Carlo IV di Lussemburgo, Imperatore ed esoterista.
Mauro Ruggiero
Quando si parla di Praga e dei suoi rapporti con la cultura esoterica viene subito in mente la figura dell’Imperatore Rodolfo II d’Asburgo, sovrano che diede alla capitale boema la fama di “città magica” per eccellenza, grazie alla protezione che accordò a esoteristi, occultisti, alchimisti, scienziati e ciarlatani che affollavano la corte durante il suo regno, prima come Re di Boemia e poi come Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1575 al 1611.
Se è vero che Rodolfo d’Asburgo contribuì enormemente alla creazione del mito della Praga esoterica, è altrettanto vero che prima di lui un altro grande sovrano aveva già, con la sua opera, legato indissolubilmente Praga alla storia dell’esoterismo occidentale: l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo (Praga 1316 – Praga 1378). Come ha detto Milan Spurek, “Nel regno di Rodolfo II si proclamava ad alta voce ciò che durante il regno di Carlo IV era meditato invece in segreto” . Carlo era figlio di Giovanni, conte di Lussemburgo e re di Boemia, e fu educato a Parigi alla corte dello zio, il re di Francia suo omonimo, terzogenito di Filippo IV “il Bello” passato alla storia per essere stato il persecutore dell’Ordine dei Cavalieri Templari, e per aver decretato la condanna a morte del loro Gran Maestro, Jacques de Molay, nel 1308. Alla morte di Giovanni, Carlo fu eletto al trono tedesco nel 1346 divenendo quindi anche Re di Boemia nel 1347 con il nome di Carlo I, e fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero, con il nome di Carlo IV, a Roma nell’anno 1355.Questi fu un sovrano illuminato che volle subito circondarsi di artisti di varie nazionalità e scelse Praga come sua residenza facendone il centro più importante del regno. Sotto l’Imperatore la città visse un periodo di forte sviluppo sia sul piano artistico e architettonico, sia su quello sociale e culturale.L’Imperatore volle abbellire la città con molte opere pubbliche come il Ponte Carlo, la Cattedrale di San Vito , molte chiese tra cui quella di Santa Maria di Týn, monasteri, etc. e fu il fondatore dell’Università che ancora oggi porta il suo nome. Proprio dalla costruzione di queste opere si evince la profonda attenzione che l’imperatore dedicava alla materia esoterica e all’astrologia in particolare.
La prima pietra della Cattedrale gotica venne posta il 21 novembre del 1344 quando il vescovado di Praga ottenne l’autonomia da Magonza e l’elevazione ad arcivescovado, pochi anni prima dell’incoronazione di Carlo a re di Boemia, sotto la direzione dell’architetto francese Matthias di Arras. Dopo la sua morte il lavoro venne proseguito dall’architetto tedesco Peter Parler e dai figli Wenzel e Johann che elevarono il coro realizzando la prima volta reticolata d’Europa. Parler modificò i progetti precedenti e applicò il principio della reciproca compenetrazione delle unità spaziali, caratteristico dell’architettura tardogotica. L’opera fu fortemente voluta da Carlo, anche se iniziata da suo padre, il quale voleva che la Cattedrale, costruita sulla base di chiese preesistenti e sui modelli francesi, divenisse luogo di incoronazione per i re boemi, e sacro scrigno per i tesori e le reliquie del regno. All’interno della Cattedrale sorge l’importante cappella di S. Venceslao, a pianta quadrata, che Carlo fece decorare con incrostazioni di pietre semipreziose lungo le pareti e sulle volte. Il motivo di questa singolare scelta decorativa, che non ha precedenti in Boemia, va ricercata nella simbologia della Gerusalemme Celeste che, secondo quanto scritto da S. Giovanni nell’Apocalisse, “Ap 21,16 La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza (…) la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali.”
“Ap 21,19 I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, “
“Ap 21,20 il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l’ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.”
