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Quel sapere nascosto nella pietra. Simbologia e arte sui palazzi praghesi

3 Dettaglio della Torre delle PolveriIl centro storico di Praga è ricco di meraviglie architettoniche i cui dettagli artistici rivelano, nella lingua muta dei simboli e delle decorazioni, storie di tempi che furono ed echi di dottrine e conoscenze antiche abilmente dipinte e scolpite sulle facciate dei suoi palazzi.

Nel suo ventre di pietra fatto di stradine che s’intersecano, si celano quasi ad ogni angolo enigmi da svelare per chi, alzando appena lo sguardo verso i prospetti esterni degli edifici, sospende per un attimo il pensiero logico e si abbandona invece all’intuizione e alle emozioni.

Dal romanico al gotico, dal barocco all’Art Nouveau, passando per il cubismo, gli stili architettonici e il mutare dei gusti estetici hanno plasmato la pietra delle costruzioni praghesi che, abitative o amministrative che fossero, sono state costruite per vincere l’incedere risoluto dei secoli.

Camminando per le strade di Hradčany, Malá Strana e Staré Město non si può fare a meno di notare i simboli meravigliosi posti sui portoni e sulle facciate dei palazzi, raffiguranti elementi tratti dal mondo vegetale, da quello animale, celeste, ma anche immagini che rappresentano figure umane o semplici oggetti di uso quotidiano. Ciascuno di questi strani e affascinanti simboli racconta una storia o allude a corrispondenze segrete cromatiche e numerologiche in questa città, Praga, per cui come per nessun’altra al mondo è stato così tante volte usato l’aggettivo “magica”.

Nel centro storico di Praga ci sono 264 edifici caratterizzati da simboli posti sulle proprie facciate. Di questi i più antichi risalgono ai secoli XIII e XIV. Furono i commercianti e gli artigiani i primi a decorare con queste particolari raffigurazioni i palazzi che ospitavano le loro botteghe quando ancora non era stata adottata l’usanza di contrassegnare le abitazioni con un numero progressivo, cosa che in Boemia avvenne sotto il regno di Maria Teresa d’Austria nel 1770.

La nostra passeggiata alla scoperta di alcune di queste piccole opere d’arte inizia dall’antica Via Reale, a pochi passi dalla Torre delle Polveri e dalla Piazza dell’Orologio. Questo cammino, che gli antichi re dovevano percorrere per essere incoronati, è ricco di simboli e allegorie che dovevano servire a risvegliare, in chi lo intraprendeva, uno stato superiore di coscienza.

Al n. 29 di via Celetná, appoggiato sull’ingresso di quello che un tempo fu l’albergo dove alloggiarono, tra tanti altri nomi illustri, prima Mozart e poi Bakunin, troviamo la statua di un angelo dorato con una corona di alloro stretta nella mano destra, e una cornucopia colma di frutta con un piccolo caduceo nella mano sinistra. Le cantine in stile gotico di questo edificio, che nel corso dei secoli ha cambiato spesso funzione e aspetto, facevano parte, nel XIII sec., di una commenda dei Cavalieri Templari che si estendeva nella vicina via Templová. L’angelo, messaggero tra cielo e terra, allude forse alla ricompensa per coloro i quali non si arrendono davanti alle difficoltà sul tortuoso cammino verso la conoscenza.

Più avanti, proseguendo sulla via Celetná, al n. 10, su una bellissima facciata barocca, si trova la raffigurazione di un pavone bianco che dà nome all’edificio. Il bianco, secondo gli alchimisti, è il colore della seconda fase della Grande Opera: l’“Albedo”, e il pavone bianco è un simbolo di purezza e nobiltà d’animo, doti necessarie a colui il quale tenta le operazioni ermetiche. Pochi passi più avanti, al n. 8, in direzione di Piazza dell’Orologio, si trova la casa “Al Sole nero”. Il misterioso simbolo posto sulla sua facciata raffigurante un sole dal volto umano completamente nero, che irradia 16 fasci di raggi dello stesso colore, è con molta probabilità anch’esso un simbolo ermetico che allude alla prima fase della Grande Opera: la cosiddetta “Nigredo”. Praticamente contigua a questo palazzo si trova un’altra elegante facciata con il simbolo di un grande leone bianco coronato su sfondo rosso. Come è noto, questo è l’emblema della Boemia, ma è anche un simbolo alchemico legato alla terza fase della Grande Opera: la “Rubedo”, caratterizzata, appunto, dal rosso.

