Il 28 ottobre 1922 è passato alla storia come il giorno della fatidica Marcia su Roma, manifestazione in cui decine di migliaia di militanti del Partito Nazionale Fascista, guidati da Benito Mussolini, si sarebbero diretti sulla capitale del Regno allo scopo di obbligare il Sovrano a lasciare al partito la guida politica del Paese, minacciando, in caso contrario, l’uso della forza. I fascisti riuscirono due giorni dopo ad ottenere da Vittorio Emanuele III l’incarico di formare un nuovo governo nella persona di Benito Mussolini, sancendo così la fine dello stato liberale. La marcia su Roma viene ricordata su molti manuali di storia come un „golpe“ rivoluzionario e anticostituzionale effettuato a scopo di distruggere il sistema statale preesistente. Ma al di là dell’opinione comune sull’evento formatasi in seguito alla caduta del regime, e di una analisi storica che ha privilegiato alcune fonti rispetto ad altre, come sono andate veramente le cose?
A gettare nuova luce su quei giorni di grande fermento per la nazione è uno storico dal curriculum accademico internazionale, e scrittore d’eccezione: Aldo Alessandro Mola, Medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte, che nel suo libro: Mussolini a pieni voti? Da Facta al Duce. Inediti sulla crisi del 1922 fa quello che dovrebbe essere sempre l’obbiettivo principale dello storico, ovvero rimanere imparziale e scoprire la verità dei fatti celata dietro le opinioni.
Attraverso un’attenta analisi di una copiosa mole di documenti (di cui moltissimi inediti) come i verbali del governo Facta e dei primi due mesi del governo di Mussolini, il Diario della Casa Militare del Re ecc, il libro di Aldo A. Mola sostiene, forte di questa documentazione, che contrariamente all’opinione comune, la marcia su Roma non solo non ebbe luogo il 28 di ottobre del 1922, ma non vi fu affatto. Quel giorno – secondo la tesi sostenuta da Mola e ampiamente documentata- il presidente del consiglio dei ministri, Luigi Facta, si dimise; il 30 ottobre Vittorio Emanuele III affidò a Mussolini l’incarico di formare il governo che comprese fascisti, nazionalisti, liberali, popolari, democratici, cattolici e nazionalisti in una coalizione nazionale senza precedenti. Quando gli squadristi fascisti entrarono a Roma nella notte tra il 30 e il 31 ottobre, non era loro intenzione espugnare la città e, soprattutto, Mussolini sedeva già alla Presidenza del Consiglio. Non vi fu nessuna Marcia su Roma, se con questo si intende l’assalto dei fascisti per imporsi sui poteri costituiti, né vi fu la resa dello Stato di fronte al potere dello squadrismo. Il I° novembre, le squadre fasciste ripartirono dalla capitale su treni speciali dopo una sfilata “rumorosa ma pacifica da Piazza Venezia alla Stazione Termini”. Mussolini si presentò al Parlamento con il suo programma che fu approvato a pieni voti!
Il 28 di ottobre non coincise con la fine dello Stato liberale, né fu subito regime. Il fascismo occupò con grande abilità politica e un certo opportunismo gli spazi lasciatigli liberi dai suoi avversari e via via dilagò, ma non arrivò mai ad immedesimarsi con lo Stato, che di fatto rimase monarchico, né con gli italiani. I verbali dei governi Facta documentano la parabola dell’esecutivo dal febbraio alla fine di ottobre 1922. Gli squadristi, a Roma, marciarono in onore di un governo di coalizione nazionale, salutati dal Re attorniato dai ministri della Guerra e della Marina niente affatto fascisti. Il volume di Mola documenta i limiti e il fallimento dell’azione personale di Luigi Facta che con la sua condotta creò un vuoto di potere politico colmato dall’azione di Vittorio Emanuele III al fine di risolvere la crisi, e propone una preziosa documentazione inedita sui motivi che spinsero il Sovrano ad incaricare Mussolini di formare il governo. Cosa accadde dopo, allora nessuno poteva prevederlo.
Edizioni del Capricorno, Torino, 2012, pp.376 collana „Fonti per la storia d’Italia“.Mussolini a pieni voti? Da Facta al Duce. Inediti sulla crisi del 1922
Aldo Alessandro Mola
(Cuneo, 17 aprile1943) è stato preside in alcuni licei dal 1977al 1998. Nel 1980 riceve la medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. Docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano, è, dal 1986 direttore del Centro per la storia della Massoneria e dal 1992, contitolare della cattedra “Pierre-Théodore Verhaegen” dell’Université libre de Bruxelles. E’ direttore del Centro Europeo Giovanni Giolitti, presidente del comitato cuneese dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e dell’Associazione di studi sul saluzzese e presidente del Centro studi Mario Pannunzio di Alessandria. Mola ha organizzato numerosi convegni di studi, specialmente per il Ministero della Difesa. Direttore di collane di storia per vari editori, è, dal 1967 autore di saggi. Nel 2004 riceve dalla Presidenza del Consiglio dei ministri il Premio alla Cultura.