Il giardino delle statue colorate di metallo si trova accanto al museo privato di mineralogia, con il quale è tra l’altro in stretta simbiosi, che è stato fondato nel 1982 e porta il nome della madre di Stagnaro. Su questo terreno non molto grande che si stende su un lieve pendio dietro la casa, è nata un’originale galleria a cielo aperto con sviluppo caotico ed elementare – „Il Parco delle Bombosculture“, in cui un certo ordine viene rappresentato solo dai stretti vialetti tra i gruppi di statue e dalle due „torri quadrate panoramiche“ di metallo, sulle quali si può salire con delle ripide scale. Da lassù, appoggiati alla bassa ringhiera, possiamo ammirare a pieno l’intrico delle strane figure saldate (trattate con intensi colori segnaletici) tra le quali cammina superbamente e un po’ patafisicamente l’oca Titta, l’unico abitante realmente vivo, nonché „guardiano e difensore“ di questa foresta metallica. Sicuramente nella produzione di questo autore italiano non professionista si possono notare dei paralleli e dei legami con Ha Schult (nato nel 1939) rinomato artista concettuale, che proponeva „l’arte d’azione“, sviluppatasi dai rifiuti domestici a cavallo degli anni sessanta e settanta a Berlino e altrove, come protesta contro la società dei consumi che produce a velocità pazzesca un’incredibile quantità di rifiuti, trasformando gradualmente la natura in un deserto invivibile. Il senso e il risultato finale dell’opera creativa di Stagnaro hanno però un carattere diverso in quanto non derivano dal timore ecologico di una contaminazione ambientale dai rifiuti metallici, sebbene anche questo motivo potrebbe essere direttamente sostenuto poiché Angelo Stagnaro più di chiunque altro, grazie al suo intenso interesse pluriennale per la geologia e la mineralogia topografica, è penetrato nella struttura della terra e ha conosciuto del tutto scientificamente i valori nascosti nel terreno sotto la superficie, i quali sono altrettanto minacciati dai vari processi industriali. Non a caso nel 2003 ha ricevuto il premio dell’architetto Yvon Palazzolo per il suo sostegno instancabile alla ricerca scientifica in campo archeologico, geologico ed etnografico della Liguria.
Dopo il sogno irrealizzato, Stagnaro ha trovato consolazione nella produzione artistica. Le prime creazioni di ferro sono nate nel 2000. Inizia dunque a creare nel periodo che per lui era senza dubbio difficile, in quanto si erano definitivamente dissolte le speranze di costruire ed ampliare il museo di mineralogia al quale si era dedicato intensamente per vari anni. Il progetto prevedeva tra l’altro che gran parte del giardino di casa sua sarebbe stata occupata dall’edificio espositivo. Il sogno è svanito ma per fortuna l’autentica attività creativa ha riempito il vuoto che ha lasciato, liquidando a suo modo l’impatto ambientale, sfruttando le straordinarie capacità ed esperienze di saldatore che Stagnaro ha acquisito durante il lavoro nei cantieri navali di Riva Trigoso, esprimendo allo stesso tempo la ricca fantasia, il senso per la realizzazione creativa e l’umorismo delicato che non lo ha mai abbandonato neanche nei momenti difficili della vita. I cantieri navali fondati nel 1897 si rifacevano alla gloriosa tradizione italiana di realizzazione di traghetti, navi mercantili, da crociera, da guerra (per es. incrociatori portaelicotteri) e transatlantici. Nel 1984 questi cantieri navali sono diventati parte della società Fincantieri che realizza imbarcazioni in collaborazione con i migliori designer e architetti italiani come per esempio il genovese Renzo Piano nel 1990. Stagnaro come saldatore e montatore di metalli lavorava nei cantieri in condizioni difficili e fisicamente impegnative e doveva conoscere alla perfezione tutti i tipi di saldatura che servono per unire i vari componenti principali e secondari di una nave nelle più svariate posizioni. Ha sfruttato a pieno queste sue capacità per poi reagire ai modelli soffocanti di unificazione culturale e alla tradizione artistica, creando con invasamento figure panottiche, storiche o mitologiche, con le quali da più di dieci anni riempie senza posa il proprio giardino. Angelo Stagnaro, scienziato appassionato e ricercatore, divulgatore di mineralogia, a sessant’anni diventa uno scultore altrettanto appassionato, un creatore originale di figure di metallo che al momento contano già più di 130 artefatti. Portano il nome di dei ma anche di personaggi famosi che l’autore ha rappresentato in modo alternativo e personale: Ariel, Lancillotto, Harun El Raschid, Diana, Baal, Hatsheptshut, Morgana, Rigoletto, Garibaldi, Gagarin e altri ancora.
„Non voglio essere solo una brezza leggera che lascia dietro di sé qualche foglia sulla strada“ ha scritto di sé Angelo Stagnaro. La produzione creativa che è diventata per lui indispensabile, ci convince del fatto che il suo intento gli sia veramente riuscito.
Testo e foto di Pavel Konečný
Collezionista di Art Brut
Traduzione dal ceco di Guido Sandroni