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Voci Nuove. Le interviste agli autori emergenti della casa editrice controcorrente: “Prospero Editore” n.3

Chiara Listo ( 22-04-1991) e Giuseppe Vitale ( 26-12-1990), entrambi nati a Siracusa ed esordienti nel mondo della scrittura. Dopo essersi diplomati al liceo classico si sono iscritti entrambi all’università di Lettere e Filosofia a Catania e sono appassionati di letteratura di ogni tipo, giochi di ruolo e di narrazione, cinema e teatro.

Chiara, Giuseppe, questo è il primo romanzo che avete scritto insieme. Affondiamo subito nel pettegolezzo: la parola “insieme” nel vostro caso va anche al di là…?

Effettivamente abbiamo da poco festeggiato il nostro quinto anniversario di fidanzamento. 🙂

Ora veniamo alla formulazione seria della precedente domanda. Scrittura a quattro mani: esperimento sempre interessante. Come funziona, come organizzate il lavoro di scrittura?

È difficile conciliare le idee e gli stili di scrittura di entrambi, quindi ci siamo dati una netta ripartizione di ruoli: Giuseppe si è occupato di stendere la trama e Chiara di scriverla.

Com’è nata l’idea? Chi ha avuto la scintilla originaria?

La storia è nata da una sessione di gioco di ruolo creata da Giuseppe ma l’idea di scriverla e di  renderla un libro è venuta a Chiara, che ha intravisto le potenzialità della trama.

London Calling è un romanzo appartenente al moderno genere steampunk. Un genere recente non noto a tutti. In cosa consiste? Quali sono le sue caratteristiche? Quale la sua storia?

Paradossalmente quello che chiamiamo Steampunk non è un genere recente, dato che deriva dal Retrofuture, una corrente artistica in cui il futuro era immaginato partendo da un punto di vista cronologicamente spostato verso il passato.
Ai nostri occhi il primo vero scrittore Retrofuture è Verne, anche se è vero che lui immaginava il suo futuro partendo dal presente. Per darvi alcune idee di opere Retrofuture basti citare Brave New World (Huxley) per la letteratura e Metropolis (Fritz Lang) per il cinema.
Riguardo lo Steampunk: si tratta di una corrente retrofuture che pone molta enfasi su tecnologie nate dal vapore. Se dovessimo definire Tale from Norwich useremmo però il termine Teslapunk, una derivazione dello steampunk in cui il perno della tecnologia e dello sviluppo è dato dal genio di Nikola Tesla e dalle sue invenzioni.

Studiate entrambi letteratura all’università. I vostri studi influenzano in qualche modo lo stile e i contenuti dell’opera?

Giuseppe:È impossibile non essere influenzati dai propri studi così come è impossibile non essere influenzati dal mondo in cui si vive e dalle persone che ci circondano. Tutto ci influenza, non solo le “sudate carte” universitarie.

Chiara: Frequentiamo lettere, come dici; quindi sarebbe stato impossibile non far tesoro di ciò che studiamo; eppure lo studio, solo, non basta: non avrei potuto scrivere questo romanzo senza essermi ampiamente documentata e innamorata dei generi che vi riunivo, delle atmosfere grottesche di Stevenson e della Shelley, fino al primo steampunk di Wells per approdare a Il vampiro, di Polidori. 

Chi sono i buoni e chi sono i cattivi in questo romanzo?

È il lettore a definire chi per lui è il buono e chi è il cattivo. Per noi esistono solo persone con obiettivi, passioni, amori e odi.  Nessuno agisce per bontà d’animo e men che meno non crediamo nella “cattiveria” in quanto tale. Il nostro obiettivo è dare un connotato profondamente umano, anche nel grottesco, e pochi stereotipi.

C’era un’intenzione importante di riflettere sui limiti dell’umanità o si tratta “solo” di una storia?

Cosa vuol dire “È solo una storia?”. La tua vita è solo una storia. Lo è anche la nostra, quella di un politico importante o di un papa, quella di Giulio Cesare, quella di Rosso Malpelo e quella di Gandhi o di qualsiasi altro uomo, piccolo o grande, vivo o morto che sia. In ogni storia c’è una riflessione sull’umanità, e qualunque personaggio non è altri che specchio ed espressione dell’umanità stessa.

A questo punto, come definireste voi l’ “umanità”, nel senso della qualità di essere umano?

Giuseppe:  Posso definire i singoli esseri umani ma già trovo difficoltoso dare la definizione di un singolo movimento artistico, culturale o politico, pensa quello dell’intera umanità! Volendo proprio rispondere posso dirti che per me ogni essere umano è specchio e segmento di quello specchio che è l’intero genere umano, una superficie riflettente così contorta e arzigogolata da potersi tranquillamente negare e poi affermare da sé, senza per questo cadere in una completa contraddizione.

Chiara: Essere “umano” non lo definirei tanto una qualità quanto un dato di fatto. Sei umano, dunque sei un mammifero. Sei un mammifero, dunque sei un animale. Quello che spesso dimentichiamo è che anche noi facciamo parte della fauna naturale; effettivamente sembra difficile ma non siamo altro che un gruppo di animali bipedi a cui la natura ha concesso lo sviluppo della ragione per soprassedere alla mancanza di artigli e zanne. Grazie alla ragione siamo andati avanti, siamo progrediti e governiamo il mondo. Ma non dovremmo mai dimenticare da dove veniamo. Proprio l’atto di credere di essere “qualcosa di più”, del “distaccarci” dall’essere animale, secondo me ci rende ancora più bestiali. L’umanità è accettare se stessi per ciò che si è: animalità compresa. Umano è luce e ombra, niente escluso.