Procedendo verso Piazza dell’Orologio, luogo dove i simboli sugli edifici sono apparsi per la prima volta tra il XIII e il XIV secolo, ci fermiamo al n.17 dove troviamo un altro interessante e strano simbolo scolpito sulla facciata: un agnello con un corno in testa accanto ad una giovane donna dai capelli lunghi. L’edificio, che oggi si chiama “All’unicorno bianco”, una volta si chiamava “All’agnello di pietra”. L’unicorno è simbolo di nobiltà e purezza e rappresenta la penetrazione del divino nelle creature, ma nasconde anche una complessa simbologia alchemica. Secondo la leggenda questo animale si farebbe avvicinare solo da fanciulle vergini, e questo spiega la presenza dell’altro elemento nella rappresentazione. Normalmente l’unicorno viene raffigurato con il corpo di cavallo, ma nell’arte medievale assumeva spesso le fattezze di una capra. Da qui probabilmente i due nomi diversi dell’edificio.

Poco distante dalla grande Piazza c’è una via stretta tra gli antichi palazzi che collega le vie Linhartská e Karlova. Si tratta della via “Seminářská”, dove al n. 6 si trova uno dei simboli più belli e interessanti tra quelli sui palazzi praghesi: una stella nera a otto punte iscritta in una circonferenza. Questo simbolo è il primo ad essere stato datato con certezza e risale al 1356. La stella nera a otto punte è un simbolo legato alle divinità femminili di ogni tempo e cultura. Dalla dea mesopotamica Ishtar, dea dell’amore e della fertilità, passando per l‘egizia Iside e la greca Afrodite, fino alla Vergine Maria dei cattolici, questo simbolo rappresenta in realtà il pianeta Venere, le cui fasi hanno un ciclo di otto anni, da cui le sue otto punte. Non è un caso, quindi, che poco più avanti, al n.2, sulla facciata principale di un altro palazzo appare, al centro di una stella dorata a otto punte, più moderno del simbolo precedente, una Madonna con un bambino.

Proseguiamo fino all’incrocio delle vie Karlova e Liliová dove, al n.18 di quest’ultima, l’edificio che fa angolo – un tempo sede della prima caffetteria della città – è decorato con un altro simbolo ricco di significato, particolarmente affascinante e di non facile interpretazione. Si tratta di un serpente dorato con in testa una corona a tre punte intento a divorare (o a rigurgitare) una figura vagamente umana. Questo stesso simbolo fu adottato anche dai Visconti di Milano nel XIII sec., ma è sicuramente più antico. Il simbolo è ambivalente: può alludere sia alla fertilità (l’uomo che esce dalla sua bocca), sia alla “corrente astrale”, la forza vitale che l’iniziato deve imparare a padroneggiare.

Continuando sulla via Karlova si arriva al leggendario Ponte di pietra voluto da Carlo IV per collegare la Città Vecchia e il quartiere di Malá Strana. Con i suoi tanti palazzi ricchi di simboli, anche questa parte della città nasconde segreti e storie affascinanti da raccontare il cui fascino cresce sempre di più, con il trascorrere inesauribile del tempo.

Attraversato il Ponte Carlo, proseguiamo lungo l’antica Via Reale sull’asse Est-Ovest della città, alla scoperta dei simboli più affascinanti e misteriosi dei palazzi praghesi, ripercorrendo il cammino, concreto e simbolico al tempo stesso, che i Re cechi dovevano compiere prima di essere incoronati sulla collina di Hradčany.

