Sono rimasti pochi, ormai, i luoghi nei quali ancora oggi è possibile rivivere l’atmosfera autentica e ricca di suggestioni che caratterizzava la Praga inizi Novecento: città multiculturale e centro intellettuale di un impero, di un’epoca e di un mondo prossimi alla dissoluzione. Tra questi vi sono certamente le antiche birrerie cittadine e gli storici “café”.
Sono proprio questi ultimi, infatti, la manifestazione più tangibile dell’anima raffinata, e al tempo stesso decadente, della capitale boema: punto di riferimento importante nell’economia della nuova Europa e metropoli capace ancora di far convivere in armonia il presente, il passato e il futuro di una nazione e di un popolo. E proprio i caffè letterari praghesi, vere e proprie istituzioni culturali, sui cui tavoli sono state scritte alcune tra le pagine più belle e indimenticabili della letteratura mondiale del Novecento, saranno la meta di questo nostro breve viaggio.
I “café” si affermarono a Praga, e nelle capitali di tutta Europa, già nel Settecento come ritrovo dell’emergente borghesia che voleva distinguersi sia dall’aristocrazia, la quale si incontrava nei salotti privati, sia dalla classe proletaria che aveva nelle osterie il suo centro naturale di aggregazione. Già nell’Ottocento il termine divenne sinonimo di vita culturale e scambio di idee, ma anche luogo centrale nella vita economica e sociale della città. Intellettuali, scienziati e uomini d’affari sorseggiavano da tazze fumanti, a pochi centimetri gli uni dagli altri, quella bevanda da poco arrivata in Europa, tonica per il corpo e per lo spirito, di cui nessuno ormai poteva più fare a meno. Se agli inizi del XIX secolo a Londra si contavano circa 1000 “coffee house” e a Parigi addirittura 3000, anche a Praga, dove il primo “café” aprì le porte ai clienti nel 1714, la scelta su dove andare a leggere la stampa locale ed estera, o conoscere le ultime tendenze culturali, era certamente ampia. Se a Vienna, capitale dell’Impero, erano famosi il Café Landtmann – amato da Sigmund Freud e Gustav Mahler, – il Sacher o il Café Central ai cui tavoli solevano discutere, tra gli altri Karl Kraus, Alfred Adler e Stefan Zweig, anche sulle rive della Moldava la vita culturale si svolgeva nei numerosi “kavárny”, ciascuno dei quali si distingueva per la propria caratteristica atmosfera e clientela. Le caffetterie della multietnica Praga potevano annoverare tra i loro frequentatori intellettuali del calibro di: Gustav Meyrink, Max Brod, Jaroslav Seifert, Vítězslav Nezval, i fratelli Čapek, e l’immancabile Franz Kafka, che nelle giornate dei rigidi e lunghi inverni continentali sedevano a discutere e a scrivere sui tavoli del Café Louvre, del Café Arco, dell’Edison, del Continental, del Deminka… luoghi che hanno contribuito a formare la società e la cultura di un’epoca.