La Cappella era stata destinata a ospitare la tomba del santo patrono nazionale, S. Venceslao, la cui corona che Carlo fece forgiare nel 1347 fa parte del tesoro della cattedrale. Il giorno del solstizio d’estate la Cattedrale di San Vito diventa la protagonista dello skyline praghese. All’osservatore che si trova sul Ponte Carlo, il sole, intorno alle ore 20:30, tramonta esattamente sul presbiterio della cattedrale, dove sono sepolti i re cechi e conservate le reliquie dei santi, offrendo uno spettacolo affascinante. Durante il regno di Carlo IV, fu costruita anche la chiesa di Santa Maria di Týn che sovrasta Piazza della Città Vecchia, il secondo santuario della città più importante dopo la Cattedrale di San Vito. Se si guardano bene le due torri gotiche, si può notare che quella nord è più snella della torre sud. Questa differenza non è casuale, ma frutto di una scelta ben precisa. Le due torri rappresentano infatti Adamo ed Eva dove Adamo, in quanto uomo, è simbolizzato dalla torre più grande ed Eva da quella leggermente più piccola.
La Città Nuova
Nel 1348, al fine di ingrandire Praga, Carlo fondò la Città Nuova (Nové Město) . Le mura gotiche della città si estendevano per quasi 3,5 km e il progetto includeva ventiquattro torri difensive e quattro porte di ingresso. Il quartiere fu costruito sotto la sua diretta e attenta supervisione molto probabilmente con l’aiuto dell’architetto Mathieu d’Arras, riprendendo le indicazioni di Vitruvio e su corrispondenze astronomiche volute dall’Imperatore. Per dare un’idea della precisione del disegno voluto da Carlo per la realizzazione della Città Nuova, a Praga si racconta un aneddoto riguardo alla via Nekázanka che sorge nei pressi di Piazza Venceslao e collega le vieNa příkopě e Jindřišská. Pare che questa sia stata realizzata per errore dai costruttori della città perché non presente sul disegno originale. Quando Carlo si rese conto dell’errore diede alla via il nome appunto di “Nekázanka”, parola che deriva dal verboceco “nekázal” che vuol dire “non proclamato”. Questa sorta di ossessione dell’Imperatore per la precisione della pianta della Città Nuova ha ragioni ben precise.
Carlo considerava le Terre Ceche un luogo molto particolare e anche la Città Nuova era stata disegnata, così come in piccolo la Cappella di S. Venceslao, sul modello della pianta di Gerusalemme, con misure molto precise. L’imperatore voleva con la sua opera urbanistica rappresentare l’immagine in terra della Gerusalemme Celeste biblica, ma si ispirava anche alla Gerusalemme storica, luogo importante per il Cristianesimo. Non è un caso, inoltre, che molti toponimi presenti in Boemia e vari edifici del tempo di Carlo IV facciano riferimento a città e luoghi della Terrasanta e possiedano nomi biblici come: Tabor, Emmaus, Betlemme… Il piano della città nuova si ispirava alla visione di San Giovanni nell’Apocalisse della Gerusalemme Celeste e la città fu costruita secondo precise corrispondenze numerologiche e astrologiche. In essa furono eretti edifici dal forte simbolismo e le misure stesse della città furono tratte da quelle della città storica di Gerusalemme. Carlo Costruì la città in seguito ad accurati studi e nel rispetto della nota norma ermetica che recita “quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius…” e anche la posizione di edifici e piazze non era casuale. A mo’ di protezione magica della città, l’Imperatore fece costruire cinque chiese a distanze regolari in modo da creare una croce, visibile dall’alto. Queste chiese sono La Chiesa della Vergine Maria Na Slovanech (Emmaus) vicino a Piazza Carlo IV nel distretto di Praga 2 ; La Chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Carlo Magno nel punto più alto della Città Nuova, su una collina che si estendeva di fronte a Vyšehrad e che per questo fu chiamata Karlov ; La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, oggi nel complesso dell’Ospedale Universitario di Praga 2 ; La Chiesa di Sant’Apollinare situata sulla collina di Větrov, Sant’Apollinare fu il primo vescovo di Ravenna. Questa chiesa praghese a lui consacrata forma un legame spirituale con Ravenna, che nel V secolo fu l’ultima sede degli imperatori romani, e La Chiesa dell’Annunciazione della Vergine Maria Na trávníčku un edificio è caratterizzato dalla disposizione a quadrato e dalla torre più pendente di Praga.
