La biografia di Henry Chambion[1] ci consente di mettere a fuoco un settore del nostro Risorgimento molto trascurato dalla storiografia nostrana, fino al 1976[2], in cui si cominciò a sottolineare l’incidenza della massoneria nel contesto democratico e laico del nostro Risorgimento. La casa di Chambion è già segnalata nel 1849-52, da delatori e testimoni nei processi per lesa Maestà istituiti all’indomani della Restaurazione leopoldina, quale centrale democratica e repubblicana in cui gravitavano gli uomini del Risorgimento pratese Jacopo Martellini, precettore fra gli altri di Piero Cironi, Antonio Martini, Ermolao Rubieri… Probabilmente il medico, in contatto con la massoneria della Francia repubblicana e le logge livornesi, anche sotto la Restaurazione toscana del 1849- 59 non cessò di frequentare i Fratelli fiorentini, livornesi, pistoiesi… che furono con lui, grande esperto di lavori latomici, coloro che risvegliarono la famosa loggia Concordia in Firenze nel 15 giugno 1861[3].
Nel 1863 Pulszky si trasferisce a Firenze, orgoglioso della sua sistemazione a villa Petrovitz, dove pare avesse soggiornato Lutero nel suo viaggio a Roma, continua un lavoro cospirativo con Frapolli. Nel luglio dello stesso anno, quando stava per aprirsi la III Assemblea massonica in Firenze, comunicò che << aveva contattato il dott. Pierazzoli, padre della massoneria toscana, dal quale era stato messo in rapporto con Enrico Chambion, un fratello molto attivo, istruito, l’anima della massoneria a Firenze, che gli era piaciuto assai. Annunciò un incontro a casa di questi prima della Costituente massonica e raccomandò che vi recassero diversi Fratelli e soprattutto il rappresentante della loggia Progresso di Torino Antonio Mordini >>[5].
<< Ho trovato l’Ordine massonico per molti lati in condizioni di atonia penosa, le Logge per la maggior parte riunite di rado, alcune dormienti per cattiva amministrazione, più sovente per mala direzione e a causa di un proselitismo senza discernimento, oberate da debiti ed ingombre di fratelli inutili e di iniziati indegni>>. I rimedi che proponeva erano i seguenti: << La Loggia sia scevra da ogni elemento poco stimabile, che le sue finanze siano floride. Nel caso di una Loggia nuova sarà facile scegliere poche persone veramente rispettabili per i loro sentimenti umanitari, per l’istruzione, ma soprattutto per specchiata onestà >>.
Lo stesso Chambion nel 1868, già Venerabile della loggia Concordia, nello scrivere a Frapolli si lamentava:<< Noi siamo divorati da una malattia di languore che potrebbe diventare anche mortale se si prolunga, tutto ciò che posso promettervi nella mia qualità di proto- archiatra della compagnia è sì non risparmiarmi. >>.In luglio dopo aver depositato il maglietto nelle mani del suo successore: << Non voglio che mi prendiate come uccello del malaugurio, per la Massoneria italiana è un po’ come tutto quello che è qui, naviga in cattive acque. Tutto è stato mal costruito, cosicché non fate in tempo a tappare un buco che la barca fa acqua da un’altra parte >> .
In questa situazione penosa il Grande Oriente Italiano dovette, nella circostanza nella quale Firenze era divenuta la
Soltanto più tardi la sede di Palazzo Pazzi divenne sede della massoneria “generalista”. Chambion ebbe incarichi di levatura nazionale nel Grande Oriente d’Italia: membro effettivo nel 1864 fu nominato Grande Esperto, Gran Bibliotecario e poi Gran Cerimoniere, il che gli consentì di partecipare alla governance della massoneria nazionale fino al 1874 quando lasciò la sua Loggia e gli incarichi nazionali per ragioni di salute. Scriveva ai Fratelli nella lettera di dimissioni: << Spero che i miei Fratelli mi rendano la giustizia d’essere ben persuasi che fin dalla fondazione di questa rispettabile Loggia (Concordia) sono sempre stato un Massone scrupoloso nell’adempimento dei doveri che c’impone la nostra istituzione. Eglino possono essere bene persuasi che d’ora innanzi nel mondo profano continuerò e colle azioni e colla parola a propagare le nostre salutari dottrine >>[13].
