L’Istituto Italiano di Cultura di Praga. Note storiche
Mauro Ruggiero
L’Istituto di Cultura Italiana di Praga nasce nel giugno 1922 con lo scopo di
diffondere e approfondire la conoscenza della cultura italiana in Cecoslovacchia e di organizzare reciproci rapporti intellettuali e artistici fra l’Italia e la Cecoslovacchia con tutti i mezzi adatti a tale fine. (art. 3 dello Statuto Sociale).
La creazione dell’Istituto fu resa possibile grazie all’impegno di accademici ed intellettuali cecoslovacchi ed italiani residenti a Praga e dai finanziamenti dei governi italiano e cecoslovacco. Tra gli intellettuali italiani promotori del progetto, particolarmente attivo fu Giani Stuparich, primo lettore di Lingua e Letteratura Italiana all’Università Carlo IV di Praga, dal 1921 al 1922. L’Istituto fu inaugurato ufficialmente il 2 marzo del 1923 alla presenza del Ministro d’Italia Antonio Chiaromonte Bordonaro e del Ministro degli Esteri cecoslovacco Edvard Beneš. Lo stesso Presidente della Repubblica Cecoslovacca, T.G. Masaryk, contribuì con una donazione in danaro per sostenere la nuova istituzione. All’inizio della sua attività, l’amministrazione dell’Istituto di Cultura Italiana si avvalse di importanti personalità della cultura e della politica dei due Paesi, e solo dal 1945 in poi l’istituto venne gestito direttamente dallo stato italiano con la nomina di direttori italiani. L’Istituto ha più volte cambiato sede nel corso degli anni fino a stabilirsi nell’attuale edificio nel quartiere di Mala Strana, legato alla storia della comunità italiana presente in Boemia fin dal Rinascimento.
La prima sede dell’Istituto Italiano di Cultura si trovava a Praga 2 in via Ječna n. 26. Nei primi due anni di attività dell’Istituto, venne creata una biblioteca che utilizzò i fondi ad essa destinati per acquistare libri in lingua italiana che, insieme alle donazioni fatte all’istituzione da personalità del mondo politico e accademico, costituirono il primo nucleo della sua collezione libraria. Dal maggio 1926 al dicembre dello stesso anno, direttore responsabile della Biblioteca fu Bindo Chiurlo, professore di letteratura italiana presso l’Università praghese Carlo IV e vicepresidente dell’Istituto, che insieme a Oscar Zaccaria, anch’egli lettore presso l’Università Carlo IV, si incaricò del lavoro sia tecnico, sia amministrativo. Dal dicembre 1926, la direzione della Biblioteca venne assunta da František Praus, segretario al Ministero cecoslovacco della Pubblica Istruzione e consigliere dell’Istituto.
Tra il 1930 e il 1931, la sede dell’Istituto fu trasferita in via Jungmannova 38, sempre a Praga 2, dove rimase fino al 1942, quando l’Istituto fu trasferito presso la sede dell’antico ospedale della Congregazione Italiana di Praga che, al suo scioglimento durante la Seconda Guerra Mondiale, lasciò lo stabile di Mala Strana e la Cappella degli Italiani nella Città Vecchia, allo Stato Italiano. Attualmente la sede dell’Istituto è ancora in questo splendido edificio del XVII sec. ubicato tra le vie Vlašská e Šporkova ai piedi della collina di Petřin. L’edificio fu ristrutturato nel 1942 a spese della colonia italiana in Cecoslovacchia e i lavori di restauro vennero affidati all’architetto Venceslao Beran. L’Istituto, che fin dal 1938 era diretto dall’illustre Ettore Lo Gatto, per iniziativa del Console Generale Casto Caruso, e con approvazione della comunità italiana, fu anche adibito a “Casa d’Italia”.
Durante la guerra, per un breve periodo di tempo, le attività dell’Istituto cessarono poiché la sede fu messa a disposizione della Croce Rossa Italiana per offrire alloggio ai prigionieri italiani reduci dai campi di concentramento nazisti. Dal 1945 l’Istituto passò sotto il controllo del Ministero degli Affari Esteri italiano e, fino al 1950, le attività di promozione della lingua e della cultura italiana continuarono senza interruzioni. Con l’avvento del comunismo, le istituzioni culturali occidentali non furono sempre ben viste dal governo, ma l’Istituto di Cultura Italiana riuscì a mantenersi in attività grazie alla sua biblioteca. Aggirando la legge e assumendo la denominazione di “Biblioteca Italiana”, l’Istituto poté continuare, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il suo ruolo di promotore dell’italianità in Cecoslovacchia con attività che spaziavano dal cinema all’organizzazione di corsi di lingua. In questo periodo la Biblioteca si arricchì dei fondi lasciati ad essa in eredità dalle altre associazioni culturali italiane chiuse all’avvento del regime, come, ad esempio, il “Comitato Dante Alighieri” di Brno. Alla fine degli anni Settanta, il controllo del governo cecoslovacco limitò le attività culturali dell’Istituto tra cui anche i prestiti di materiale librario concessi solamente a coloro i quali ne facessero espressa richiesta per uso professionale. Questa situazione perdurò fino al 1989, quando con la Rivoluzione di Velluto e la caduta del muro, il Paese si riaprì all’Occidente. Altri eventi tuttavia concorsero a cambiare il volto del Paese come la separazione del dicembre 1992 che vide la nascita della Repubblica Ceca e della Slovacchia, ma le attività dell’Istituto Italiano di Cultura (questo il nome ufficiale che risulta nei documenti a partire dagli anni Novanta) poterono proseguire senza problemi e l’Istituto potè continuare, così come fa ancora oggi, ad essere il punto di riferimento per studenti, accademici e semplici appassionati della lingua italiana in questo Paese, così come per la comunità italiana residente in Repubblica Ceca. Con le sue attività volte alla promozione della lingua e della cultura italiana, l’Istituto Italiano di Cultura di Praga si configura come istituzione attiva nell’opera di attuazione degli accordi culturali in vigore tra l’Italia e la Repubblica Ceca, siglati a Praga per la prima volta il 18 maggio del 1971 e rinnovati nel corso del 2011 dai due governi, volti a garantire un’intensa attività di cooperazione tra i due paesi nel campo dell’istruzione, della scienza e della cultura per favorire una sempre migliore conoscenza e comprensione reciproca tra i rispettivi Popoli.