Carlo si avvicinò alla cultura esoterica nel corso del suo periodo di formazione in Francia e da lì la portò in Boemia. Proprio in Francià, ancora tredicenne, sperimentò lo stato di estasi religiosa ascoltando un sermone dello scolastico Pierre de Rosieres, il futuro Papa Clemente VI e suo futuro amico e alleato. Pare che quando i due si incontrarono per la prima volta, il religioso gli disse che un giorno sarebbe diventato un grande imperatore, Carlo gli rispose che però lui sarebbe diventato Papa prima. Nel regno di Boemia, sotto la casata di Lussemburgo, lo studio dell’astrologia entrò a far parte della materia di studio universitario. A Praga l’astrologia veniva studiata sia presso la Facoltà delle Arti in termini di astronomia, sia presso quella di Medicina. Carlo considerava l’astrologia parte integrante della sua vita. Non intraprendeva nessuna cosa importante senza aver prima consultato gli oroscopi e le date con l’ora esatta per l’inizio della costruzione di opere pubbliche, erano altrettanto ricavate da calcoli di tipo astrologico. Carlo nacque nel Castello di Praga il 14.05.1316 alle 5 del mattino. Secondo l’architetto Nicola Iannelli, che trasforma la data di nascita dell’Imperatore dal calendario giuliano a quella dell’attuale gregoriano, dal punto di vista astrologico Carlo IV sarebbe nato sotto il segno dei Gemelli, e questa costellazione avrebbe influenzato il suo pensiero e le sue opere, non ultima la progettazione della Città Nuova. La posa della prima pietra che diede inizio ai lavori di costruzione della Città Nuova avvenne il giorno 26 marzo 1348, le mura della nuova città, secondo Iannelli, ebbero inizio a Vyšehrad, per procedere secondo un disegno che segue il profilo della costellazione natia del re, i Gemelli. L’autore sostiene che seguendo le indicazioni di Vitruvio e il profilo della costellazione dei Gemelli, Carlo modella il piano della Città Nuova, in cui le nuove costruzioni da lui realizzate si inserirebbero perfettamente nel disegno tracciato dalle stelle di questa costellazione. Tra i vari esempi che fornisce c’è quello della corrispondenza tra la testa dei Gemelli, rappresentata dalla stella Castore e simboleggiante la sapienza con la posizione a Praga della Chiesa di S. Enrico e Cunegonda (a partire dal 1350), la parrocchiale principale della Città Nuova, fatta costruire da Carlo che vi istituì la scuola più importante della città, uno tra i migliori istituti di istruzione in Boemia insieme all’università Carolina. L’altra stella della testa dei Gemelli, Polluce, rappresenterebbe invece la fede, e in questo punto corrispondente Carlo vi fondò il Monastero dei Benedettini di rito ambrosiano, chiamati appositamente a Praga dal re.Pur non potendo provare, a nostro avviso, tale teoria della corrispondenza esatta della costellazione dei gemelli con gli edifici cittadini con estrema certezza, essa resta comunque affascinante e verosimile visti gli interessi dell’Imperatore.