Consigliere comunale di Sesto Fiorentino dal 1865 al 1869 promosse in loco , lavori pubblici, servizi sanitari per gli
di Guglielmo Adilardi (saggista)
[1] Il Fondo Chambion (1886-1986). A cura di Sara Pollastri e Laura Lici. Stampa Nazionale di Firenze, 1986. Enrico Chambion. Vicende storiche di un personaggio dell’Ottocento e del suo lascito al Comune di Sesto Fiorentino. A cura di Sara Pollastri con una prefazione di Sergio Goretti: Cultura , laicità e politica di Enrico Chambion. Aska Edizioni. Firenze,2014.
[2] Aldo A. Mola, Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni. Bompiani, Milano 1976.
[3] Gildo Valeggia, Storia della Loggia massonica fiorentina Concordia (1861-1911). Anastatica, Arnoldo Forni ED. Bologna,1982 Tale storico, che investigò gli archivi prima dello scempio del fascismo ipotizzò una continuazione di lavori latomici di questa Loggia anche sotto la Restaurazione leopoldina (1849-59). << Il 15 aprile del 1861 i fondatori della Concordia furono: Raffaele Ascoli, Alessandro Vais, Leone Provenzal, del Supremo Capitolo all’Oriente di Livorno, dott. Pasquale Pierazzoli, Icilio Provenzal, Neri Fortini, dott. Emilio Chambion, dott. Ettore Perozzi, avv. Vittorio De Rossi, ing. M. Conti, Valeriano Carmecchia, tutti fratelli dell’una o dell’altra Loggia che furono quindi i primi fondatori della Concordia >>
[4] Il congresso di pace per la Crimea si riunì a Parigi dal 25 febbraio al 16 aprile 1856 e stabilì le clausole per l’autonomia di Moldavia e Valacchia che, liberate dal protettorato russo rimanevano formalmente nell’Impero Ottomano al quale venne anche assicurata l’integrità territoriale . Il trattato che ne scaturì dispose la smilitarizzazione del Mar Nero e la cessione da parte della Russia della zona della foce del Danubio a favore della Moldavia. Durante il congresso il Primo ministro del Regno di Sardegna , Cavour , ottenne che per la prima volta in una sede internazionale si ponesse la questione italiana , avviando quel processo che porterà alla Seconda guerra d’Indipendenza.
[5] Luigi Polo Friz, La Massoneria italiana nel decennio post Unitario. Franco Angeli –Storia – Milano, 1998.
[6] Agostino Depretis (1813-1887) Fin da adolescente discepolo di Mazzini e affiliato alla Giovine Italia, prese parte attiva ai moti mazziniani, tanto da rischiare la cattura da parte degli Austriaci in occasione di un tentativo di far pervenire armi agli insorti di Milano. Eletto deputato nel 1848, aderì al gruppo della Sinistra Storica e fondò il giornale Il Diritto, ma non rivestì cariche ufficiali fino a quando fu nominato governatore di Brescia nel 1859. Nel 1860 si recò in missione in Sicilia per cercare di mediare fra le posizioni di Cavour, che spingeva per l’immediata annessione dell’isola al Regno d’Italia, e quella di Garibaldi, che invece voleva rimandare il plebiscito di ratifica fino a dopo la progettata liberazione di Napoli e Roma. Pur riuscendo a farsi nominare da Garibaldi dittatore pro-tempore della Sicilia, non riuscì tuttavia a concludere l’ accordo. Dopo aver accettato il dicastero dei Lavori Pubblici nel Governo Rattazzi I del 1862, fece ancora da intermediario con Garibaldi nell’organizzazione della disastrosa spedizione di Aspromonte. Quattro anni più tardi, allo scoppio delle ostilità con l’Austria, entrò nel Governo Ricasoli I come Ministro della Marina. Nel 1873, alla morte di Rattazzi, Depretis, ormai capo della Sinistra, preparò l’avvento al potere del suo partito, che avvenne nel 1876 quando fu chiamato a formare il primo governo di sinistra del nuovo Regno d’Italia. Durante questo governo fu varata la Legge Coppino (1877), che rendeva gratuita e obbligatoria la scuola elementare.
