Tra pennello e compasso. Alfons Mucha, artista e massone.
Mauro Ruggiero
Quando si parla di Art Nouveau, affiora subito alla mente il nome di colui il quale ha caratterizzato più di ogni altro questo straordinario stile, con la sua tecnica inconfondibile e le creazioni geniali: Alfons Maria Mucha (1860-1939).
Il Pittore e decoratore ceco, famoso in tutto il mondo, è considerato il padre dell’Art Nouveau, nonché il maggiore rappresentante di questa corrente, ed è stato autore di stupendi dipinti, illustrazioni, cartoline e disegni, ma anche di gioielli e altre meraviglie dell’arte applicata, frutto di un percorso artistico personale che, ripensando in modo originale elementi del passato, ha dato vita a un linguaggio che ha aperto all’arte prospettive nuove di sviluppo. Le creazioni più famose di Alfons Mucha hanno quasi sempre come elemento principale la figura femminile, nella sua doppia inclinazione di donna angelo e femme fatale. Rappresentata in composizioni grafiche straordinarie dalle linee ondulate e dinamiche che mettono insieme l’elemento umano con forme floreali, la donna di Mucha, carica di sensualità ed erotismo, si configura come archetipo dell’eterno femminino e diventa l’esempio che riassume i canoni estetici dell’idea di bellezza di un’epoca. Impossibile non rimanere affascinati ancora oggi davanti ai manifesti pubblicitari dai colori brillanti, come quelli realizzati per “la divina” Sarah Bernhardt, musa immortale dell’artista, simbolo stesso dell’Art Nouveau e della belle époque, che resero Mucha uno degli artisti più noti e ricercati del suo tempo.
Ma oltre a quello del pittore geniale esiste un volto meno noto e più intimo di Alfons Mucha, un aspetto dell’uomo e dell’artista ancora poco conosciuto. Come molti grandi artisti e letterati di quegli anni, anche Mucha si interessò all’esoterismo che considerò parte importante della propria vita e arte. A Parigi, partecipò spesso a sedute spiritiche, seguì gli incontri e fu in contatto con esponenti della Società Teosofica e di altri circoli occultisti della capitale. Nei caffè parigini discuteva di scienze occulte e spiritualità con importanti esoteristi del tempo, ma l’evento che ne influenzerà maggiormente la vita e l’arte sarà la sua adesione alla Libera Muratoria. Mucha si avvicinò alla massoneria nel 1897 e un anno dopo, il 25 gennaio del 1898, fu iniziato all’età di 38 anni nella loggia parigina ”Les Inséparables du Progrès“ appartenente al Grande Oriente di Francia. Da allora l’artista rimase sempre fedele agli ideali massonici fino al giorno della sua morte. Le conoscenze acquisite in loggia e lo studio del simbolismo esoterico esercitarono sulla sua opera artistica un’influenza straordinaria. Ciò è particolarmente evidente in lavori importanti quali, ad esempio, “Le Pater” e “L’Epopea slava”. “Le Pater“ è un volume illustrato pubblicato a Parigi il 20 dicembre 1899, circa un anno dopo la sua iniziazione alla massoneria, in cui Mucha unisce l’elemento artistico e quello letterario con la sua visione religiosa e filosofica dell’esistenza. Il risultato è un‘interpretazione in chiave esoterica della più importante preghiera cristiana in cui risalta il simbolismo iniziatico che l’autore concepisce per lanciare alle giovani generazioni un messaggio di speranza sul futuro dell’Umanità. Interessante è la coesistenza in Mucha della sua profonda e sentita educazione cattolica con la scelta di diventare massone, due cose che il pittore non vide mai in contraddizione tra loro.
