di Strahov Josef K. al supplizio. E in senso contrario, un mattino, per lo stesso percorso due zoppicanti soldati con la baionetta in canna, uno spilungone e uno piccolo e pingue, conducono Josef švejk, nella sua goffa uniforme rigonfia come una cipolla, dal carcere presidiario del Castello, lungo via Nerudova e il Ponte Carlo, a Karlín, dal cappellano militareb.

(Praga magica, AM. Ripellino, § 96 p. 292, 293 – § 97 p. 295)

 

a La Ostruhová ulice (degli Speronari) fu rinominata Nerudova nel 1895 in onore dello scrittore praghese J. Neruda che soggiornò nella casa barocca Ai due soli al n. 47 della via. Nei famosi Racconti di Malá Strana (1878) l’autore ambienta molte narrazioni proprio nella Nerudova.

b Ripellino avanza un tema suggestivo di simmetria letteraria: il mancato incontro fra due Josef, uno intellettuale e l’altro proletario.

Josef K. è il protagonista del Processo, opera inquietante pubblicata postuma nel 1925 e considerata una delle più importanti di F. Kafka.

Josef švejk, personaggio fra i più rappresentativi del ‘900, è il protagonista del noto romanzo Le vicissitudini del bravo soldato švejk durante la guerra mondiale di J. Hašek: lavoro satirico sulla società austroungarica, rimasto incompiuto e diffuso a fascicoli a partire dal 1921 (v. p. 104, 182).

Asse primario e affascinante del quartiere, la via Nerudova collega l’angolo superiore della piazza di Malá Strana con la diramazione Ůvoz-Ke Hradu per raggiungere il Castello. Per secoli ha fatto parte della Via Reale (Královská cesta) percorsa dai futuri Re per la loro incoronazione nella cattedrale di S. Vito (v. p. 38).

Nella strada si affacciano superbi palazzi in stile barocco (Bretfeld, Thun, Morzin), la chiesa dei Teatini e molte antiche case borghesi con insegne e coronamento a frontone, allineate in una pittoresca sequenza. Tra queste Al ferro d’oro di cavallo, Al leone rosso, Al gambero verde (v. p. 58). Nella foto grande la via è stata ripresa verso Malostranské náměstí: la prima casa a sinistra (n.14) è dům Valkounský, la seconda è Ai tre violini (v. p. 56). In fondo, nel palazzo d’angolo con bow-window c’è l’antica farmacia All’aquila nera.

 

Malá Strana, portale secondario di palazzo Valdštejn nella Valdštejnská ulice (foto 2007)

L’ansia di imporsi e ostentare grandigia suscitò negli usurpatori, che avevano malandrinato le proprietà di fuggiaschi e degli impiccati, una straordinaria passione edilizia. I condottieri fedeli all’imperatore e le congreghe monastiche, diroccando con brutale veemenza interi quartieri, si fecero erigere fabbriche schiaccianti e massicce, edifici-balene, maestosissimi troni di vanagloria.a

Il generalissimo Albrecht Václav Eusebius Valdštejn (Wallenstein), fantasioso machiavellista, non esitò a demolire ventisei case, tre orti e una mattonaia, per innalzare (1623-30) nel cuore di Malá Strana il suo sfoggiato palazzo a due piani con cinque cortili e giardino, pesante mole, mastodontica macchina, che allinea nella facciata un’estenuante sequela di finestre simmetriche e nel tetto aggrondate occhiaie di abbaini.b Valdštejn, «ammiraglio del mare Atlantico e di quello Baltico», non sopportava i fragori, e lo turbava persino il pigolare di un passero. Sebbene avvezzo agli schianti delle battaglie, egli pretendeva, nel vuoto del madornale palazzo, un cosí rigoroso silenzio, che gli ufficiali del séguito non ardivano aprir bocca o parlavano tanto sommessi da sembrare, come asserisce il Brusoni, «penitenti che si confessassero». Dinanzi alle sue stanze uno stuolo di paggi e trabanti teneva a bada il Rumore, ossia la Vita stessa.c

(Praga magica, AM. Ripellino, § 80 p. 236)

a Dopo la battaglia della Montagna Bianca (1620) «con sterminato potere gli Absburgo costrinsero i nobili e gli intellettuali avversi al cattolicismo a rifugiarsi in paesi stranieri e ne confiscarono i beni, per distribuirli a un pugno di generali e di accoliti, i quali, per aver sposata la causa del vincitore, si arricchirono fulmineamente.» (Ripellino, Praga magica p. 235). Nel 1621 i capi degli insorti furono giustiziati (v. nota a p. 68 e p. 132).

b A. Valdštejn (1583-1634) abile stratega, ambizioso e spregiudicato, seppe sfruttare l’instabilità politica durante la guerra dei Trent’anni (1618-48). Fece costruire la sua sfarzosa residenza con un fronte di 60 m. sul lato della piazza Valdštejn e un perimetro di oltre 750 m. compreso l’ampio giardino (architetti italiani A. Spezza e G. Pieroni).

c Il letterato G. Brusoni (1614-86) nel Carrozzino alla moda (1667) disegna un ritratto del generale.

