La birra ceca è nota in tutto il mondo per la sua storia, tradizione e per il suo gusto inconfondibile. Non è certo un caso, quindi, che stando alle ultime statistiche i cechi si collochino al primo posto nella classifica mondiale per consumo pro-capite di questa bevanda. Ma ce n’è anche un’altra che, come dimostrano i numeri, piace particolarmente a questo popolo: il tè.
La Repubblica Ceca per consumo pro capite dell’infuso di questa pianta è tra i primi cinque paesi in Europa (270-280 gr all’anno). Tra il dicembre del 2012 e il novembre del 2013, distributori e negozi di tè del paese hanno acquistato 3.662 tonnellate di foglie provenienti principalmente da Cina, India, Giappone e Vietnam per un giro d’affari di circa 2,06 miliardi di corone.
Conosciuto in Oriente da millenni e commercializzato in Europa per la prima volta dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali agli inizi del XVII secolo, il tè è una bevanda sempre più apprezzata in tutto il mondo per le sue virtù, e in molti paesi un vero e proprio fenomeno culturale. Tra questi c’è anche la Repubblica Ceca dove l’amore per questa bevanda “è una realtà da oltre vent’anni e non una semplice moda passeggera, come dimostra il numero elevato, e in continuo aumento, di sale da tè e professionisti del settore”. È quanto sostiene Jaromír Horák, tra i maggiori esperti cechi di tè, che della sua passione per la bevanda ha fatto un vero e proprio mestiere. Horák è proprietario di una scuola di tè sull’isola di Kampa dove corsi per amatori e professionisti sono all’ordine del giorno. Inoltre è il promotore di “Čajomír” il festival nazionale del tè, una kermesse alla quale partecipano centinaia di curiosi e appassionati, che nel 2014 arriverà alla sua sesta edizione. Sono almeno un centinaio i negozi specializzati nella vendita di questo prodotto e oltre 250 le sale da tè (in ceco “čajovna”) presenti in Boemia e Moravia. Questi tranquilli e silenziosi luoghi d’incontro, spesso nascosti in qualche via secondaria, dal caratteristico arredamento in stile orientale fatto di tappeti e luci soffuse, con alle pareti fotografie di divinità indiane, cinesi, mandala o di coltivazioni della pianta nella lontana Asia, sono avvolti in un’atmosfera dove tra musiche di campane tibetane e altri strumenti esotici, il tempo sembra scorra più lentamente inebriato dagli odori di spezie e cullato dal tintinnio delle tazze di ceramica e dallo sciabordare dell’acqua nelle teiere di ghisa o terracotta. A frequentare le “čajovny”, ci spiega Horák, “data la loro particolarità di essere luoghi in cui non si vende alcool e non si fuma, all’inizio erano principalmente persone che cercavano un’alternativa ai classici ristoranti e alle “hospody” ceche, soprattutto giovani, ma non solo, poi la clientela si è evoluta e oggi è costituita da persone di ogni età ed estrazione sociale”. Ma se ancora oggi la čajovna è un punto di riferimento per giovani e studenti in cerca di tranquillità, per viaggiatori che davanti a un buon darjeeling o a un Lung Ching raccontano ai loro amici le esperienze di viaggio nel lontano Oriente, e per gli amanti della cultura alternativa infarcita di New Age e concezioni ambientaliste, sempre più spesso la sala da tè richiama anche uomini d’affari e manager che scelgono l’atmosfera distensiva di questo luogo per incontrare i loro clienti e discutere di lavoro. Non sorprende, dunque, che Richard Branson, l’imprenditore britannico multimiliardario fondatore della Virgin, abbia scritto nel suo bestseller “Il business senza segreti” (2008), che “Le conversazioni faccia a faccia sono molto più efficaci, e le videoconferenze sono sempre un ripiego rispetto a una tazza di tè bevuta insieme”.
