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Voci Nuove. Le interviste agli autori emergenti della casa editrice controcorrente: “Prospero Editore” n.2

TiaPa è nato nel 1983. Cammina spesso sulle mani per guardare il mondo dalla prospettiva che gli piace di più. Adora l’equilibrio perché è una ricerca continua. Pensa che la stagione migliore sia la primavera, ma non ama le classifiche. È ossessionato dalle parole, perché sono belle. È convinto che il combinare insieme le lettere sia nobile come i sogni. Gli piace credere ancora nelle favole.

Caro “Tia”, la primissima curiosità che balza subito all’occhio è legata al tuo pseudonimo. Senza toglierti la maschera, puoi dirci come mai hai deciso di adottarlo? È un simbolo? Ed è più da Spiderman (una maschera completa) o da Zorro?

Nella società di oggi, ci viene sempre richiesto di soddisfare dei ruoli. Utilizzare lo pseudonimo per scrivere, mi aiuta a mettere in ordine i pezzi. Tia Pa è un cassetto in cui posso buttare tutto quello che voglio, senza creare aspettative sull’autore. Ciò che serve sapere è solo nelle mie parole.

Il gatto si chiama Mercurio. Un titolo dolce, per una storia piena d’amarezza.

Dare un nome è un atto dolce, perché presuppone sensibilità. Però è anche una cosa seria, non è una decisione da poco. Nel racconto c’è tutto questo: la delicatezza, la violenza l’amarezza e la speranza.     

Il tuo stile non mente: questo non è il primo racconto che scrivi.

Ho letto molto di più di quello che ho scritto. Però ho messo sulla carta tante cose, ma mai un romanzo breve. Un testo molto più lungo di quello a cui ero abituato.

Scrivere un romanzo breve è un’arte semplice solo all’apparenza. E invece, dicci, che tipo di lavoro, di labor limae, si nasconde? Qual è il segreto del “dir tutto in poche parole”?

Eliminare il superfluo. Come credo dovremmo sempre cercare di fare nella vita. Per quanto possibile, conservare solo quello che per noi è importante. Con le parole è la stessa cosa. Lasciare solo quello che serve, il resto è un regalo all’immaginazione del lettore.

C’è qualche narratore che ami in modo particolare?

Sono nato nel 1983 l’anno in cui è morto John Fante e questo mio primo romanzo breve esce l’8 aprile, lo stesso giorno in cui nacque l’alter ego di Arturo Bandini. Coincidenze a cui sono affezionato.

Come nascono e, soprattutto, come crescono i tuoi lavori? Dove scrivi e in che momenti?

Scrivo soprattutto di notte. Sono le ore migliori, perché scorrono lente. In quei momenti mi sembra che anche il tempo può essere un’unità di misura non razionale. Poi mi serve la musica, le note mi aiutano a tenere il ritmo delle parole e delle emozioni che vorrei trasmettere al lettore.

Un racconto senza narratore.

La visione del narratore è parziale, in questa storia mi interessavano molto di più le prospettive. Le stesse immagini viste da più angolazioni. Lo stesso evento vissuto da più personaggi.

I tre personaggi parlano degli altri e di se stessi. Tutti sono forti, tutti sono deboli. Tutti hanno torto, tutti hanno ragione.

Come nella vita. Il bianco e il nero, i buoni e i cattivi sono esasperazioni dell’immaginario. La realtà è molto più crudele, appiattisce i virtuosismi.

Senza svelarci dei dettagli importanti, pensi sia possibile individuare un vinto e un vincitore?

Sono tutti semplici esecutori in un teatro che resta straordinario perché fatto di sentimenti.

La lettura de Il gatto si chiama Mercurio scorre in fretta ed è quasi difficile interromperla. Il filo conduttore, forse, è un sentimento di fondo (o un’atmosfera) condiviso da tutti?

Sì, ho lavorato molto sull’atmosfera. Volevo che restasse sempre a fare da sottofondo alle parole.

A chi consiglieresti il tuo racconto?

A chi piace la dolcezza dei sentimenti prepotenti.

Il “progetto Prospero Editore”, inteso come la possibilità di sfruttare la rete per raggiungere il maggior numero di lettori possibili, ti ha entusiasmato sin dall’inizio.

Credo sia un’ottima opportunità per gli esordienti di superare le difficoltà che le piccole case editrici trovano nella distribuzione. Inoltre permette di offrirsi sul mercato a prezzi contenuti. Infine, pur amando molto i libri cartacei, mi piaceva l’idea di scrivere un libro immateriale, in grado di viaggiare nella rete. Come un moderno messaggio nella bottiglia che si perde nell’immensità dell’oceano internet.

http://www.prosperoeditore.com/i-nostri-libri/il-gatto-si-chiama-mercurio-detail.html

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