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Musicafé, suoni dal Mondo. N.2. Do l’anima, ovvero il tratteggio universale di Alberto Fortis

Inizia la musica e si aprono le colombe e ci tolgono le maschere e prendono dal petto, di ognuno, il cuore. E ci portano in altro luogo, quasi a volerci tranquillizzare: “non è quello che state vivendo il tratteggio universale, quella infinita infinità disegnata da Dio”.

E io ancora una volta lo so che Alberto non scrive canzoni ma Bellezze.

Si va ben oltre la composizione poetica e ben oltre quella musicale: oh sì un disco di gran classe, raro, e ad ascoltarlo non sembra possibile vi potrà essere dell’altro nel futuro di talmente bello.

Sembra davvero impossibile che l’illuminazione a volte possa toccare all’umano: e ci si chiede anche come sia pensabile che questo capiti a un musicista e non a un filosofo: quest’ultimo preposto per mestiere allo scandaglio dei significati della vita.

E così si mescolano le convinzioni, e così ci si rimette in discussione cantando.

Non ha mai smentito la sua spiritualità Alberto, sia che parli di amicizia che di amore che di fratellanza universale: la sua anima è la fiammella autentica che indica il nesso che noi ancora non comprendiamo con l’Illimitato.

Musicalmente è anche questo un lavoro evoluto: e non mi sorprende. Nel caso, doveste volere garanzie sulla grandezza del Musicista e del Poeta Fortis andate a riascoltarvi “Tra demonio e santità” giusto per indicare un titolo: quell’opera è quanto di più sorprendente sia stato creato nel secolo. E non solo in campo musicale.

Oggi, con “Do l’anima”, ritrovo Alberto in tutta la sua sapienza, lo ritrovo sempre pronto a farmi vedere quale necessario percorso devo intraprendere, per sanificare il mio cammino terreno.

Io, oggi, ascolto “Do L’anima” e ci piango, tanta è la gioia, tanta è la rivelazione neanche molto nascosta nei suoi versi. E io lo aspettavo, perché lui mi ricorda, cantando, ogni passaggio che devo alla vita.

Sì, una buona recensione musicale dovrebbe necessariamente parlare della struttura armonica così come della melodia. Ma Signori qui non si sta trattando di una operazione discografica, Alberto non l’ha mai compresa e neanche io: per solidarietà sentimentale. Dunque lasciatemi perdere, sì ascolto i violini la batteria la voce, ma più ancora intendo la rivoluzione che devo compiere. Lui con questo disco tratta anche della mia vita.

Per supplica d’amore gli scrivo: ho avuto la fortuna di guardarti, Alberto, per come aprivi le braccia verso l’aria, simulando il volo degli uccelli; ho avuto la fortuna di guardarti, per come pregavi con il solo corpo. Ho avuto la fortuna di conoscere l’immenso che custodisci nel cuore.

Voglio alzarmi, ancora, anche io come te Alberto, tienimi la mano. Lo hai fatto per oltre trenta anni. Lo so che non la lascerai, adesso, in questo momento. Perché io ne ho umanamente bisogno.

Di: Michele Caccamo

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