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Il Galateo del lettore, di Dino Provenzal

Curiosando tra vecchi libri e impolverate riviste che ho recentemente riesumato dalle “segrete” inaccessibili dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, mi sono imbattutto in un delizioso articoletto scritto nel 1932 e pubblicato sulla rivista bibliografica: L’Italia che scrive. Rassegna per coloro che leggono. Supplemento mensile a tutti i periodici, n. 32, anno quindicesimo, Formiggini Editore: Roma 1932.

Il breve scritto in questione si intitola ”Galateo del lettore” e porta la firma di Dino Provenzal. Lo leggo incuriosito. È molto ben scritto, in uno stile garbato, velato quà e là di sottile ironia e, per quanto un po’ datato, (da quanto si afferma sulla lettura, più che ottant’anni sembra ne siano passati duecento), lo possiamo considerare ancora di grande attualità, ad uso, almeno, di quella strana categoria di persone secondo alcuni oggi sempre più in pericolo d’estinzione: i lettori.

Ma… Provenzal… Chi era costui? Il nome non mi è nuovo, e la mia mente lo associa automaticamente con una vecchia edizione della Divina Commedia capitatami tra le mani qualche lustro fa, a cura proprio di un certo Provenzal. Difficile possa trattarsi di un omonimo,  in ogni caso interrogo la Santissima e Benedettissima Wikipedia, Patrona degli studenti e di tutti i mestieranti della penna, senza la quale, per fare il giornalista, bisognerebbe veramente sapere qualcosa.

Scrittore, pedagogo, traduttore e giornalista, Dino Provenzal nasce a Livorno nel 1877 e inizia la sua attività letteraria a circa vent’anni. Collabora con vari giornali e nel 1912 traduce le fiabe dei fratelli Grimm. Del 1916 è invece il suo Manuale del perfetto professore  (Anche questo titolo non mi è nuovo) a quanto pare una delle sue opere più famose. Nel 1938 venne colpito, come molti altri scrittori illustri e meno del tempo, dalle “leggi razziali” varate dal regime fascista a partire dal 1938. Il suo nome venne annoverato nell’”indice degli autori proibiti” e da cancellare persino nelle pubblicazioni a fumetti e nei libri per ragazzi. La sua grande colpa, quella di essere di origine ebrea. Verrà reintegrato nel suo ruolo di Preside del Liceo Severino Grattoni di Voghera solo nel 1946. Morirà a Voghera nel 1972.

Ma passiamo al testo:

Provenzal, sfogliando il Galateo di monsignor Della Casa, nota che in esso, su trenta capitoli, ve ne sono almeno nove dedicati alla conversazione e giustifica il fatto che all’epoca in cui il libro è stato scritto: “Si capisce che i fatti di cronaca non si apprendevano dal giornale e le conversazioni duravano più a lungo e il telefono non le rompeva con il suo squillo, e la radio non le impediva a fischi e a boati, quella del discorrere era una faccenda importante”.

È bene ricordare che l’autore scrive nel 1932; proviamo ad immaginare cosa avrebbe detto oggi a proposito dei fattori arrecanti disturbo alla conversazione, nell’era degli smartphone dove parlare faccia a faccia con la persona che ti siede di fronte senza essere interrotti dal proprio o altrui telefono che squilla per telefonate in arrivo, email, notifiche ecc. innumerevoli volte, è praticamente impossibile. È proprio vero che uno sviluppo tecnologico non controbilanciato da uno “sviluppo spirituale” non fa altro che imbarbarirci.

Quella in cui egli vive, continua il Provenzal, è “l’epoca della lettura”, in cui “si legge assai più di quanto non si parli, ed entrano più parole per gli occhi che per gli orecchi, e poiché tanto si legge, occorrerebbe disturbare l’ombra del monsignore mugellano per chiedergli un nuovo capitolo: Del modo che deve tenere il costumato lettore e quali maniere sconce e difformi e’ debba schivare”. Ma Provenzal sostiene che un’opera del genere sarebbe appannaggio soltanto di studiosi e grammatici, non certo della gente comune.

“Chi volesse elencare i doveri del lettore – continua Provenzal – avrebbe parecchio da fare” e quindi egli si limita solo a darne un cenno, un abbozzo augurandosi che in futuro “miglior voci” completeranno il suo proposito.