L’Università di Praga
Sotto Carlo IV si ebbe uno straordinario periodo di tolleranza politica e ideologica e, come è stato detto, egli ritenne fondamentale nel regno lo sviluppo e la prosperazione delle arti e del sapere in generale. L’Università di Praga (che ancora oggi porta il suo nome) fu fondata il 7 aprile del 1348 e fu la prima università dell’Europa Centrale, anche il giorno di posa della prima pietra dell’opera non fu casuale, ma scelto in base alle congiunzioni astrali suggeritegli dagli astrologi di corte. È interessante segnalare che per la fondazione dell’Università, Carlo prese come modello tutta la documentazione di fondazione e la bolla stessa che era stata usata per la fondazione delle università di Napoli e di Salerno. Presso l’Università di Praga insegnavano importanti astronomi tra cui il Maestro Havel di Strahov (Gallus de Monte Sion), medico e astrologo di corte che avrebbe fatto delle importanti profezie relative a varie alluvioni a Praga indicandone l’anno preciso e quella relativa all’incendio di Mala Strana, motivo per cui Carlo IV che in un primo momento aveva proposto la fondazione della Città Nuova sulla riva sinistra della Moldava, cambiò idea orientando il piano sull’altro lato del fiume. Un altro professore venuto ad insegnare presso la nuova università fu il domenicano Giovanni di Dambach, teologo vicino al misticismo cristiano, al confine tra ortodossia ed eresia. Dambach riconosceva l’insegnamento di Eckhart von Hochheim,Maestro Eccardo, che fu scomunicato dal papa Giovanni XXII nel 1329.
Il Ponte Carlo
L’opera pubblica che più delle altre testimonia l’interesse per l’astrologia e l’esoterismo di Carlo IV è certamente quella che ancora oggi caratterizza la città di Praga e di questa è una dei simboli più conosciuti: Il Ponte di pietra, o Ponte Carlo. Un ponte di legno sulla Vltava esisteva già dal 795 e venne sostituito nel 1170 con un ponte fatto di pietra leggermente più spostato verso sud che fu chiamato “Ponte di Giuditta”. Questo fu danneggiato durante l’inondazione del 1342 e la sua riparazione fu impossibile. Per questo motivo, il 9 luglio 1357 Carlo IV fece una solenne cerimonia di consacrazione per la costruzione di un nuovo ponte la cui prima pietra fu posta appena dopo l’alba, alle 5:31 del 9 luglio 1357 in corrispondenze astrologiche molto precise sia per quanto riguarda il giorno sia per quanto riguarda l’ora. Il ponte venne concluso nel 1402. Come detto, il ponte fu costruito nel rispetto di favorevoli condizioni astrologiche e numerologiche. dando uno sguardo all’ora e alla data di fondazione viene fuori un particolare interessante. I numeri in successione danno origine a una serie numerica considerata magica: 135797531 un numero che, come si vede, è palindromo. Una specie di protezione magica dell’opera perché possa durare in eterno.
Il 9 luglio del 1357 era domenica, giorno del sole, con la luna calante precisamente all’ultimo quarto. I pianeti le ore e minuti erano sotto l’influenza quindi del sole, elemento astrologico particolarmente importante per Carlo IV. Anche la scelta dell’ascendente, quello del leone, al momento della posa della prima pietra, deposta dall’Imperatore stesso, non fu casuale. In questo giorno, inoltre, si verificava una congiunzione del sole con il pianeta saturno. Quest’ultimo, considerato nefasto, era in questo momento dominato e soggiogato dal sole e dalla sua energia vitale. Segno di sicura buona sorte. Inoltre, le 5:31 era anche l’ora della nascita di Carlo IV e anche per questo motivo fu scelta dagli astrologi come quella di inizio di costruzione di questa opera, tra le più ardite nel suo genere di tutto il Medioevo. Carlo fece aggiungere alla malta necessaria alla costruzione dell’opera migliaia di uova, sia per, a suo avviso, rinforzarne la struttura, e sia perché l’uovo era un simbolo alchemico molto importante e ricco di significati. Il ponte non venne costruito esattamente al posto del vecchio ponte di Giuditta, ma leggermente più a sud in modo tale che nel giorno del solstizio d’estate il sole, visto dalla porta della Torre della città vecchia, tramonti esattamente, come abbiamo visto, sulla cattedrale di San Vito.
