La strada che si estende per circa un chilometro e collega la piccola stazione di campagna al luogo dove Miloš, il castellano, mi aspetta, è costeggiata da betulle e aceri già vestiti d’autunno che si alternano a zone ombrose e fitte di pini e abeti i quali, in un silenzio insolito per chi vive in città, emanano un profumo di bosco fresco e intenso nell’aria quieta della sera. Mi trovo a Lázně Kynžvart, un piccolo centro abitato nel distretto di Cheb, situato a circa 30 km dal confine con la Germania. Il paese conta poco più di 1000 abitanti ed è ubicato nella regione di Karlovy Vary, poco lontano dalla nota località termale di Mariánské Lázně. Questa rinomata regione ricca di sorgenti termali è dominata dalla Slavkovský les, una riserva naturale che conserva una paesaggio affascinante e incontaminato che ha ispirato i quadri suggestivi e misteriosi di molti pittori del Romanticismo. Vista la sua posizione geografica e le caratteristiche di questo luogo, non sorprende che proprio a Lázně Kynžvart, uno dei personaggi politici più potenti e influenti del XIX secolo, abbia scelto di fissare la sua residenza estiva: il principe Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich, diplomatico e politico austriaco che rivestì la funzione di Ministro degli Esteri e Cancelliere dell’Impero austro-ungarico sotto gli imperatori Francesco I e Ferdinando I. Tra i teorici della realpolitik, Mettrnich fu un abilissimo negoziatore e sostenitore di una politica reazionaria e conservatrice, e le sue idee ebbero molto peso in occasione del Congresso di Vienna, che decretò il ritorno all’ancien régime e diede il via al periodo della Restaurazione.
Estasiato dallo splendore della natura che mi circonda, arrivo davanti all’armonico complesso architettonico in stile neoclassico: il Castello del Principe Metternich, oggi proprietà dello Stato ceco e museo tra i più belli, interessanti e ricchi della Repubblica Ceca.
L’attuale castello (Zámek Kynžvart) sorge sulle rovine di costruzioni precedenti di cui la più antica risale al XIII secolo, ma a partire dal 1630, la sua storia si intreccia con quella della famiglia dei Metternich che lo possiederà fino al 1945. Il suo proprietario più noto, Klemens Wenzel von Mettenich, fece ricostruire il Castello in stile neoclassico dall’architetto Pietro Nobile tra il 1821 e il 1839. Per i costosi lavori di ricostruzione, Metternich si fece prestare una ingente quantità di danaro dal famoso banchiere Salomon Rothschild, per una spesa che oggi equivarrebbe a circa 46 milioni di Euro.
Miloš mi attende all’ingresso di questo suggestivo edificio per una visita serale alla biblioteca del Castello accordatami in via del tutto straordinaria. Ma prima di accompagnarmi all’interno, mi propone una visita del grande parco che circonda il Castello, voluto dallo stesso Metternich e commissionato all’architetto viennese Riedl. In quest’ oasi di ordine e pace si trovano tre piccoli laghi, e sulla riva di uno di questi sorge un antico birrificio fondato nel 1606.
la statua di Diana, la Sorgente del Leone e la Cappella della Santa Croce costruita nel 1835 in stile neogotico, sono solo alcune delle bellezze che è possibile ammirare in questo grande giardino all’inglese.