I doveri del lettore, secondo l’autore dello scritto, si potrebbero dividere in quattro specie:

Doveri verso il libro

Doveri verso il prossimo

Doveri verso gli altri lettori

Doveri verso l’autore

Doveri verso il libro

 Vengono annoverati quello, ormai abbastanza desueto vista l’ evoluzioni del prodotto libro come prodotto di consumo di massa,  di “Tagliarlo col taglierino e non con le dita”. Seguono  i doveri di: “toccarlo con mani pulite, sfiorarlo, far sì che almeno un’altra persona possa averlo come nuovo dopo di noi: e chiederlo in prestito solo quando sia necessario, quando non abbiamo modo di procurarcelo (o di scaricarlo da internet ndr.), non chiederlo in regalo mai né agli amici, perché sarebbe proprio come dire che vale quanto una sigaretta , l’unica cosa che può domandarsi senza rossore, e meno di una tazza di caffè che nessuno chiede e anzi tanti si ribellano e protestano e sbuffano e sgomitano quando un altro vuole offrirla per complimento”.

E ancora “Se poi il libro è donato, accoglierlo con festa; se è prestato, restituirlo come si restituisce il danaro, onestamente, puntualmente, scrupolosamente”

Doveri verso il prossimo.

“Non tenere un libro di una biblioteca pubblica ventiquattr’ore più del tempo che ti occorre, ricordati che su quel libro tutti hanno lo stesso diritto tuo. Se leggi in treno ed hai più di un giornale, offrine uno al vicino, ma con naturalezza, senza l’aria di chi fa un gran regalo: e offri sempre quello che non hai ancora letto, per non far come chi desse ad altri i resti della propria colazione”.

“Non raccontare la trama del romanzo che hai letto”

“Non leggere mai, nemmeno al più intimo  e paziente amico, i tuoi manoscritti”

“Non leggere ad alta voce i libri di altri se non sei sicuro di essere un buon lettore”.

Doveri verso gli altri lettori.

“Se uno legge vicino a te non rivolgergli la parola per nessunissima ragione.

Non domandare a un lettore «Scusi cosa legge?» e se lui spontaneamente confessa, non parlare con disprezzo del suo libro e neppure fa’ subito sapere d’averlo già letto e nemmeno di’ con aria stupita «un autore che non ho mai sentito nominare». Son tutti discorsi , che possono, per ragioni diverse, produrre dispiacere. Ma soprattutto non mostrar di aver scoperto in quel libro sensi profondi nascosti e non raccontarne il contenuto a chi ha il diritto di leggere dalla prima all’ultima riga da sè.  Non ti sporgere dietro le spalle di chi legge come invitandoti da te a dividere il pasto intellettuale. Se hai la disgrazia di compitare o borbottare o mugolare quando leggi, leggi a casa tua: non mettere piede né in biblioteche né in gabinetti di lettura”.

 Doveri verso l’autore

“Pensa sempre che il libro più modesto è costato all’autore fatiche, preoccupazioni, dolori: e qualche volta, se tu lo giudichi male, non sei solo: forse l’autore stesso, rileggendo il proprio lavoro, è rimasto deluso. Dunque…dunque trattalo con rispetto.

Leggi, sì, nei ritagli di tempo, ma non leggere soltanto nei ritagli di tempo. e di un libro guarda – e ricorda sempre- il nome dell’autore. E non cominciar la lettura dall’ultima pagina o dalla metà del volume e non leggere a sbalzi. Sarebbe come ascoltare, di una conversazione,  una parola sì e venti no; anzi sarebbe peggio, perché di conversazioni ne sopportiamo tutti più di quanto vorremmo, mentre il libro nessuno te lo ficca in tasca per forza e se lo prendi devi trattarlo come un ospite, non come un intruso, come un compagno cercato, non come un attaccabottoni non potuto evitare.

Non parlar di libri dei quali hai letto soltanto le recensioni. Se devi parlar bene di un libro puoi anche non aspettare d’averlo finito, ma non dirne male prima d’aver letto l’ultima pagina. Se hai voglia di demolire un autore, non ti basti d’aver letto un suo libro: leggine almeno un altro, perché può essere che il primo sia un’opera giovanile, o comechessia, un lavoro non bene riuscito. Se un libro ti è piaciuto acquistane subito un altro dello stesso autore. Se ti è piaciuto un libro avuto in prestito (da una libreria circolante, da una pubblica biblioteca, da un amico), comprane subito una copia: altrimenti ruberesti la percentuale legittima dell’autore che ammiri, ami, ma non paghi.

Questi che ho indicati sono i doveri più semplici, più elementari: altri ce ne sono più delicati e più degni di chi vuol essere, anche come lettore, un gentiluomo. Se fossero compiti sempre, gli autori sentirebbero uno stimolo più forte ad adempiere i doveri loro: prima fra tutti quello di offrire al pubblico della roba leggibile”.

È incredibile quante belle scoperte riservino i libri dimenticati.

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