Giuseppe Vaccarini, presidente dell’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana (ASPI), annuncia l’apertura a Praga di una nuova sezione.
Mauro Ruggiero
Giuseppe Vaccarini, presidente dell’Aspi (Associazione della sommellerie professionale italiana) è giunto lo scorso 26 aprile nella capitale boema per presentare ufficialmente l’apertura di una sezione in Repubblica Ceca, con sede a Praga, dell’associazione italiana numero uno nel settore. Nel corso della conferenza stampa organizzata dall’Ambasciata d’Italia e dall’Istituto Italiano di Cultura, che si è tenuto in uno dei saloni liberty del centro fieristico di Praga Vystavíste nel quartiere di Holesovice, e nell’ambito della fiera agroalimentare “GastroFair,Vino&Delikatesy”, Vaccarini ha affermato che l’obiettivo della presenza stabile a Praga di una sezione dell’ASPI “Sarà quello di diffondere e valorizzare la cultura del vino nella Repubblica Ceca, in primo luogo attraverso l’organizzazione di corsi diretti alla formazione di sommelier professionisti, così come a semplici cultori del vino di qualità”.
Responsabili della sezione ceca dell’ASPI saranno il ristoratore Antonello Pranteddu; l’enologo, sommelier e viticoltore Piero Canapoli e la sommelier professionista Giuliana Dalla Longa.
Vaccarini, che nel 1978 ha vinto a Estoril (Portogallo) il Concorso per il “Miglior Sommelier del Mondo ASI”, ha inoltre sottolineato che “al momento la domanda di sommelier è molto superiore all’offerta, cosa che sta creando importanti ricadute anche sul mercato del lavoro”. Secondo i dati ufficiali, i sommelier accreditati di riconoscimenti internazionali sono solo quindicimila, in rappresentanza di sessanta paesi.
L’incontro si è svolto alla presenza dell’ambasciatore italiano in Repubblica Ceca, Aldo Amati, del presidente dell’Associazione sommelier ceca, Ivo Dvorak, del segretario generale della Camera di Commercio Italo-Ceca e di numerosi specialisti e operatori del settore. Una iniziativa di cui, come è stato sottolineato, non mancherà di avvantaggiarsi la produzione vinicola italiana, visto che in Repubblica Ceca – solitamente considerata una roccaforte mondiale della produzione e del consumo della birra – in questi ultimi anni la diffusione del vino di qualità ha fatto passi da gigante fra i consumatori, complice anche il costante aumento del tenore di vita degli abitanti.
Abbiamo incontrato il Presidente Vaccarini per fargli qualche domanda.
CB: Presidente, è appena tornato dal campionato del mondo 2016 che si è svolto quest’anno in Argentina, le chiediamo un commento a caldo su questa finale. Ci dica com’è andata per l’Italia e se i risultati ottenuti sono stati soddisfacenti per il nostro Paese.
GV: Nell’insieme il mondiale è andato bene: per il tipo di ospitalità, conoscenza del territorio, dei produttori, dei vini che si producono, dei contatti che si sono potuti prendere ecc. Erano presenti 60 paesi con 60 candidati. Anche la finale è stata entusiasmante, la regia ha lavorato molto bene, eravamo in un teatro e anche questo ha aiutato ovviamente a rendere più spettacolari le prove. Per quanto riguarda il vincitore, sicuramente la vittoria è stata meritata, aveva già vinto un titolo europeo, quindi questo ha solo confermato la sua bravura; per quanto riguarda l’italiano, penso che chi è stato scelto, è stato scelto bene, è stato un ottimo rappresentante della categoria, della nostra associazione, e anche dell’Italia, anche se purtroppo in questi contesti non sempre si può arrivare in finale, in semifinale o vincere. Per esempio, giusto per confortarci, il candidato francese che è arrivato secondo quest’anno, all’ultimo concorso mondiale non è nemmeno entrato in semifinale; la stessa cosa per il concorrente giapponese allo scorso campionato; questa volta purtroppo, per varie circostanze, è toccato a noi. Sono certo, però, che il nostro candidato se continuerà a partecipare ai concorsi, perché è molto impegnativo e sacrificante per chi lavora nella ristorazione, potrà sicuramente fare meglio in futuro.
CB: E l’ASPI invece come si contestualizza all’interno del panorama internazionale dei sommelier professionisti? Qual è attualmente il suo ruolo a livello mondiale?
GV: L’ASPI è un’associazione recente, ha solo 10 anni di vita, ha rimpiazzato un’altra associazione che prima era membro dell’ASI, la quale è uscita volontariamente, e che noi abbiamo rimpiazzato semplicemente perché in Italia era venuta a mancare un’associazione che tutelasse i professionisti. Veniva a mancare dunque una rappresentanza italiana in ambito internazionale, quindi quest’associazione è nata per tutelare i professionisti nel nostro Paese e per essere ancora rappresentativa a livello internazionale, per il semplice motivo che il professionista italiano è comunque, anche se forse meno quotato dei francesi, sicuramente molto valido, perché nel mondo la ristorazione che conta è gestita dagli italiani e questo va detto perché importante. L’altra cosa è che, a livello internazionale, l’Italia è un Paese che conta nel mondo del vino, quindi non potevamo essere fuori da certi giochi, non le pare? E poi venivamo anche da una presidenza italiana di otto anni più una direzione di altri tre anni, insomma undici anni di direzione presidenziale a livello internazionale, quindi non potevamo essere esclusi da questo contesto. Per questi motivi la nostra associazione è nata e da allora ha avuto la sua normale crescita, per quanto riguarda la professione nel nostro Paese e la professionalità dei nostri associati. Al livello di concorsi noi su 15 abbiamo avuto 3 vittorie, se contiamo anche un italiano che attualmente è svizzero, perché è sposato con una svizzera, saremmo a 4, perché la scuola è stata comunque la nostra, lui ha imparato da noi, quindi in effetti su 15, 4 vittorie sono italiane.