Agli inizi del Novecento la città boema era una fitta rete di circoli letterari che si riunivano nei locali più noti del centro. Tra questi gruppi di intellettuali c’era il Circolo di Brentano che si radunava intorno alla figura del filosofo e psicologo tedesco Franz Brentano. Anche Franz Kafka e il suo biografo e amico Max Brod parteciparono spesso a questi incontri tra il 1902 e il 1905, quando erano entrambi studenti universitari. Il Circolo si riuniva in una saletta del Café Louvre, vera e propria istituzione culturale cittadina, fin dal 1902, e ancora oggi attivo su quella che un tempo era la Ferdinandstrasse, oggi Národní třída. Kafka frequentò il Louvre con una certa assiduità fino al 1905, anno in cui Max Brod fu escluso dal gruppo. Con molta probabilità, fu proprio in questo caffè che lo scrittore del “Processo” conobbe, qualche anno dopo, Albert Einstein, frequentatore del locale nel corso del suo soggiorno praghese. Il più noto cenacolo di intellettuali dell’epoca era però il “Circolo di Praga”, nato già nel 1904 dal sodalizio di 4 ventenni: Oskar Baum, Felix Weltsch, Max Brod e Kafka. Dopo la diaspora di questi ultimi due dal Louvre, il Circolo di Praga scelse come propria sede il Café Arco all’angolo tra le vie Hybernská e Dlážděná, che aprì le porte nel 1907 e divenne la sede preferita degli scrittori d’avanguardia di lingua tedesca. Qui Kafka incontrò la giornalista ceca Milena Jesenská che, in seguito, diventerà sua traduttrice e amante. Ma Kafka era un grande habitué di caffè praghesi nei quali trascorreva molto tempo e, nel corso della sua vita, ne elesse vari di volta in volta a suoi preferiti, cambiandoli con una certa frequenza come altrettanto fece con le dimore in cui visse. Tra i molti ricordiamo il Savoy – che lo scrittore visitò assiduamente tra l’ottobre del 1911 e il febbraio 1912 – e il Continental, uno dei più grandi caffè praghesi, frequentato dalla borghesia tedesca e situato sul Graben (Na příkopě), non lontano dal Café Central, in cui era presente sempre una ricca selezione di stampa straniera.
Assiduo cliente del Café Continental era invece lo scrittore ed esoterista austriaco, autore di molti romanzi tra cui il famoso “Der Golem”, Gustav Meyrink, che con i suoi seguaci si riuniva nella “saletta degli scacchi” di questa antica “kavárna”, dove parlava di spiritismo e dei suoi esperimenti medianici.
Nel 1914 un altro importante caffè iniziò la sua attività: l’Imperial, una meraviglia dell’art déco, sede del Club Letterario Ceco e famoso, all’epoca, per i suoi biliardi.
Impossibile non citare il Café Slavia, di fronte al Teatro Nazionale, che aprì nel 1881. Clienti dello Slavia furono Bedřich Smetana, Vítězslav Nezval (che lo nomina anche in una sua poesia), Jaroslav Seifert… fino ai contemporanei Jan Werich e Václav Havel.
La Praga della Prima Repubblica era nota anche con il nome di “Piccola Parigi” proprio a causa del grande numero dei suoi caffè letterari che non avevano nulla da invidiare a quelli della capitale francese. Ma la grande stagione delle caffetterie praghesi finì durante il periodo comunista. Lo Slavia fu uno dei pochi che continuò la sua attività in questo periodo, anche se la sua estetica ne risentì molto, ma per la maggior parte degli altri iniziò una fase di decadenza e molti chiusero i loro battenti.
Il Café Imperial fu chiuso già nel corso della Seconda Guerra Mondiale e riaperto nel 1992. Dopo la recente ristrutturazione del 2007, durata due anni, ha ripreso (in via Na Poříčí n. 15), il suo magnifico aspetto di un tempo. Il Continental e il Central, dopo molti anni di esercizio, oggi non esistono più, mentre il Savoy (1893) che durante il comunismo serviva come luogo di reclutamento per le nuove leve della polizia, è stato finemente ristrutturato ed è ancora aperto nel quartiere di Malá Strana. Ha purtroppo cessato la sua attività anche il leggendario Café Arco che dagli anni ‘90 viene usato come mensa dal Ministero degli Interni.
Dopo la Rivoluzione di Velluto i caffè tradizionali praghesi (almeno quelli rimasti) hanno vissuto un nuovo periodo di splendore. La maggior parte di essi è stata riaperta e ristrutturata e ancora oggi attira turisti, personaggi della vita culturale ceca e semplici cittadini che in questi luoghi trovano, come una volta, uno spazio ideale per leggere, socializzare e rilassarsi. Ad essi se ne sono aggiunti molti altri arredati secondo gli stili e le mode più disparate, ciascuno con la sua caratteristica clientela. Da quelli hipster a quelli in stile anni ‘30 i café praghesi continuano oggi come un tempo a giocare un ruolo importante nella vita sociale, economica e culturale della capitale ceca.