Ci troviamo a Malá Strana, il quartiere più suggestivo e ricco di storia di Praga. Le sue chiese barocche, le stradine di pietra e i palazzi nobiliari dalle magnifiche decorazioni sono scrigni preziosi che custodiscono aneddoti, storie, leggende e celano ancora molti segreti da svelare.

Al numero 4 della via Mostecká, con il Ponte immediatamente alle nostre spalle, ci imbattiamo in un simbolo molto interessante. Sulla facciata di un elegante palazzo si vede un orso nero con al collo una lunga catena dorata. Secondo una leggenda, in questa casa viveva una ricca vedova innamorata di un domatore di orsi che però morì prima che potessero convolare insieme a nozze. Lei decise allora di ricordarlo mettendo questo simbolo sul suo palazzo. Non dimentichiamo, però, che sulla Via Reale ogni simbolo ha anche un significato recondito. In alchimia l’orso rappresenta l’inconscio e gli istinti primordiali di violenza e irrazionalità, mentre il nero è il simbolo della “materia prima” che necessita di essere perfezionata. La catena d’oro che lo tiene prigioniero, significa invece la forza della ragione e della virtù capace di frenare gli istinti. Vincere le passioni! Questo il significato occulto del simbolo.

Poco più avanti, al n. 20, troviamo un altro emblema intrigante: Tre anelli d’oro congiunti che formano una catena. Il palazzo era conosciuto con il nome “Ai tre anelli” già nel 1635. Secondo una leggenda il simbolo fu voluto da un padre per ricordare il matrimonio delle sue tre figlie che presero marito tutte lo stesso giorno. Ma quello dei tre anelli è anche un antichissimo simbolo magico legato al culto femminile della Dea Madre. Questi, intrecciati tra loro, rappresentano il ciclo della vita: nascita, maturità e morte, tra loro ineluttabilmente connesse.

Deviamo per un attimo dalla Via Reale per recarci in via Vlašská, l’antica “Via degli italiani” dove, al n.2, troviamo la casa “U zlaté váhy” che prende il nome dal simbolo sulla sua facciata: una grande bilancia d’oro a due braccia. Questo simbolo risale alla fine del XVI sec. Si narra che in questa casa vivesse una giovane ragazza innamorata di uno dei molti italiani che abitavano nel quartiere di Malá Strana fin dagli inizi del XVI secolo. L’italiano aveva promesso che l’avrebbe sposata, ma rimandava sempre il giorno delle nozze adducendo motivi vari, tra cui i suoi lunghi e frequenti viaggi di lavoro. Da uno di questi viaggi l’italiano non tornò più, e la donna, ormai avanti negli anni e schernita da tutti, impazzì e decise che al ritorno dell’amante lo avrebbe ucciso. Mise allora sulla sua porta il simbolo della bilancia, tradizionale emblema della giustizia, a indicare la legittima punizione che lo attendeva.

Ritorniamo sui nostri passi e prendiamo la Via Nerudova, sicuramente la via più nota di Praga, che sale verso il castello con i suoi palazzi storici ricchi di simboli.

Al n. 6 di questa via, un piccolo palazzo barocco riporta il disegno di un’aquila rossa con le ali spiegate e le zampe appoggiate su un promontorio dello stesso colore. L’aquila ha una simbologia molto complessa e varia, ma quella rossa in particolare è un simbolo solare di autorigenerazione. Si credeva, infatti, che questo animale una volta anziano avesse il potere, attraverso un doloroso processo, di rigenerarsi bruciando le sue ali e il velo che le copriva gli occhi al calore del sole, e dopo essersi immersa tre volte in una fonte tornava ad essere giovane e vigorosa.