Il destino ha un ruolo fondamentale nella vostra narrazione. Credete nel destino o è solo una storia?

Giuseppe: Tu mi parli del destino nella nostra narrazione e vorrei risponderti proprio su questo piano: la maledizione che attanaglia i Norfolk non è divina ma è stata creata da un membro della famiglia stessa; i suoi eredi hanno dato forza a questo mito rendendolo, generazione dopo generazione, una certezza inesorabile. Io credo nella formazione culturale, nella potenza dell’educazione e della famiglia.
Se tu vivessi tra i misteri e le morti più o meno misteriose dei tuoi parenti, probabilmente anche tu crederesti che il tuo destino sia quello di morire per una “maledizione”. La tua coscienza potrebbe negarlo, ma il tuo inconscio la renderebbe una paura palpabile. Questo è il destino: ciò che tu crei partendo da ciò che sai, da ciò che speri e da ciò che temi. Qualcuno la chiamerebbe “Ragion Sufficiente.”

Chiara: Non credo tanto nel destino, quanto nella forza del sangue. Mi spiego meglio: se io fossi un bambino e mio padre avesse determinate colpe o vizi o virtù, sarebbe molto probabile che, standoci a contatto, io prendessi come miei molti dei suoi comportamenti. È la storia di quando ci troviamo a muoverci o parlare come un nostro genitore o parente e ci stupiamo, qualche volta ci infastidiamo, ma non ci possiamo far nulla, è così. Tanto più ci dibattiamo, tanto più potremmo cadere nello stesso ciclo; il ciclo della famiglia di Victor ne è un esempio: parte da Henry, non si arresta per generazioni fino a Victor che vorrebbe rompere il ciclo. Ma lui non può, e perché non può? Perché “cos’ha lui più di quelli che l’hanno preceduto?”
Il sangue continua a scorrere e “contagiarsi”, fino a quando sarà quello con il sangue più corrotto, l’ultimo magari, a ripagare le colpe di tutti e terminare o concludere il ciclo. Un concetto un po’ eschiliano, no? Eppure Eschilo non aveva tutti i torti.

A quale dei vostro personaggi siete più affezionati (se è possibile avere un “preferito”)? Quale vi è risultato più difficile delineare? Con quale credete che si identificheranno di più i lettori e perché?

Giuseppe: Ho sempre avuto grandi difficoltà a trovare un personaggio preferito in un romanzo. Mi innamoro della storia in sé più che dei suoi personaggi, anche se questi sono sicuramente i punti più alti della trama.
Amo la folle ossessione di Victor e il suo amore egoista quanto distruttivo verso qualcosa di morto; amo la bestialità così umana di Dem e l’ignoranza così antisocratica che porta Juliet ad essere l’umana migliore da un punto di vista morale dell’intero romanzo. Uno dei personaggi più difficili da delineare, per me, è stato Dem, di cui mi sono occupato da vicino. Anche perché il nostro obiettivo era quello di riuscire a renderlo più di una semplice “Bestia” agli ordini di Victor Norfolk. Entrare nella mente di un essere che non è completamente umano e cercare di rendere i suoi comportamenti scevri di giudizi narrativi e morali esterni non è affatto facile.
A chi si affezionerà il lettore ? Le persone più empatiche a Juliet, i pericolosi sociopatici a Victor e i futuri serial killer a Dem.

Chiara: Domanda difficile. Avendo scritto il romanzo stendendo ben bene la trama di Giuseppe con particolari narrativi, mi sono affezionata più o meno a tutti i personaggi. Se proprio ne devo scegliere uno, la mia scelta va a Victor, senz’altro perchè lui è completo frutto della mia fantasia: era il personaggio che ho impersonato durante la seduta di gioco di ruolo in cui è nato Tale from Norwich!
Il più difficile da delineare per me è stato Dem: nel descrivere le sue azioni, parole e movenze sono dovuta uscire dal concetto di “umanità” propriamente detta, per entrare in quello di bestia. Dem è una bestia che lotta per un’apparenza umana: è già maledetto, è già uscito dal concetto di “umano”, ma non lo sa. Lotta per sopravvivere, non gli interessa nient’altro. Forse per questo è  il più spaventoso e il più umano – nel senso puro del termine – tra tutti i personaggi di Tale from Norwich.
Il personaggio che i lettori potrebbero preferire? Confesso che spero piacciano tutti.
Juliet e Dem sono due facce di una stessa medaglia tenuta in mano dall’instabile Victor. Vedremo con chi i lettori si identificheranno, sono curiosa!

E per concludere, una domanda disinteressatissima, alla quale potete rispondere in piena libertà. Cosa vi ha spinto a pubblicare con Prospero Editore e scegliere l’ebook come soluzione per la tua opera?

Crediamo che l’ebook abbia un ruolo importante nella diffusione delle opere degli autori meno noti o esordienti anche se, secondo noi e in tutta sincerità, speriamo che non rimpiazzi mai il libro cartaceo. Perché abbiamo scelto proprio Prospero Editore? È stata lei a cercarci. Una delle editor della casa editrice ha letto nel blog di Chiara alcuni capitoli del libro e ci ha chiesto delucidazioni; poco dopo abbiamo mandato il manoscritto alla casa editrice. Il resto è storia ( forse ).

http://www.prosperoeditore.com/shop/london-calling-tale-from-norwich-detail.html

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