La Torre del Ponte Carlo, sul lato della Città Vecchia.
Appena prima che il Ponte Carlo abbia inizio, sul lato della Città Vecchia, venne costruita una Torre che fa da porta al Ponte e alla Città ed è tra le più belle porte gotiche al mondo. Anche questa fu un progetto dell’architetto Petr Parléř e sotto la guida dello scultore e costruttore Michael Savoyen, genero dell’architetto. Questa torre ha una funzione simbolica importante perché tappa obbligata per i re che percorrevano a piedi la “Via Regia”, percorso estremamente esoterico e ricco di simboli che questi dovevano percorrere per essere incoronati. Durante alcuni lavori di restauro dell’edificio effettuati tra gli anni ’50 e ’70 sotto il tetto vennero scoperte due scritte misteriose senza alcuno spazio tra le parole e palindrome.Queste recitano:
Signate, signate, mere me tangis et angis; (Tieni a mente che se mi macchi con il tuo tocco verrai strangolato)
Roma, tibi subito motibus ibit amor (Roma, a te verrà sacrificato l’amore con degli sconvolgimenti).
Queste frasi, che apparentemente non hanno molto senso, erano delle vere e proprie formule magiche che dovevano scongiurare le forze del male e sono simili a formule del genere frequenti sugli edifici medioevali come, ad esempio il SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS.
La torre è alta circa 47 metri, l’altezza del tetto con il ballatoio è di circa 18 metri. Questa venne costruita sia per essere la più bella d’Europa nel suo genere, sia, come abbiamo visto, per essere un edificio “magico”; una vera e propria “pietra parlante”, ricca di simboli cifrati e significati nascosti decifrabili solo da chi possedeva le chiavi del codice.
Sulla facciata orientale che da sulla Città Vecchia, sul lato sinistro troviamo un leone con in bocca una zampa di agnello, mentre, a destra, c’è un’aquila che ha catturato una lepre. Nel mezzo c’è una corona. È possibile che si tratti di una allegoria che rappresenta la posizione delle costellazioni la notte del 14 maggio 1316, data di nascita del sovrano, quando “la costellazione dell’aquila cresce, quella del leone declina e quella della corona boreale è al suo massimo” (Iannelli N,). Ma l’edificio è ricco di altri simboli e allegorie che attendono di essere interpretati.
La passione per le reliquie
Altra passione dell’Imperatore, cristiano e vicino al misticismo di questa religione, come è stato accennato, erano le reliquie religiose. Carlo ne possedeva una ingente collezione tra cui c’erano: parte degli scritti di San Marco Evangelista, di cui entrò in possesso ad Aquileia nel (in realtà un vangelo databile al sec. 6° secolo, ma all’epoca ritenuto scritto personalmente da S. Marco ); la testa di San Luca (o presunta tale); una parte della vera croce; spine della corona di Cristo, ma soprattutto una che nel corso della storia futura d’Europa farà molto parlare di sé: la lancia di Longino, o “Lancia Sacra”. Questa importante reliquia che, secondo la tradizione, era stata la lancia che aveva trafitto il costato di Cristo durante la crocifissione, arrivò nelle mani dell’imperatore nel corse del XIV secolo e rimase a Praga fino al 1424, anno in cui l’Imperatore Sigismondo la portò da Praga a Norimberga. Carlo si appropriò della Lancia che era custodita presso un monastero cistercense del Tirolo, intorno al 1350 nel corso di un suo viaggio in Italia. La passione per le reliquie dell’Imperatore deriva dalla sua convinzione che queste fossero estremamente importanti perché alla fine dei tempi, i Santi sarebbero venute a reclamarle. Al fine di conservarle in un posto degno fece costruire un castello nei pressi di Praga, Karlštejn, dove la Lancia, insieme ad altre reliquie, era custodita in una camera segreta con pareti spesse diversi metri, dietro l’altare maggiore della Cappella principale. Carlo fece ricoprire la lancia con una placca dorata con la scritta: Lancea et clavus Domini, che fu posta su quella d’argento che Enrico III fece mettere sul ferro originale. Il castello di Karlštejn fu costruito negli anni 1348-1357, e custodiva, oltre alle reliquie, anche altri inestimabili tesori del regno di Boemia. Dal punto di vista architettonico esso si discosta dallo schema consueto della fortezza tedesca per l’importanza centrale attribuita alle due grandi torri, che ospitavano essenzialmente ambienti e che, secondo alcuni, rappresentavano in terra le stelle Castor e Pollux della costellazione dei Gemelli.