Lasciata la Francia, dopo un soggiorno negli USA, Mucha tornò in Europa per stabilirsi a Praga. Qui si adoperò subito per la rifondazione della massoneria nel nuovo stato cecoslovacco e la diffusione di questa nella regione. Partecipò attivamente alla fondazione di alcune logge massoniche in Boemia tra cui, nel 1919, la prima loggia di lingua ceca “Jan Amos Komenský“, ancora oggi esistente e operativa con il nome di “Loggia Comenius“ all’obbedienza della Gran Loggia della Repubblica Ceca (VLČR). Per la Comenius, Mucha, realizzò anche un gioiello di loggia e altrettanto fece per altre logge di quegli anni. Fu attivo anche nella loggia “Josef Dobrowsky“ di Plzeň, anch’essa ancora oggi esistente. In quegli anni il pittore aveva già raggiunto gli alti gradi della massoneria (era stato insignito del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato) ed eletto Gran Maestro della Gran Loggia Cecoslovacca, divenendo di fatto la guida spirituale e morale dell’Ordine. L‘8 giugno 1922 si recò, con una delegazione del Supremo Consiglio del Rito Scozzese cecoslovacco, a Losanna per ottenere il riconoscimento internazionale dell’istituzione massonica nazionale. Nel 1923 fu nominato anche Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato cecoslovacco, raggiungendo così i più alti gradi iniziatici dell’Istituzione. Riottenne questa prestigiosa carica anche nel 1930. Nelle sue opere Mucha testimonia la convinta adesione alla massoneria, promotrice nella Cecoslovacchia del tempo degli ideali di fratellanza, libertà, uguaglianza e impegnata attivamente nella creazione delle più importanti istituzioni culturali e civili del nuovo Stato. Mucha può essere considerato, e di fatto lo è, il padre della moderna massoneria cecoslovacca, grazie al suo grande impegno umano e artistico per questa istituzione. Molte sono, infatti, non solo le opere dell’artista ispirate al simbolismo massonico, ma anche quelle che Mucha realizzò per la massoneria. Tra queste vari gioielli di loggia, calici per le agapi rituali, grembiuli massonici e altri paramenti per gli ufficiali della Gran Loggia cecoslovacca. Oggi alcune di queste realizzazioni sono ospitate in vari musei cechi. Altrettanto numerosi sono i documenti massonici siglati con la sua firma e conservati negli archivi della VLCŘ; materiale prezioso per ricostruire sia la sua biografia sia le vicende della massoneria nelle Terre Ceche.
Ma c’è anche un’altra opera, come abbiamo detto, in cui è possibile vedere l’influenza concreta che il pensiero esoterico ha esercitato sull’artista. Si tratta del suo più importante capolavoro, frutto del profondo amore che egli sentiva per la sua patria e per tutti i popoli slavi che sognava liberi dal giogo della dominazione straniera. Si tratta, naturalmente, dell’Epopea Slava, una serie di 20 dipinti a sfondo storico-mitologico al quale l’artista lavorò dal 1910 al 1928. In questa opera di straordinaria bellezza, il simbolismo è dominante. In essa le figure umane simboleggiano le forze che ispirano l’esistenza e ogni suo elemento è carico di significati esoterici. L’opera venne ultimata nel 1928 e nello stesso anno donata alla città di Praga per celebrare il decimo anniversario della proclamazione della Repubblica.
Mucha realizzò altri dipinti a sfondo esoterico e uno in particolare, poco conosciuto, che raffigura l’apprendista massone intento a compiere il suo lavoro simbolico sulla pietra grezza, simbolo della sua interiorità. Questo straordinario dipinto è oggi proprietà della Gran Loggia della Repubblica Ceca insieme ad altre opere d’arte realizzate dall’artista.
Quando il 15 marzo 1939 i tedeschi invasero la Cecoslovacchia, Mucha ricopriva ancora il ruolo di guida della massoneria ceca e anche per questa ragione, insieme alla colpa di essere un patriota, fu una delle prime vittime della Gestapo che lo arrestò e sottopose a vari interrogatori. A causa dell’età avanzata e per lo stress dovuto agli eventi tragici, le condizioni di salute dell’artista peggiorarono e pochi mesi dopo, il 14 luglio 1939, Mucha morì. Oggi le sue spoglie riposano nel cimitero Monumentale di Vyšehrad a Praga. Nel 1999 la Gran Loggia della Repubblica Ceca, in onore del suo compianto e amato Gran Maestro, ha dedicato alla memoria del grande artista una loggia di lingua francese tutt’oggi attiva: la “Alphonse Mucha” n.7 all’Oriente di Praga.
Questo articolo di Mauro Ruggiero è stato pubblicato su “Progetto Repubblica ceca” (2017)