[7] Nacque a Gorofai – ora rione di Bitti ma fino al 1881 paese a sé stante – nel 1808, figlio di Giorgio e di Rosalia Demurtas. Rimasto orfano di padre, fu mantenuto agli studi dal canonico Melchiorre Dore, suo zio. Laureatosi in giurisprudenza pur avendo da giovanissimo abbracciato la vita ecclesiastica per volontà dello zio. Divenne canonico penitenziere di Nuoro, dove insegnò appunto teologia morale. La vivacità dell’ingegno lo spinse a condurre una vita piena e movimentata, mentre emergevano le sue tendenze democratiche e repubblicane. Si presentò candidato alla I legislatura, ma la sua elezione fu annullata per incompatibilità con la carica di canonico. Svestito l’abito talare nel 1849 per seguire questa sua passione politica, divenne uomo di punta della rappresentanza sarda del parlamento subalpino e della Camera del Regno d’Italia per ben 27 anni, schierato nelle file della sinistra. Iscritto alla Loggia Universo di Firenze.
[8] Aderì alla Giovine Italia, combatté a Napoli nel maggio 1848 e quindi insieme a Garibaldi durante la Repubblica Romana nel 1849. Dopo la caduta di Roma si rifugiò in Piemonte, dove organizzò la fallita spedizione di Sapri con Carlo Pisacane nel 1857. Nicotera, gravemente ferito e arrestato, fu portato in catene a Salerno, dove venne processato e condannato a morte. La pena fu tramutata in ergastolo solo per l’intervento del governo inglese che guardava con crescente preoccupazione la furia repressiva di Ferdinando II. Prigioniero a Favignan, fu liberato nel 1860 per l’intervento di Garibaldi. Inviato per conto di questi in Toscana, formò un corpo di volontari per tentare di invadere lo Stato Pontificio, tuttavia esso fu costretto al disarmo e allo scioglimento da Ricasoli e Cavour. Nel 1862 fu al fianco di Garibaldi sull’Aspromonte e quindi, nel 1866, a capo di un corpo di volontari contro l’Austria, il 6° reggimento volontari. L’anno seguente entrò in territorio pontificio da sud ma la sconfitta di Garibaldi a Mentana pose fine all’operazione. Fin dal 1860 aveva anche intrapreso un’attività politica, nei primi dieci anni della quale fu su posizioni di estrema opposizione; dal 1870 iniziò tuttavia ad appoggiare le riforme militari di Ricotti-Magnani.Con l’arrivo al governo della Sinistra Storica, nel 1876, divenne ministro dell’Interno nel primo governo Depretis, incarico che esercitò con particolare fermezza. Fu costretto alle dimissioni nel dicembre 1877; formò quindi la “pentarchia”, con Crispi, Cairoli, Zanardelli, e Baccarini, in opposizione a Depretis.
[9] Pianigiani Luigi, conte, Roma (1810-1890). Confaloniere di Spoleto nel 1847 chiese a Pio IX la concessione della Costituzione. Partecipò alla prima guerra d’Indipendenza nel 1848, nell’anno successivo fu membro della Costituente Romana , votò la decadenza del papato e la costituzione della Repubblica. Caduta questa esulò in Francia. Fu amico del Mazzini, di Garibaldi e del Mazzoni di Prato condividendone l’esilio in Parigi.Iniziato nel 1867 alla Loggia Universo con Roma liberata(1870) ne fu il primo sindaco. Eletto deputato nel 1865 fece sempre parte della Sinistra storica.