All’interno del palazzo si trovano la sala dei cavalieri, con il soffitto affrescato (trionfo di Marte) dal pittore italiano Baccio del Bianco (1604-56), e la cappella dedicata a S. Venceslao. In molte sale si ammirano marmi, eleganti decorazioni e tappezzerie, tendaggi e tappeti, quadri e ricchi arredi.

La famosa “Sala terrena” a tre grandi arcate, progettata da G. Pieroni, fu concepita come ambiente privato con la volta affrescata da B. del Bianco. Questa loggia, ispirata a modelli italiani, si apre sul giardino ed oggi è usata per concerti estivi. Una grotta, un’ampia voliera e uno stagno abbelliscono il giardino; lungo il suo viale principale sono collocate copie di pregevoli statue in bronzo dell’olandese Adriaen de Vries (1556-1626); gli originali furono trafugati dagli Svedesi nel 1648. Il palazzo attualmente è sede del Senato della Repubblica Ceca.

 

Staré Město, antiche case con portici al Mercato del Carbone (Uhelný trh), angolo Perlová ulice (foto 1992)

A simboleggiare la Praga dei rivenduglioli sceglieremo il signor Marát, un robivecchi che, alla fine del secolo scorso, sedette per vent’anni, come il personaggio di un pittore domenicale, a un suo misero banco sotto una arcata del basso loggiato dinanzi al caffè U šturmů, al Mercato del Carbone, ossia nel folto del tandlmark.a Dopo aver fatto il granatiere in quattro guerre, povero in canna, si era messo lí a vendere agli straccioni stracci e rimasugli raccattati in fastelli di rifiuti. Pioggia o neve, il robivecchi dal volto arrappato, pittura di rughe, se ne stava immobile sullo sfondo di quel casamento decrepito, di quella haluznab dai muri grigi e scrostati.

Sul banco tarlato e in due gerle piene di buchi teneva brandelli morchiosi, pentole rotte, stoviglie, lerce cravatte, bocciuoli e urnette di pipe senza cannello, logore borchie, scarpe senza calcagno né suola, spazzole prive di setole, maglie di catenelle, una raccolta di ombrelli, cui mancavano la copertura e le stecche, colletti sporchi, frantumi di rasoi, di coltelli, di occhiali, forchette spezzate, fascicoli malconci di romanzi neri: alle corte una ciurmaglia di vili festuche, racimolate nei più remoti mondezzai e cacaturi di Praga. Davanti a questa babele di impolverate minuzie sedeva maestoso in una poltrona di legno il signor Marát, con un burnús rappezzato e un bisunto chepí militare.

(Praga magica, AM. Ripellino, § 86 p. 260, 261)

a Il mercato per la vendita del carbone, attivo fino ai primi decenni dell’800, divenne mercato della verdura e poi dei fiori. La piccola piazza, delimitata da vecchie case e vicina al teatro degli Stati (v. p. 142), ha forma triangolare e conserva in parte il suo antico carattere. Sul lato ovest c’erano otto case con portici, demolite nel 1889, di cui una sola si è salvata (U tří stupňů). Scomparsa la taverna U šturmů all’angolo con la Skořepka ulice e sostituita da un alto palazzo in stile eclettico (1891). Qui esisteva alla fine ‘800 un mercato dei robivecchi (tandlmark) dove si vendevano al popolo praghese cianfrusaglie, assortimenti di miserabili oggetti usati, logori e ormai inutili.

b Il termine haluzna, probabilmente di derivazione tedesca, connota edifici desolati e degradati ed è usato da Ripellino per qualificare le case decrepite attorno al mercato del ciarpame.

Nella foto grande sono inquadrate, sul lato est della piazza, due case d’origine gotica ricostruite in stile barocco – dům U Cibulků all’angolo Uhelný trh-Perlová ulice e accanto dům U Vlčího hrdla (Alla gola del lupo) – proprio come in due acquaforti a colori (1908) del noto pittore T.F. Šimon.

Si narra che Mozart frequentasse qualche volta la citata taverna U šturmů, distante pochi metri dalla casa Ai tre leoni d’oro, angolo Uhelný trh-Skořepka ulice, dove alloggiò (autunno 1787). Il poeta Seifert nel libro di ricordi Tutte le bellezze del mondo scrive «… Mozart guardava questo amabile spiazzo dalla finestra di una delle case, la sera, dopo essere rincasato ed aver deposto la pesante parrucca. La cipria che da essa si spargeva è come se svolazzasse ancora oggi sopra i tetti delle case». Nella foto d’epoca la fontana (1797) di F. Lederer fu collocata nel centro della piazza nel 1951.

 

 

 

 

 

 

Francesco Jappelli, Un viandante a Praga nei luoghi della storia e della letteratura con Angelo Maria Ripellino (Polistampa, Firenze 2021)

200 pagine (22 x 24 cm) – estratti da Praga magica di AM. Ripellino, testi introduttivi, note, indici, bibliografia – 100 fotografie in b/n di cui 84 a piena pagina, 84 immagini d’epoca, mappe quartieri.

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