Entriamo nel Castello e saliamo lo scalone principale che porta al primo piano, il castellano si offre di farmi da guida tra le 25 stanze di questo piano, molte delle quali sono adibite a museo e visitabili durante il giorno. Sulla parete i quadri ad olio degli Imperatori Francesco I e Ferdinando I d’Austria e del padre di Klemens: Georg. Nella prima stanza si trova un grande vaso regalato a Metternich dallo Zar di Russia Alessandro I e in un’altra piccola sala una cristalliera con dentro una serie di cimeli appartenuti a Napoleone Bonaparte e il bacile da questi usato per lavarsi a Sant’Elena. La sala successiva conserva lo studio del Cancelliere alle cui pareti sono affissi i ritratti delle sue tre mogli, ma il pezzo più importante della sala è un grande e massiccio tavolo sul quale vennero firmati gli storici trattati nel corso del Congresso di Vienna del 1814-15. Attraversata questa sala si passa alla biblioteca di Richard, figlio di Klemens e illustre diplomatico. La biblioteca ospita circa 6000 volumi ed è dotata di un passaggio segreto nascosto dietro una parete di libri finti. Attraversata la Sala Verde e quella del Biliardo, si arriva al salone principale: un ampia sala con un imponente quadro del Cancelliere. Il salone ospita alcune statue commissionate da Metternich ad Antonio Canova, la più bella delle quali rappresenta Amore e Psiche. Dopo gli ori e la maestosità della Sala da Pranzo, i meravigliosi quadri del Salone dei Fumatori, la Stanza della Musica e quella Orientale, in ciascuna delle quali sono conservati capolavori d’arte straordinari provenienti da vari paesi, si arriva nella magnifica Biblioteca: una tra le più ricche della Repubblica Ceca. In questo luogo magico che raccogli tesori inestimabili sono conservati 1825 manoscritti e circa 4 mila stampe rarissime. Molto del materiale librario qui conservato proviene dall’antica biblioteca benedettina del Monastero di Ochsenhausen. 29 mila fascicoli e oltre 42 mila volumi in varie lingue e su tutto lo scibile umano, costituiscono questo luogo di sapere eccezionale il cui documento più antico è un frammento del Pentateuco risalente all’VIII secolo. Vi sono inoltre conservati due manoscritti di San Bernardo di Chiaravalle del XII secolo e preziosi e rari testi di magia, occultismo e alchimia dei secoli XVII e XVI.
Alcune stanze formano invece il Gabinetto delle Curiosità che costituisce uno dei musei più antichi d’Europa visitato fin dal 1828 dai cittadini della zona.
In una di queste stanze sono conservati due tavoli appartenuti allo scrittore Alexandre Dumas che Metternich aveva conosciuto a Parigi e col quale aveva stretto una profonda amicizia. Migliaia di oggetti provenienti da tutto il mondo sono conservati in questo luogo: reperti archeologici greci e romani (alcuni provenienti da Pompei) e altri manufatti provenienti dal Messico, dal Perù, dall’Egitto e dall’estremo Oriente. Sarebbe impossibile elencarli tutti. Tra questi anche un amuleto magico appartenuto a Lord Byron e addirittura una reliquia di Rodrigo Díaz de Vivar, meglio noto come: “El Cid Campeador”. In pochi altri spazi così piccoli al mondo sono conservati così tanti oggetti carichi di fascino, storia e mistero.
Nel castello sono conservate anche le collezioni di Karel Huss, ultimo boia di Cheb, uomo colto, collezionista di antiche monete e altro, che vendette le sue collezioni ai Metternich nel 1859.
Mi avvicino alla fine di questa splendida visita ma mi restano ancora da vedere i due luoghi più sacri e pieni di energia di questo incredibile Castello ai confini della Repubblica Ceca. Uno è la splendida e ricca Cappella di Sant’Antonio di Padova, con il suo altare donato ai Metternich da Papa Gregorio XVI e rivestito di marmo proveniente dalla Basilica romana di San Paolo Fuori le Mura. Nella Cappella, insieme ad altre opere d’arte, si trova anche la “Deposizione dalla Croce” del pittore italiano Luca Giordano. L’altro è l’ultima stanza del Castello situata nell’ala più remota dell’edificio e che riserva la sorpresa più grande. Qui sono conservati due sarcofaghi egizi donati a Metternich dal vicerè egiziano Muhammad Ali. In uno di questi, antico di 3500 anni e decorato con lo scarabeo sacro, le raffigurazioni di Iside, Osiride, del dio dei morti Anubi e altri geroglifici tratti dall’antico Libro de Morti, riposa la mummia dello scriba e sacerdote Quenamun. Chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che un giorno il suo corpo sarebbe stato portato dalle sabbie dell’Egitto alla selva Boema.