[10] Riccardo Sineo ( 1805-1876).Prese parte attiva ai moti del 1821 , poi si laureò in giurisprudenza all’ateneo torinese e fu eletto membro del consiglio comunale di Torino. Nel 1848 ebbe l’incarico con altri, fra cui Balbo e Cavour, di redigere una nuova legge elettorale. Eletto deputato a Saluzzo portò alla Camera le nuove istanze liberali. Fece parte di vari ministeri e si oppose a Cavour per la spedizione in Crimea. Infine fu senatore nel 1873.
[11] Nato da una famiglia borghese di Milano, si laureò in giurisprudenza all’Università di Pavia, come alunno del Collegio Ghisleri, entrando a far parte dell’universo politico appena terminati gli studi, aderendo alla corrente di pensiero della sinistra storica. Appena ventottenne, venne eletto sindaco dalla cittadinanza di Corbetta ove il Mussi aveva preso residenza stabile con la propria famiglia (nella stessa villa che poi, attraverso sua nipote Carlotta Borsani, passerà allo scrittore Carlo Dossi), rimanendo in carica dal 1864 al 1868 e venendo nuovamente rieletto a tale carica dal 1879 sino al 1886. Dopo essere entrato in stretti rapporti con Francesco Crispi e Giuseppe Zanardelli, venne nominato deputato nel partito radicale e nel 1892 venne nominato Vice-Presidente della Camera dei Deputati del Regno d’Italia, rimanendo in carica sino al 1894, sotto la presidenza di camera dello stesso Zanardelli, nella XVIII Legislatura. Il 18 dicembre 1899 venne eletto Sindaco di Milano, rimanendo in carica sino al 16 dicembre 1903. Il 21 novembre 1901 venne nominato senatore del Regno d’Italia. Divenne primo Presidente, a Milano, dell’A.N.C.I. (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
[12] Ettore de Sonnaz (1787- 1867) generale sabaudo La prima espressione della sua attitudine militare si ebbe – dopo le Cinque giornate di Milano e la fuga del maresciallo Josef Radetzky in direzione del Quadrilatero – già all’inizio della prima guerra d’indipendenza, allorché si dice avesse suggerito un audace piano d’azione in occasione del Consiglio di Guerra del 4 aprile 1848, in totale contrasto con la prudenza che ispirava invece le mosse dello Stato Maggiore piemontese. La sua idea era cioè di «avanzare lungo il PO, aggirare la fortezza di Mantova, penetrare nel Veneto, collegandosi coi pontifici e facendo di Venezia la propria base di operazioni».Militare di carriera, fu nominato luogotenente nel 1813 e capitano nel 1814 (nell’esercito napoleonico). Nell’esercito sabaudo fu creato maggiore (1821), luogotenente colonnello (1828), colonello (1831), maggiore generale (1834) e luogotenente generale dal 1842 al 1848. Nella prima guerra d ‘indipendenza fu Governatore e comandante generale della Divisione militare di Novara dal 9 febbraio 1848 al 19 agosto 1848. Fu Ministro della guerra e della marina dal 16 dicembre 1848 al 2 febbraio 1849 e fece parte sia della deputazione per recare al sovrano la risposta al discorso della Corona nel 1849 sia di quella per ricevere a Genova la salma del re Carlo Alberto, sempre nel 1849. Nominato Commissario straordinario per la Savoia dal 24 febbraio 1849, fu poi membro di svariate commissioni (per l’esame della legge sul reclutamento militare dal 29 dicembre 1853, per l’esame del progetto di legge sul Codice penale militare dal 21 gennaio 1856, per l’esame del progetto di legge per il trasferimento della marina militare da Genova alla Spezia dal 26 maggio 1857, per l’esame del progetto di legge sulle servitù militari dal 7 aprile 1858). Fu anche Inviato straordinario presso l’imperatore di Russia il 24 luglio 1862.
[13] Sergio Goretti. Prefazione in: Enrico Chambion . Vicende storiche di un personaggio dell’Ottocento e del suo lascito al Comune di Sesto Fiorentino. Aska, Firenze, 2014.