Naturalmente da questi templi del tè sono bandite le classiche bustine di uso comune in casa. Queste, infatti, chiamate in gergo “dust” sono disprezzate dagli intenditori a causa del loro contenuto di bassa qualità che deriva dagli scarti e dai frammenti delle foglie essiccate, come dice la parola stessa. Non sorprendetevi, dunque, se tra le decine o centinaia di varietà di tè presenti in una čajovna, delle classiche bustine non ne vedrete nessuna.
Ma da dove nascono in Repubblica Ceca la passione e l’interesse per il tè e per la cultura che gli ruota intorno?
Secondo Horák, “È difficile trovare un motivo unico, ma è vero che durante il comunismo si sapeva poco dell’Oriente e ciò affascinava molto i cechi che per loro natura sono molto romantici. Quindi con la caduta del comunismo il trend dei viaggi in Oriente e, di conseguenza, delle čajovny in stile orientale prese piede”.
Ma la passione per il tè nelle Terre Ceche ha origini più lontane. Già alla fine del XVIII secolo, Jan Alois Svatojánský aveva a Praga la sua bottega di tè cinese presso la casa U Zlatého okouna.
Lo scrittore e giornalista ceco Jan Neruda menziona il tè in un suo scritto del 1876 e sulla bevanda aveva già scritto anche Karel Havlíček Borovský nel 1845.
La prima čajovna praghese fu aperta invece nel 1908 dallo scrittore, viaggiatore e collezionista di arte giapponese Joe Hloucha (1881-1957) che insieme a suo fratello creò a Praga una sala da tè giapponese in occasione dell’Esposizione Giubileo della Camera di Commercio. Alla fine della manifestazione la čajovna fu spostata nel Palazzo Lucerna, nel centro di Praga, anche grazie al supporto dell’Ing. Václav Havel, nonno del futuro Presidente suo omonimo. Da allora altre sale da tè, negozi e compagnie ceche di importazione della bevanda hanno visto la luce. La bevanda si diffuse rapidamente fino all’avvento del socialismo reale durante il quale, invece, stando a quanto dicono i cechi sarebbe un eufemismo chiamare “tè” quello che si trovava in circolazione nel paese in quel periodo. Dopo la caduta del regime il presidente Václav Havel ricevette a palazzo il maestro giapponese del tè Sosicu Sen XV, che diede un’esemplare dimostrazione della tradizionale Cerimonia Giapponese del Tè, davanti ad autorità politiche, appassionati e semplici curiosi. Ciò diede un forte impulso allo sviluppo della cultura del tè nel Paese e, non a caso, da quell’anno si può parlare di un vero e proprio boom di questa bevanda.
Tra le prime sale da tè praghesi aperte dopo la Rivoluzione di Velluto vanno ricordate: “U Čajovníka na Boršově”, “U zeleného čaje” in via Nerudova e “Dobrá čajovna” in Václavské náměstí che per lungo tempo ha mantenuto una certa prevalenza sul mercato. Dal 1991 in poi si sono moltiplicati i negozi specializzati dove è possibile acquistare tè proveniente da tutto il mondo, anche qualità particolarmente pregiate come il tè coreano, giapponese o i famosi “oolong” di Taiwan. Particolarmente interessante anche l’editoria sull’argomento. Sono molte, infatti, le pubblicazioni divulgative e specialistiche sul tè che ogni anno, oltre ad articoli su riviste e giornali, vengono pubblicate. Ma quali sono i tè preferiti dai cechi? Secondo Horák: “I cechi bevono principalmente tè aromatizzato alla frutta (Ovocný čaj), ma anche il tè verde è molto apprezzato e viene subito dopo”. Prima di concludere una raccomandazione. Se siete in čajovna e avete ordinato un tè, prima di berlo sentitene bene l’aroma, analizzatene il colore e poi soffermatevi ad assaporarne il retrogusto. Chiedetene le caratteristiche a chi con tanto amore e dedizione ve lo ha preparato. Come diceva lo scrittore Okakura Kakuzo: “Il tè è un’opera d’arte, e solo la mano di un maestro può renderne manifeste le qualità più nobili”. Ma, mi raccomando, se non vi hanno portato lo zucchero, non lo chiedete!