Il Sovrano possedeva anche ricche biblioteche che dalla scelta dei libri rivelavano gli interessi del re. Tra i libri più importante si segnalano: un evangeliario carolingio dell’870 ca., con legatura realizzata utilizzando un dittico del sec. V; il Libro delle stelle e delle costellazioni di al-Ṣūfī, della metà del sec. XIV, realizzato a Venezia o Padova; codici di grande pregio, quali la Raccolta astronomica dei re di Boemia completata nel 1334; un manoscritto contenente la leggenda e l’officio di s. Eligio poi donato dall’imperatore al re di Francia e molti altri. Nel 1331 Carlo fu Vicario imperiale in Italia (1331) e nel corso degli anni ’30 e ’40 del XIV sec. dovette difendere più volte i suoi possessi nel Veneto e nel Friuli. Lo troviamo in Italia, ad esempio, nel 1368 nel vano sforzo di dar pace alla penisola esercitando una politica “di equilibrio”, che però non diede i suoi frutti.
Il Sovrano ebbe contatti anche con Francesco Petrarca , che si recò a Praga nell’estate del 1356 in missione per conto dei Visconti, e vi rimase per circa tre settimane. Petrarca scrisse riferendosi a Praga: “Ego vero nichil barbarum minus, nichil humanum magis profiteor me vidisse quam Cesarem et aliquot circa eum summos viros, […] mites et affabiles, etiam si Athenis athicis nati essent” (Familares XXI, 1), cioè: “Confesso di non aver mai veduto niente di meno barbaro, niente di più civile di Cesare e di alcuni di quei sommi uomini intorno a lui, […] cortesi e affabili come se fossero nati in Atene attica”. Nel corso della sua visita, il poeta fu nominato da Carlo: Conte Palatino. Petrarca tenne una corrispondenza epistolare con l’imperatore perché vedeva in questi il sovrano ideale e designato erede di Augusto, che avrebbe potuto essere l’artefice di un rinnovamento restauratore della gloria che in passato ebbe Roma.E difatti, nella corrispondenza epistolare, che copre il periodo che va dal 1351 al 1361, (l’ultima lettera ha però la data: 11 dicembre 1365) Petrarca esorta Carlo a mettere ordine nella sfera politica italiana.
A 700 anni dalla nascita, la figura di Carlo IV di Lussemburgo non smette di stupire e appassionare gli studiosi impegnati ad analizzare la sua figura storica e la sua complessa e ricca personalità. Uomo dotato di immenso carisma e grande cultura, Carlo IV si servì del sapere rivelato, ma non esitò a percorrere anche le vie meno note di quello esoterico, perché la sua città e il suo regno divenissero la realizzazione di quel modello di Stato ideale teorizzato dai filosofi e dai sapienti di ogni tempo e luogo. Un sovrano illuminato la cui opera ne decanta le gesta ancora oggi.
Il presente articolo di Mauro Ruggiero è stato pubblicato in versione ridotta anche sul periodico Progetto Repubblica Ceca, 2016.