CB: Lei oggi ha fatto questa conferenza stampa qui a Praga, in Repubblica Ceca, in occasione del lancio di una sezione dell’ASPI in questo Paese. Da cosa nasce questa idea e quali sono le prospettive che si aprono con un evento del genere?
GV: L’idea non è una cosa nuova, perché già quando ero presidente dell’altra associazione -di cui non faccio il nome perché è come nominare l’ISIS per me!- avevo creato le sezioni straniere, in Germania, in Inghilterra e poi anche in altre zone, quindi per me non è una cosa nuova, poi avendo diretto appunto la presidenza internazionale per diversi anni, e avendo contribuito allo sviluppo di associazioni di diversi Paesi nel mondo, mi sembrava logico, visto la mia formazione mentale, che anche l’ASPI avesse questa apertura a livello internazionale, sia per le esperienze precedenti, ma anche perché oggi sempre di più non possiamo essere limitati solo all’Italia. Mi chiedo perché le altre associazioni non si interessino a collaborare con noi, con loro proposte, come a dire: “Siamo uniti e facciamo una più bella figura davanti a tutti”, così daremmo la possibilità a tutti gli associati professionisti di partecipare alla vita e alle attività internazionali.
CB: Le attività che saranno fatte a Praga sono mirate soltanto alla formazione di professionisti o ce ne saranno altre che ruotano attorno al mondo del vino in generale?
GV: Noi ci indirizziamo principalmente a chi vuole operare nel settore della ristorazione e per tutto quello che riguarda l’enogastronomia, però evidentemente è maturato un grande interesse verso la gastronomia e l’enogastronomia, anche in questi paesi dove per tanti anni non si è fatto nulla; adesso si sente questa esigenza, e quindi penso che si potrebbe avere successo nel proporre questi corsi di conoscenza, di avvicinamento al mondo del vino e della gastronomia in generale anche a persone che sono semplicemente degli appassionati.
CB: Cambiando argomento, ma rimanendo sempre comunque in tema di vino, com’è cambiata la posizione dell’Italia negli ultimi anni in merito a qualità e quantità di produzione rispetto a quelli che sono poi i nostri rivali di sempre come la Francia e i nuovi invece come, ad esempio, il Sud Africa, il Cile, la California e l’Australia?
GV: Ma guarda, dai dati che vedo io, negli ultimi anni l’Italia ha sempre avuto un crescendo, anche con la crisi, perché i vini italiani hanno qualche vantaggio, soprattutto quello di essere diversi dagli altri, a parte quei produttori che insistono a mettere il vino in barrique, perché è stata una moda prima, e lo è ancora un po’ adesso… Però noi abbiamo un assortimento che altri paesi non hanno, se lo sognano! C’è da lavorare un po’ di più e questa è la cosa negativa perché per far conoscere queste nostre produzioni in paesi dove non c’è cultura del vino è un po’ più impegnativo oggettivamente, ma noi contiamo molto sugli Istituti di Cultura come il vostro che possono aiutarci, darci una mano e dare una mano all’Italia nel far conoscere questi nostri grandi prodotti. I vantaggi sono, inoltre, il prezzo che sicuramente è più basso di quello dei francesi, un livello qualitativo che spesso e volentieri supera anche quello dei francesi, non su tutti però, i grandi sono i grandi! Lasciamoli dove sono,ma sono una minima percentuale, lo 0,5per mille forse. Su tutti gli altri, però, noi siamo nettamente superiori, sia come qualità che come prezzi, poi abbiamo un altro grosso vantaggio, che è oggettivo: ci sono molti italiani nel mondo e tra loro si danno una mano.
CB: Come vede il futuro della produzione vinicola italiana da oggi ai prossimi 10-15 anni?
GV: Mi sembra che la produzione continui a ridursi, sempre a favore della qualità, ma perché la gente beve molto meno, purtroppo, perché sono cambiate tante abitudini anche dovute a tante situazioni, perché il vino è stato purtroppo associato, per via dell’alcool, a bevande superalcoliche che sono quelle che la gente beve di più e che fanno male… quindi questo ci ha un po’ penalizzato e quindi anche la produzione del vino è in fase di riduzione, quanto non lo so dire, però un futuro in cui si possa ancora prevedere un risorgimento della viticultura è difficile in questo momento da pronosticare.
CB: Un’ultima domanda sulla figura del sommelier. La figura del sommelier negli ultimi anni decisamente è cresciuta molto, molti ristoranti sono diventati più sensibili, anche di livello non eccelso ma hanno cominciato ad utilizzare il sommelier. Come vede dunque l’evoluzione anche di questa figura professionale che comunque adesso è importante anche a livello internazionale, non solo nei classici Paesi come Italia e Francia?
GV: Si, al di là del professionista puro come magari a volte mi esprimo io, perché lo tengo come miraggio, deve essere così, poi è vero che non è eccezionale che sia solo quello, ma tante persone che abbiano un minimo di conoscenza e di cultura del mondo del vino, delle bevande, e che possa contribuire ad offrire un servizio di ospitalità degno di un Paese che ha una vocazione turistica come l’Italia.