Ci batte nei petti, lui da sempre il tamburino della prima linea, per ricordarci che il piombo porta alla tomba, che sono logici i ritorni matematici nel circolo della storia; che la guerra non è una speranza di dominio, né un vestito militare per ammirar medaglie, né una tromba d’assalto certissima nella gloria: ma dolore, putrefatta e misera esistenza si fosse anche tra i vincenti.
Bubola, ci congiunge e ci unisce e ci scaraventa in aria bestemmiando per la rovina di questa umanità. E oltraggia i portatori delle colonne immobili del disamore, la sua cultura classica è affine al romantico, tenta di avvelenare quelle invisibili larve che gridano per farci avere un cuore disonesto.
Ce lo dice, di alzare gli occhi perché nessuna luce è eccessiva. Di uscire da questa penombra mortale volutamente di conflitto.
E che dovremmo dirlo ai colpevoli: ci stiamo lasciando disperdere per un’abbondanza d’amore.
Bubola ha viaggiato negli uditi sottili degli indiani, nell’umido fumo della carne di Sand Creek e ha discusso con loro mentre bruciavano. Ah, i massacri uniti, e quelle frecce mute verso le stelle. Ancora ruotano in orbita come sentinelle nell’universo.
Bubola è stato in mezzo ai mali invisibili dell’anima, messi nelle nostre vite come fossero libri santissimi e inevitabili, per rispondere persino con dolcezza: portando rose o cieli messi a tappeto; o prati verissimi veramente lontani dal dolore.
E non ha mai pensato di disertare ma ha affaticato, incalzandolo con un ritmo di chitarra, il nostro
Quanti raggi, nuvole vive e chimere, sono nati dalle sue dita callose; quanti saltarelli, per le marce dei matti a piedi nudi sulla polvere; quanti echi disperati dalle montagne, che pur hanno da lontano una quietezza.
E poi quel punto interrogativo dal Supramonte, così intimo e sacro: una ninnananna lenta che ancora domina su ogni violenza.
E per noi, selvaggi occidentali, per le nostre cupe mani, la nostra vita peccatrice, Bubola ha voluto movimentare il destino, provando a mettergli davanti un telo disarmato e una musicale sentenza di pace.
E infine i suoi colloqui coniugali, profondi e indivisibili pieni della voglia di morire dentro a una felicità, con un desiderio sano e preparato alla gioia, forte e imbattibile come fosse un cavaliere d’armi, un romantico corteggiatore-
Bubola è da sempre il nostro avvisatore, l’innamorato sincero che abbiamo.