Poco distante, al n. 11, ritorna il colore rosso e il simbolo dell’agnello sul palazzo “U červeného beránka”. L’agnello, simbolo per eccellenza di innocenza e mansuetudine, è indissolubilmente legato alla tradizione Cristiana e riferito al sacrificio di Cristo. Il Rosso è il simbolo del martirio necessario alla redenzione, ma anche della natura divina. Siamo nell’ultimo tratto della Via Reale che equivale all’ultima parte della Grande Opera alchemica, dove predominano i colori rosso e oro.

Nel 1705 il famoso architetto ceco-italiano Jan Blažej Santini Aichel acquistò su questa via due case, rispettivamente ai numeri 14 e 16. Quest’ultimo edificio è chiamato “U zlaté číše”, per via del simbolo di un calice dorato che sovrasta l’entrata. Prima di Santini nell’edificio vissero anche il maestro orafo Jan Schumann e lo scultore e stuccatore barocco italiano Giovanni Pietro Palliardi. Sicuramente il simbolo del calice sull’edificio indicava il mestiere di orafo di uno dei suoi proprietari, ma il calice, come è risaputo, ha un simbolismo molto ricco e può essere l’emblema dell’immortalità e contenitore del principio di vita eterna.

Continuando a salire, al n. 26, troviamo un’altra aquila, ma al contrario di quella rossa più sotto, questa è posata a terra con le ali chiuse ed è completamente d’oro. Forse rappresenta la conclusione del processo di rigenerazione e perfezionamento alchemico iniziato al n. 6.

Una grande chiave e una ruota, entrambe d’oro, ornano le facciate degli edifici ai numeri 27 e 28, mentre al n. 35 un essere alato sembra indicare qualcosa a chi percorre la via… Chissà se ha qualcosa in comune con quello all’inizio del cammino, al n. 29 di via Celetná…

A quest’altezza della via Nerudova, in pochi metri sono concentrati una serie di interessanti ed enigmatici simboli. Al n. 41 un magnifico leone rosso stringe in una zampa un calice d’oro contenente l’elisir di lunga vita. Come abbiamo detto siamo quasi alla fine dell’Opera, rappresentata dal leone rosso che in alchimia indica la materia rossa dimorante sul fondo del vaso alchemico prima della sublimazione e del suo perfezionamento finale, terzo grado dell’iniziazione collegato al Fuoco.

Ma ancora non tutto è compiuto, e il rischio di fallire nella Grande Opera è reale. Il leone, infatti, tiene la testa rivolta all’indietro come se stesse guardando l’altro simbolo che si trova sull’edificio adiacente, al n. 43: un inquietante crostaceo verde. È il segno zodiacale del cancro che indica il Solstizio d’estate e il diminuire progressivo della luce. La pulsione vitale non è ancora completamente sotto il dominio della ragione. È lo stesso animale presente nel XVIII Arcano Maggiore dei tarocchi, “La luna”, e simboleggia le temibili forze dell’inconscio che l’iniziato deve sempre tenere a bada.

Il nostro viaggio finisce al n. 47 della Nerudova, presso la casa “U dvou slunců”. L’edificio in cui visse il poeta Jan Neruda, dal quale la strada prende il nome, è decorato con un simbolo particolarmente bello e complesso che indica la conclusione della Via Reale e, al tempo stesso, simbolizza la realizzazione dell’Opera degli alchimisti. Due soli dal volto umano, simili ma non perfettamente identici, all’interno di una cornice di pietra alle cui estremità due volti di profilo guardano in direzioni opposte. Tra i due volti, e sopra ai due soli, un altro volto umano in pietra domina la scena. Sotto, in lettere dorate, la scritta “IHS” sovrasta un cuore, sempre d’oro, dal quale scaturiscono delle fiamme. A questo punto del percorso il lettore attento, dotato di volontà, buona intuizione e magari di un vecchio libro di alchimia saprà sicuramente decifrare questi simboli affascinanti e il misterioso insegnamento che celano.

di Mauro Ruggiero

L’articolo è stato pubblicato su “Progetto Repubblica Ceca”

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